For those we met on the way

David Christian And The Pinecone Orchestra – For Those We Met On The Way

We all choose who we get haunted by
We keep our phantoms fed 
And all your things will go when you’re gone
Like forgotten dreams in an unmade bed

Scriviamo per ricordare ciò di cui sentiamo la mancanza. E ascoltando i Comet Gain da una vita, non so più dirti se si scrive per ritrovare quello che abbiamo perduto oppure per prolungarne l’assenza, per immergerci ancora più a fondo in ogni perdita, in ogni distanza, in ogni addio che abbiamo dato, volenti o riluttanti o anche incoscienti. So già che mi mancherà tutto questo nel momento in cui le parole cominciano, “qui nell’autunno perenne”, mi mancherai tu, i nostri dischi, le corse per prendere i treni, parlare fitto insieme fino all’alba, il vento di notte in un’altra città, trionfi, rimpianti, manifesti, lettere di scuse, poesie, “white jeans, black boots, a nod and a wink”.
Come spiega David Christian, “i ricordi proiettano lunghe ombre, e le ombre parlano a voce bassa, la più sincera nella pace”. Ecco dunque questo nuovo album, For Those We Met On The Way: ricordi, ombre, pace. Le voci che queste canzoni raccolgono arrivano da lontano, da una vita intera di ostinata agitazione passata a cantare “the psychos, pathetic, the quitters, all time losers, the rejects” per arrivare finalmente faccia a faccia con i propri fantasmi. Potresti anche scoprire che i fantasmi si ricordano di te, lasciandoti il dubbio di chi sia davvero questo sogno, o di chi sia stato. “Non commettere i miei stessi errori e lascia liberi i mostri che porti dentro” potrebbe essere la cosa più simile a un consiglio paterno che Christian abbia mai cantato per noi. Conserviamola tra le cose più preziose.
David Christian qualcuno lo ricorderà come David Feck alla guida dei leggendari Comet Gain: quasi trent’anni di carriera a spingere un suono appassionato e coinvolgente, composto in eguale misura di Northern Soul, garage rock, indiepop e freakbeat. “A bunch of freaks”, come riassume la commovente e splendida canzone che chiude questo disco, Mum's And Dad's And Other Ghosts. Oggi Christian, “songwriter and singer and oldest bastard in the gang”, ha lasciato la sua Londra post-Brexit, si è trasferito nel sud della Francia, si presenta semplicemente con il proprio nome e un’orchestra fittizia che poi finisce per diventare sempre, in un modo o nell’altro, i Comet Gain: Alasdair Maclean e James Horsey dei Clientele, Gerard Love dei Teenage Fanclub, Ben Phillipson dei 18th Day Of May, Joe-Harvey Whyte degli Hanging Stars, Cosmic Neman degli Zombie Zombie, Mike e Allison Targett degli Heist, e infine l’immancabile Anne-Laure Guillain dei Comet Gain e dei Cinema Red & Blue. Ho voluto elencarli tutti per rendere l’idea di quanto un notevole “bunch of freaks” sia ancora presente e importante anche in questo lavoro in apparenza solista. 
Se l’ultimo Fireraisers, Forever! del 2019 era forse l’album più punk e arrabbiato dell’intera discografia dei Comet Gain, questo nuovo For Those We Met On The Way sembra ritornare alle atmosfere crepuscolari di Paperback Ghosts del 2014, l’ultimo uscito sulla Fortuna POP!. Un po’ meno Mod e un po’ più Dylan; un po’ meno “punk rock damage” e un po’ più ballate acustiche, steel guitar e organi vibranti in sottofondo. La trasformazione funziona ed è giustificata dai temi di queste canzoni, sospese tra un passato con cui fare i conti (ritrovarlo senza lasciarsene sopraffare), un presente in costruzione e un futuro ancora tutto da sognare.
Se, da un lato, abbiamo I Used To Make Drawings che canta “If I don’t remember it now / I’ll forget it forever”, dall’altro c’è Goodbye Teenage Blue che ammonisce "You've got to break the taboo / By singing goodbye teenage blue". Lasciarsi e prendersi, ritrovare e dimenticare, "on the way", per l'appunto. Eppure, come forse mai prima d’ora nella sua scrittura, David Christian oggi sembra avere afferrato una sintesi, un equilibrio e chissà, forse anche quella pace di cui gli parlavano i ricordi. La formula, in apparenza semplice, inserita tra i versi di questo disco è chiara e concisa: “The haunted notebooks I threw them away / Swapped for a beautiful day”.


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