Per qualcuno della Generazione X, il nome di Parker Posey è evocativo tanto quanto il titolo di un disco dei Pavement o una pagina di Douglas Coupland. Ogni due o tre anni, qualche magazine pubblica un nuovo profilo su di lei, accompagnato da fotografie dove il sorriso irresistibile dell'attrice statunitense è invariabilmente attraversato da una sfumatura di tollerante complicità, e io finisco per leggerli quasi sempre, anche se so benissimo che tutti ricorderanno nelle prime tre righe che Parker Posey era "the queen of the indies".
Immagino che chiamare oggi una nuova band indiepop The Parker Posies intenda, da un lato, richiamarsi a quell'aura glamour di ironica ribellione "so Nineties" e, dall'altro, strizzare al tempo stesso l'occhio a certe chitarre power pop dei bei tempi andati. Sia come sia, le tre (?) ragazze che si nascondo sotto questo arguto e brillante nome d'arte dichiarano di essere "dreem gurls / bedroom dwellers / hopeful romantics". Identikit perfetto. Non so molto altro su di loro, se non che provengono da Oak Bay, British Columbia, Canada. La loro pagina Bandcamp mostra soltanto una foto un po' evasiva generata con l'AI, e pare non abbiano altri profili oltre a questo: "no social media, we're not allowed" (in realtà si trova qualche video su YouTube).
Accontentiamoci allora della musica, che per ora conta tre singoli super adolescenziali. Storie di insicurezze da cameretta, serate appese alla speranza di una telefonata, innamoramenti e pentimenti, un genitore che non ti lascia andare alle feste, e allora "when your dad won't let you go out so you write songs alone". Suoni deliziosi e melodie spensierate alla Frankie Cosmos o Courtney Barnett, tra ricordi di Vivian Girls e Best Coast. Guarda, un'altra estate è arrivata.
"Oh, let me be wild / feel the pulse of the night", e noi insieme a loro.
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