Abbastanza una merda, se devo dire.
Comunque mi sembra d’aver capito che negli Stati Uniti stanno messi pure peggio. Almeno a giudicare da Bowling for Columbine.
Sì, perché il film diretto da Michael Moore (che mi sento di consigliare caldamente a tutti quanti) non è molto diverso nel tono e nello stile da certi servizi a cui ci aveva abituato Report.
L’ho sparata grossa? Certo, ma solo per tenere a freno l’entusiasmo del giorno dopo, quando i post sono sempre pieni di superlativi e hai voglia di dire subito "film dell’anno, non si discute".
Però Bowling for Columbine si candida davvero tra i film dell’anno, almeno per quel che mi riguarda. L’inchiesta condotta in maniera implacabile (la crudeltà perpetrata ai danni di Charlton Heston che si allontana camminando a fatica, in una dolorosa sequenza interminabile e muta), con momenti davvero divertenti (la faccia di Matt Stone di South Park mentre chiacchiera al bar), surreali (il climax di amanti dei fucili, fino ad arrivare a quello cieco) e, ammettiamolo, demagogici (come all’uscita suggeriva Ugo: qui niente link, sorprese più avanti), si rivela un "racconto" irresistibile. E infatti la sala rideva, commentava, partecipava neanche fosse Matrix.
Guarda te com’è avvincente l’intelligenza a volte.
Il disperato bisogno di sicurezza creato dal clima di allarme e tensione continua è qualcosa che ben conosciamo anche dalle parti di casa nostra, e fra gli altri già Luther Blissett, con "Nemici dello Stato" (pubblicato da DeriveApprodi qualche anno fa e ora scaricabile qui) aveva illustrato il meccanismo applicandolo agli ultimi decenni della storia italiana.
Menzione d’onore, infine, alla colonna sonora: sigla di testa con Teenage Fanclub, finalone addirittura con Joey Ramone; mentre le musiche originali, composte da Jeff Gibb (anche fra i produttori), sono utilizzate spesso in maniera straniante e contribuiscono ad un complessivo effetto comico.
Commenti
Posta un commento