Caro Leo, ho passato il Record Store Day in campagna. Per una serie di coincidenze, ieri ero lontano almeno una trentina di chilometri da ogni negozio di dischi. Il più vicino era uno di quei posti di provincia che tengono in vetrina cofanetti di Zucchero, un’antologia dei Queen e qualche rapper italiano a caso appena passato in tv. Nessun problema, ma non è il mio mondo. Magari pure lì facevano qualche iniziativa con l’hashtag #RSD2015, e io che ho troppi pregiudizi me la sono persa. Scommetto che c’erano il prosecco e la torta salata sul tavolino accanto alla cassa. Comunque non ne avevo voglia. Anno dopo anno, il Record Store Day acquista credibilità tra le notizie mainstream, ma lo incontro sempre di meno tra le cose che leggo di solito. Che prevedibile snob del cazzo, me ne rendo conto. Il fatto è che titoli come “Happy Record Store Day! Celebrate By Buying Limited-Edition Vinyl!”, oppure “Get it while it lasts at Record Store Day!” non mi servono a niente, non mi dicono niente di come ascolto la musica, non racchiudono niente di quello che amo. Non ce l'ho fatta a diventare un collezionista. La musica che mi piace non è “limited”, se non per contingenze e sfiga, e mi auguro che “lasts” ancora per un bel po’. Guarda, per me ormai non è nemmeno più questione di avercela con le major che si sarebbero appropriate di un’iniziativa spontanea, snaturandola eccetera. Anche quest’anno ci sono un sacco di articoli interessanti che illustrano bene questo punto di vista:
- Record Store Day risks becoming more of a problem than a solution [Josh Hall su FACT]
- Record Store Day and the Ambivalent Branding of Independence [Eric Harvey su Pitchfork]
- What Most Music Fans Don’t Realize About Record Store Day [Jillian Mapes su Flavorwire]
Meritano tutti una lettura, ma in un certo senso anche la posizione di chi condanna e deplora il Record Store Day, edizione dopo edizione, sta diventando canonica. Un po’ come la battuta “eh, però dovrebbe essere il Record Store Day tutti i giorni” che ormai ti rifilano pure sul Resto del Carlino. Piccole etichette discografiche deluse e arrabbiate che non ce la fanno coi bilanci e gli ordini agli stampatori; negozi delusi e arrabbiati con i distributori, con la stampa, con internet; clienti delusi e arrabbiati per le mezze truffe, per le edizioni rare che non hanno trovato, per i prezzi che dovranno subire su Ebay da lunedì.
Vivo bene anche senza Record Store Day (ecco: l’ho scritto), e ieri ho ascoltato comunque qualche buon disco. Per dirla con gli immortali versi dei Let’s Wrestle, “no matter how many records I buy / I can't fill this void”. Il negozio di dischi che avrei voluto festeggiare non esiste più, e comunque anche io non ci andavo da anni, anche io mi ero perso. Non hanno ancora inventato una festa per ritornare a come mi sentivo la prima volta che ti ho chiesto “Avete questo gruppo che ho sentito ieri notte in radio? Credo di avere capito che si chiamino... Pixies?”, e mi hai sparato tutti in fila sul banco Surfer Rosa, Doolittle, Bossanova, Trompe Le Monde. Probabilmente, con un po’ di impegno e buona volontà, nel giro di un annetto o due potrei ancora diventare mediamente amico di qualche negoziante. Oppure potrei intervistare per la radio o per il blog qualche eroe di un’etichetta indipendente. Un paio di settimane era arrivata anche qui la mail di Andrea Pomini (“Ciao vecchio, come va”) che annunciava la ristampa in vinile di Prodotto degli Altro, sulla rinata e gloriosa Love Boat Records. Quale migliore occasione? Ehi Andrea, si avvicina il Record Store Day, qual è la tua opinione sulla rinascita del mercato degli LP nell’epoca di Spotify, roba autentica o buona solo per spillare gli ultimi dollari agli ultimi nostalgici, e così via. Non ce l’ho fatta, in quel momento non era il mio lavoro. In fondo, il Record Store Day nella mia testa è una specie di C’era una volta, in cui ho sempre addosso le Converse Pro e la maglietta a maniche corte sopra la maglietta a maniche lunghe, e gli esordienti Smashing Pumpkins suonano gratis alla Festa dell’Unità di Modena.
Avanti veloce: tornando in macchina verso Bologna ho prevedibilmente riascoltato Prodotto degli Altro, e intanto pensavo a tutti i bei dischi che non avevo comprato e che avrei soltanto letto nelle liste online “Record Store Day 2015: the best releases to look for”. Tenevo basso il volume della radio per non svegliare i bambini (ah Leo, che ironia per il tuo Play Loud!), ma lo stesso mi è arrivata addosso questa strofa che non ricordavo di Rumba, perfetta per chiudere la giornata:
come fosse sempre
anche se non è vero
tutto come sempre
anche se non è vero.
(mp3) Altro - Rumba
(mp3) Let's Wreslte - I Won't Lie To You
(mp3) Pixies - All Over the World
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