La fine del prolet-chic
MODA: Madama Morte, madama Morte.
MORTE: Aspetta che sia l'ora, e verrò senza che tu mi chiami.
Leopardi, Dialogo della Moda e della Morte
La moda esiste, come esistono la pioggia, il vento, il sole. Uno può fare anche finta di niente, ma è come se stamattina, col termometro a meno tre, mi fossi messo in polo a maniche corte: ignorare le mode non è, in sé, una cosa intelligente.
Oppure si può odiarle, e parlarne male tutto il tempo, ma questo non risolve il problema, perché il termometro resta a meno tre anche se ci lamentiamo tutto il tempo, e poi per queste cose c’è già il tg2, che al maltempo (e alle sfilate) dedica sempre un titolo in apertura.
Credo alla fine che la cosa migliore sia adeguarsi con una certa malagrazia, quel modo di abbigliarsi che dice a chi c’incontra: “Tutto questo è molto ridicolo, vedi: io andrei in giro in foglia di fico. Lo faccio solo per te, che di queste inezie ti preoccupi. E ringraziami”. Che è un po’ come (cito una blogger prematuramente scomparsa) ascoltare MTV escludendo il volume.
Tutto sommato sono contento di essere stato via l’ultimo dell’anno: i miei amici del cuore, Gino, Pino, Fibra (vecchio porco) avevano optato per passare la fatidica serata a Libera, circolo anarchico, badate non anarchico-insurrezionalista, ma della corrente movimentista-cialtrona. Un finale del tutto degno di questo 2001, un anno molto proletario, e infatti a Libera ci si scalda con le stufe a legna, o con queste lattine di simil-birra enormi a tremila lire (un euro e mezzo?), o con la danza sfrenata, o con l’amore e con l’affetto, quando c’è, ma raramente.
Mi hanno detto che non è stata una gran serata: cioè, in teoria una serata normale, ma in qualche modo pregna di impossibili aspettative che hanno innervosito un po’ tutti. Sono girati anche dei vaffanculo, segno che questa fase sta un po’ mostrando la corda. Morale: la fine dell’anno esiste, come esistono le mode, non si può fare finta di niente, perché lei si vendica.
L’ultimo post di Jonathan conteneva un messaggio cifrato, che ho impegato tutto il week end a decifrare. In poche parole, esso diceva: il tuo minimalismo proletario ha rotto le palle. Non ce ne frega niente delle tue pile di piatti sporchi da lavare, della biancheria tua e dei tuoi conquilini. Non ti rendi in questo modo più simpatico di qualsiasi minimalista borghese. Ha perfettamente ragione. Era solo un modo di adeguarsi a una moda, ma con quella certa malagrazia che è sempre segno di distinzione. Però alla lunga stanca.
Siccome le mode esistono, bisogna anche farsi furbi e fiutarle al volo. Non è solo il post di Jonathan. Altri indizi mi suggeriscono che l’era del prolet-chic è finita. Per esempio, dopo qualche secolo di dibattiti ha finalmente aperto i battenti il Caffèconcerto. E Modena si è scoperta un’altra faccia, un po’ più fighetta. Per la verità i fighetti li abbiamo sempre avuti. Ma dal liceo in poi li abbiamo esclusi dalle nostre frequentazioni, e sono anni ormai che ci lamentiamo perché ovunque incontriamo le solite facce. Cosa c’è che non va? Siamo a Modena, capitale nel cuore dell’Europa! Cosa ci manca per essere felici?
La risposta mi è apparsa evidente appena varcata la soglia del Caffèconcerto. I fighetti, ci mancavano. Hanno un sacco di cose da insegnarci. Diversi atteggiamenti al cospetto del mondo. Il 2001 è stato un anno straccione. Il 2002 sarà fighetto, o non sarà! Prevedo entro l’anno l’ingresso di Polaroid in borsa.
E non sono l’unico che si è fatto furbo. Sono stato via appena una settimana, e appena tornato al Caffè, chi ci trovo? Gino con un cocktail di avocado, Pino con un maglione marroncino che fa uno straordinario pendant con l’arredo (mentre la felpa arancione richiama il bagliore dei lampioni sotto le arcate del Palazzo), e Fibra in un angolo, mentre sfoglia febbrile un catalogo Taschen (vecchio porco). Insomma, le solite facce. Ma vuoi mettere il contesto?
Bene, direi che la generazione caffèconcerto ha già preso forma. Mi compiaccio e vado a comprarmi qualcosa di radical-sciccoso da mettermi… non so ancora esattamente cosa… magari una tunica stile Kylie Minogue (non riesco a levarmela dalla testa). Mah, vedremo.
