Col tempo ci si abitua a tutto, soprattutto alla ferocia del tempo. Si riesce a restare indifferenti agli schiaffi di certe madeleine che una volta ci avrebbero strappato lacrime, indifferenti ai fantasmi nelle vecchie case, alle nebbie dell'autunno dentro cui volevamo perderci, alle occasioni sprecate. Leaf, il nuovo album dei Rat Columns, è un disco di indie rock fatto di chitarre obsolete, non abbastanza alla moda per certi suoni contemporanei, e non abbastanza vintage per destare l'attenzione di altre nicchie. Forse è un problema dell'indie rock in generale, non saprei. Quello che so è che mi basta poco per vincere l'indifferenza e lasciarmi prendere da queste canzoni. Leaf è un disco capace di tenere assieme reminiscenze di Yo La Tengo (Pink Mist), Go-Betweens (Only Love Can Hurt You) e Clientele (Sixteen), passando per una trascinante new-wave (Another Day) e il versante più nervoso e acerbo dell'indiepop, à la Josef K / Orange Juice (Walking Back). La seconda parte della scaletta sembra in qualche modo perdere di intensità, ma io credo che funzioni anche in quel caso e mi piace, suona molto "veritiera", come un discorso importante che ti si sbriciola tra le mani mentre nello slancio cerchi le parole giuste, ma non per questo diminuisce la sua forza.
I Rat Columns sono un trio che si divide tra San Francisco e l'Australia, da dove proviene David West (già nei Total Control e nei Lace Courtain, da non confondere con i Lace Courtains, ex Harlem). Insieme alla batteria di Matt Bleyle e al basso di Jon Young, e con l'aiuto di un po' di amici (tra cui Kelley Stoltz che ha registrato l'album) ha realizzato un disco che sembra fatto apposta per cedere il passo al tempo e all'abitudine, e che invece racchiude una bellezza abbandonata che merita di essere raccolta.
(mp3) Rat Columns - Walking Back
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