Disordinatamente dicevo venerdì scorso che mi faceva un certo effetto trasmettere da Radio Città 103. Mi tornava in mente quando cominciai ad ascoltarla, appena arrivato a Bologna: il Vinile Quotidiano, la rassegna stampa tutte le mattine, Iskra per sapere cosa c'era al cinema, Blue Monday all'ora di cena...

Adesso eravamo lì noi, praticamente per caso, dietro il vetro con i dischi, il Chianti e i nostri libri.



Agli ipotetici ascoltatori di Polaroid è stato spontaneo dedicare queste parole di Norman Mailer:

Norman Mailer

«Nel mio secondo anno di università scrissi molti racconti nello stile di Hemingway. Per quanto Dos Passos e Farrell mi eccitassero di più, era Hemingway che imitavo - probabilmente perché egli sembrava il più facile. Scrivere come Farrell o Dos Passos avrebbe richiesto più esperienza di quella che potessi avere a diciott'anni - non è facile sentire cioè che è vero nei luoghi comuni quando si è giovani, timidi, mezzo innamorati e certamente innamorati di se stessi, tormentati dal sesso e ancora pieni di sfighi d'acne - no, è più affascinante concepire se stessi come (e quindi scrivere su) eroi alti, forti, e atrocemente feriti».

(da Pubblicità per me stesso, 1959)



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