MODA: Madama Morte, madama Morte.
MORTE: Aspetta che sia l'ora, e verrò senza che tu mi chiami.
Leopardi, Dialogo della Moda e della Morte
La moda esiste, come esistono la pioggia, il vento, il sole. Uno può fare anche finta di niente, ma è come se stamattina, col termometro a meno tre, mi fossi messo in polo a maniche corte: ignorare le mode non è, in sé, una cosa intelligente.
Oppure si può odiarle, e parlarne male tutto il tempo, ma questo non risolve il problema, perché il termometro resta a meno tre anche se ci lamentiamo tutto il tempo, e poi per queste cose c’è già il tg2, che al maltempo (e alle sfilate) dedica sempre un titolo in apertura.
Credo alla fine che la cosa migliore sia adeguarsi con una certa malagrazia, quel modo di abbigliarsi che dice a chi c’incontra: “Tutto questo è molto ridicolo, vedi: io andrei in giro in foglia di fico. Lo faccio solo per te, che di queste inezie ti preoccupi. E ringraziami”. Che è un po’ come (cito una blogger prematuramente scomparsa) ascoltare MTV escludendo il volume.
Tutto sommato sono contento di essere stato via l’ultimo dell’anno: i miei amici del cuore, Gino, Pino, Fibra (vecchio porco) avevano optato per passare la fatidica serata a Libera, circolo anarchico, badate non anarchico-insurrezionalista, ma della corrente movimentista-cialtrona. Un finale del tutto degno di questo 2001, un anno molto proletario, e infatti a Libera ci si scalda con le stufe a legna, o con queste lattine di simil-birra enormi a tremila lire (un euro e mezzo?), o con la danza sfrenata, o con l’amore e con l’affetto, quando c’è, ma raramente.
Mi hanno detto che non è stata una gran serata: cioè, in teoria una serata normale, ma in qualche modo pregna di impossibili aspettative che hanno innervosito un po’ tutti. Sono girati anche dei vaffanculo, segno che questa fase sta un po’ mostrando la corda. Morale: la fine dell’anno esiste, come esistono le mode, non si può fare finta di niente, perché lei si vendica.
L’ultimo post di Jonathan conteneva un messaggio cifrato, che ho impegato tutto il week end a decifrare. In poche parole, esso diceva: il tuo minimalismo proletario ha rotto le palle. Non ce ne frega niente delle tue pile di piatti sporchi da lavare, della biancheria tua e dei tuoi conquilini. Non ti rendi in questo modo più simpatico di qualsiasi minimalista borghese. Ha perfettamente ragione. Era solo un modo di adeguarsi a una moda, ma con quella certa malagrazia che è sempre segno di distinzione. Però alla lunga stanca.
Siccome le mode esistono, bisogna anche farsi furbi e fiutarle al volo. Non è solo il post di Jonathan. Altri indizi mi suggeriscono che l’era del prolet-chic è finita. Per esempio, dopo qualche secolo di dibattiti ha finalmente aperto i battenti il Caffèconcerto. E Modena si è scoperta un’altra faccia, un po’ più fighetta. Per la verità i fighetti li abbiamo sempre avuti. Ma dal liceo in poi li abbiamo esclusi dalle nostre frequentazioni, e sono anni ormai che ci lamentiamo perché ovunque incontriamo le solite facce. Cosa c’è che non va? Siamo a Modena, capitale nel cuore dell’Europa! Cosa ci manca per essere felici?
La risposta mi è apparsa evidente appena varcata la soglia del Caffèconcerto. I fighetti, ci mancavano. Hanno un sacco di cose da insegnarci. Diversi atteggiamenti al cospetto del mondo. Il 2001 è stato un anno straccione. Il 2002 sarà fighetto, o non sarà! Prevedo entro l’anno l’ingresso di Polaroid in borsa.
E non sono l’unico che si è fatto furbo. Sono stato via appena una settimana, e appena tornato al Caffè, chi ci trovo? Gino con un cocktail di avocado, Pino con un maglione marroncino che fa uno straordinario pendant con l’arredo (mentre la felpa arancione richiama il bagliore dei lampioni sotto le arcate del Palazzo), e Fibra in un angolo, mentre sfoglia febbrile un catalogo Taschen (vecchio porco). Insomma, le solite facce. Ma vuoi mettere il contesto?
Bene, direi che la generazione caffèconcerto ha già preso forma. Mi compiaccio e vado a comprarmi qualcosa di radical-sciccoso da mettermi… non so ancora esattamente cosa… magari una tunica stile Kylie Minogue (non riesco a levarmela dalla testa). Mah, vedremo.
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