And the radio plays
Ha inaugurato sabato scorso, all'oratorio di S.Maria della Vita in Via Clavature, la mostra Radio FM 1976-2006. Trent'anni di libertà d'antenna, dedicata all'anniversario della nascita delle "radio libere".
Avendo avuto la fortuna di cominciare a trasmettere dalle frequenze di una di quelle storiche, Radio Città103, ero abbastanza curioso. E poi, lo sappiamo, a Bologna ogni scusa è buona per ricordare il Settantasette ogni venti minuti.
Devo dire che un affollato vernissage non era il momento migliore per farsi un'idea dell'allestimento, soprattutto perché la cosa più interessante di questa mostra sono i documenti sonori: quelli "classici" come la chiusura in diretta di Radio Alice e
di Radio GAP, ma anche più rare trasmissioni dalle radio libere del Sud, la voce di Danilo Dolci, la preistoria delle radio commerciali milanesi.
Veramente bello mi è sembrato il catalogo (non proprio economico), curato fra gli altri da Peppino Ortoleva. L'abbondante sezione storiografica evita il più possibile di scadere in nostalgie alla Arbore e Boncompagni, e getta un occhio attento al presente: per esempio, Luca Castelli firma un capitolo dedicato ai rapporti tra radio e internet, si analizzano le nuove forme di comicità radiofonica e di advertising.
La mostra rimane a Bologna fino al 24 settembre, poi girerà il resto d'Italia. Il consiglio è di farci un salto.
ps: ne parla anche Maso su Lo Spettro della Bolognesità.
Ha inaugurato sabato scorso, all'oratorio di S.Maria della Vita in Via Clavature, la mostra Radio FM 1976-2006. Trent'anni di libertà d'antenna, dedicata all'anniversario della nascita delle "radio libere".
Avendo avuto la fortuna di cominciare a trasmettere dalle frequenze di una di quelle storiche, Radio Città103, ero abbastanza curioso. E poi, lo sappiamo, a Bologna ogni scusa è buona per ricordare il Settantasette ogni venti minuti.
Devo dire che un affollato vernissage non era il momento migliore per farsi un'idea dell'allestimento, soprattutto perché la cosa più interessante di questa mostra sono i documenti sonori: quelli "classici" come la chiusura in diretta di Radio Alice e
di Radio GAP, ma anche più rare trasmissioni dalle radio libere del Sud, la voce di Danilo Dolci, la preistoria delle radio commerciali milanesi.
Veramente bello mi è sembrato il catalogo (non proprio economico), curato fra gli altri da Peppino Ortoleva. L'abbondante sezione storiografica evita il più possibile di scadere in nostalgie alla Arbore e Boncompagni, e getta un occhio attento al presente: per esempio, Luca Castelli firma un capitolo dedicato ai rapporti tra radio e internet, si analizzano le nuove forme di comicità radiofonica e di advertising.
La mostra rimane a Bologna fino al 24 settembre, poi girerà il resto d'Italia. Il consiglio è di farci un salto.
ps: ne parla anche Maso su Lo Spettro della Bolognesità.
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