"Eccomi, adesso sono qua".



hey, hey, ma in un posto pubblico come questo blog si può prendere la parola solo per salutare? solo per dire poco o niente? beh, se si può, ritenetelo fatto e non aspettatevi altro: prendete con voi questa specie di povertà. Nel caso opposto non state a pensarne male.

È che quando intorno succedono delle cose sconfortanti, troppo dannose, troppo crudeli da portare con sé (decenni fa si diceva "calcinanti", cioè brucianti per solo contatto con la pelle, a secco), uno finisce alla lettera in frantumi. Ci si sente "troppo pieni di spazi vuoti", come a volte gli ingegneri definiscono le case progettate da un architetto. È strano come in questi casi si sfidi l'assurdo col sensato, col lampante. A voler ricordare una battuta forse di Lukacs forse di Adorno, sostituendo la logica al non senso, anzi contornando l'inaccettabile col sensato, si fa il possibile per trasformare l'Abisso nel Grand Hotel Abisso, almeno per sopravvivere all'inferno. Un modo come un altro per rislovere la situazione è essere apodittici. Provare a dire "eccomi, adesso sono qua".

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