A volte i dischi sono discorsi che filano lisci dall'inizio alla fine, altre volte semplici album di fotografie. Ci sono quelli che conquistano con la loro coerenza, e il loro esistere sembra essere il naturale compimento di un'idea che avevamo da sempre. Ma ci sono anche dischi che mi affascinano proprio perché accendono qualcosa che non è comune provare quando si ascoltano molte nuove uscite di indiepop, ed è la curiosità. Non so se era nelle intenzioni degli Hatcham Social, ma il loro terzo album è un documento sonoro che mi sento di definire proprio "curioso". Dentro Cutting Up The Present Leaks The Future l'apparente omogeneità dei suoni (un'aria Sixties psichedelica e ricercata, chitarre Paisley e basso molto in evidenza) non sembra avere intenzione di dare altrettanta omogeneità al quadro d'insieme, e dopo un solo ascolto sei quasi convinto di poter passare ad altro. Cosa che, tra parentesi, deve avere proprio fatto il redattore di NME quando ha scritto un'imbarazzante recensione che tira in ballo Best Coast (wtf). Se invece decidi di trattenerti nella stanza con poca luce, nube di fumo sospesa e strani quadri appesi alle pareti, che è Cutting Up The Present, ti accorgi che c'è molto di più. Sarà per quel riverbero sulla voce, per certi rumori d'ambiente che filtrano qui e là o per quegli arrangiamenti asciutti, ma spesso le canzoni sembrano lasciate ancora allo stato di abbozzo, e ti domandi se non tocchi a te il compito di svelare qualche mistero. La registrazione di All That I See Is A Gun sembra partire già a cose fatte, mentre il primo singolo More Power To Live è un divertissement Stonesiano che potresti immaginare improvvisato in studio da un gruppo di amici particolarmente ispirati. La stessa scaletta può lasciare disorientati, cominciando da Ketamine Queen, una ballata narcolettica di oltre sette minuti, mettendo alcune delle canzoni migliori verso la fine (All In The Moscow) e interrompendosi in maniera piuttosto brusca alla fine della jam Don't Go To Sleep. Una delle tracce più riuscite, Spirit Of 45, ciondola indolente facendo vagare Syd Barrett per Mad-chester, mentre il rock introverso di Confessions Of An English Opium Smoker ha quell'approccio indisponente da TV Personalities. Nel complesso, il classico disco fatto per essere trascurato, sottovalutato e frainteso. Dategli un ascolto in più. Garantisce Tim Burgess in persona con la sua OGenesis.
(mp3) Hatcham Social - Spirit Of 45
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