Su YouTube, il primo commento sotto al nuovo video di Waiting For Summer degli Smokescreens dice soltanto: "That Dunedin feeling: well done!". Ecco, in tre parole, una recensione imbattibile. Sta tutto lì, in quel feeling, ancora prima che nel famoso "sound" di Dunedin, il cuore del nuovo meraviglioso album della band di Los Angeles. Used To Yesterday riesce a portarti via prima che tu riesca a ragionarci troppo. Con le sue atmosfere Anni Ottanta, quelle chitarre che sanno muoversi con totale naturalezza tra power pop e riff più jangling, con l'urgenza delle sue melodie e dei suoi cori, e con quei frugali innesti di synth, potresti davvero credere di avere per le mani qualche prezioso reperto Flying Nun. Rispetto all'album di debutto mi sembra che il quartetto, fondato da Corey Cunningham dei nostri amati Terry Malts insieme a Chris Rosi dei Plateaus, abbia smussato certe asprezze: anche i pezzi più scatenati come The Lost Song o il singolo Someone New sono meno abrasivi, e alcune delle mie canzoni preferite in scaletta sono delle ballate, come la malinconica Buddy, l'epico finale alla REM Falling Down, o il palese omaggio ai Velvet Underground che è Fool Me. Merito probabilmente del lavoro di produzione di Kyle Mullarky, l'uomo dietro al suono degli Allah-Las, ma anche del cambio di formazione, che ha visto arrivare il batterista Brice Bradley e la bassista Jenny Moffett. Quest'ultima aggiunge anche la propria voce in un paio di tracce, e con ottimi risultati. Insomma, se eravamo "used to yesterday" e alle uscite infallibili di casa Slumberland, questo nuovo disco degli Smokescreens, opportunamente uscito nel bel mezzo dell'estate, è la migliore conferma che poteva arrivarci.
Su YouTube, il primo commento sotto al nuovo video di Waiting For Summer degli Smokescreens dice soltanto: "That Dunedin feeling: well done!". Ecco, in tre parole, una recensione imbattibile. Sta tutto lì, in quel feeling, ancora prima che nel famoso "sound" di Dunedin, il cuore del nuovo meraviglioso album della band di Los Angeles. Used To Yesterday riesce a portarti via prima che tu riesca a ragionarci troppo. Con le sue atmosfere Anni Ottanta, quelle chitarre che sanno muoversi con totale naturalezza tra power pop e riff più jangling, con l'urgenza delle sue melodie e dei suoi cori, e con quei frugali innesti di synth, potresti davvero credere di avere per le mani qualche prezioso reperto Flying Nun. Rispetto all'album di debutto mi sembra che il quartetto, fondato da Corey Cunningham dei nostri amati Terry Malts insieme a Chris Rosi dei Plateaus, abbia smussato certe asprezze: anche i pezzi più scatenati come The Lost Song o il singolo Someone New sono meno abrasivi, e alcune delle mie canzoni preferite in scaletta sono delle ballate, come la malinconica Buddy, l'epico finale alla REM Falling Down, o il palese omaggio ai Velvet Underground che è Fool Me. Merito probabilmente del lavoro di produzione di Kyle Mullarky, l'uomo dietro al suono degli Allah-Las, ma anche del cambio di formazione, che ha visto arrivare il batterista Brice Bradley e la bassista Jenny Moffett. Quest'ultima aggiunge anche la propria voce in un paio di tracce, e con ottimi risultati. Insomma, se eravamo "used to yesterday" e alle uscite infallibili di casa Slumberland, questo nuovo disco degli Smokescreens, opportunamente uscito nel bel mezzo dell'estate, è la migliore conferma che poteva arrivarci.
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