Renato Serraistantanea due: ecco in sei ore di pc cosa è emerso. è una vera anteprima.

La recensione di Renato Serra alla monografia su Herbert Spencer curata dallo studioso di pedagogia Aurelio Stoppoloni, esce sulla Romagna (anno VI, serie III, fasc.2, pp.114-115) nel febbraio 1909. Siglata in calce dalle iniziali di Serra, è questa l’unica attestazione dello scritto, di cui si riproduce senza alterazione il testo, indicando in apparato le poche correzioni agli errori di stampa. Di seguito al nome dell’autore e al titolo del volume recensito si leggeva, fra parentesi tonde, la seguente indicazione bibliografica: “Biblioteca Pedagogica dei «Diritti della Scuola» Serie II, N. 6”.

In realtà, la nota sul libro di Stoppoloni, che documenta il prolungarsi dell’interesse di Serra per il “sistema spenceriano”, si inseriva, come unico segmento filosofico, seguito solo a distanza di alcuni mesi dal Croce di Prezzolini, in uno dei periodi di lavoro più densi e continui nella curva della scrittura serriana. Da una lettera a Luigi Ambrosini datata dicembre 1908 si ricava una testimonianza utile a descrivere la vitalità della produzione serriana proprio nei mesi anteriori al febbraio 1909, durante i quali si colloca la probabile stesura del breve articolo. “Ho bisogno di far qualcosa”, scrive Serra, “vedrai nel Gennaio della Romagna uno studio mio su Beltramelli, finito (messo insieme: non finito) quasi negli ultimi giorni: e un gruppo di recensioni R.S. Roba da Romagna: anche due righe su Ringhi Tinghi. Mia la pagina sulla Canzone del Carroccio ”.

Negli ultimi giorni dell’anno, riguadagnata una forte carica progettuale dopo l’esperienza di “angoscia”, “pianto” e “orrore” per la morte della sorella, descritta proprio all’inizio della lettera citata, Serra pensava di pubblicare a getto continuo sulle pagine della Romagna “articoli e recensioni”, in modo da ritrovarsi con “un mucchio di estratti da presentare nell’autunno, quando si metterà a concorso l’italiano per la scuola normale”. Oltre ad alcuni progetti lasciati aperti, ancora scomposti in “tentativi, slanci presi da tre, quattro, dieci punti differenti”, come il “gran fascio di appunti” su Guglielmo Ferrero, da cui più avanti deriverà lo scritto Intorno alla “Grandezza e decadenza di Roma”, e l’idea, poi realizzata solo in parte, di scrivere “una serie di medaglioni romagnoli”, c’erano anche un gruppo di articoli già conclusi e consegnati alla Romagna, che segnavano l’inizio dell’anno di collaborazione più assidua alla rivista, quello, per non citare che i titoli più conosciuti, del Pascoli, che cominciava ad uscire proprio sul fascicolo 2, e della carducciana Melica e lirica del Settecento. Gli articoli usciti in parallelo allo Stoppoloni furono, nel numero precedente, del gennaio, il già citato studio su Beltramelli e la nota critico-bibliografica sulla Canzone del Carroccio di Pascoli, mentre nello stesso fascicolo di febbraio apparvero quelle al Ringhi Tinghi dell’amico Ambrosini e alle Opere poetiche di N. Machiavelli.

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