Buona primavera.

Anche se a dire il vero sembra estate, con la camicia blu è difficile fermarsi al sole e raccolgo le forze per affrontare la salita di casa, che adesso nei bar mi danno il bicchierino con l'acqua prima del caffè senza che lo chieda e non sono più mica tanto giovane.

Non che cambi qualcosa, balliamo pur sempre abbracciati Dean Martin in un fine serata davvero geniale, abbiamo come al solito scaricato dalla rete una nuova ricetta per l'aperitivo cercando il modo di traslare un poco indietro quell'idea di lounge che non ci convince del tutto, per passare dal colore al bianco e nero, dall'optical a una certa grazia che non so dire e che si racchiude tutta nelle magliette a righe di Cary Grant in Caccia al Ladro e nei cappelli di Grace Kelly, programmiamo i vestiti da mettere per la prossima serata unhip e abbiamo le magliette glitterate e la bicicletta senza i freni che sui ciotoli sbalza il cestino di vimini e le bottiglie da due litri di chianti nelle sportine della Pam.

E poi c'è stata l'Osteria con le serrande abbassate (grazie a ebi), e poi aprire sentimentali i regali (qui iperbato) di Glamorama la bottiglia per il seltz per gli aperitivi, la vecchia Polaroid, che accidenti non si trovano più i rullini, e il ferro da stiro cromato, a proposito di lounge traslato.

Immagino che questa estate a Benicassim vi scatterò le mie istantanee (n volte) con le canottierine colorate e berremo i nostri aperitivi coloratissimi & barocchi a bordo piscina (nei secoli grazie a Glamorama & girlfriends: vado a tagliarmi i capelli come l'attrice francese di Flavia, subito).

Il mio microcosmo di sterminata felicità.



È curiosamente preoccupante vedere come non si riesca più a leggere il confine tra quello che abbiamo scelto e quello che semplicemente accade. Quanto è facile concentrare gli sforzi in una direzione, e nello sforzo non porsi il problema del perché, stanchezza, concentrazione, e fatica nascondono l'ombra del dubbio.

Parallelamente, c'è da avere amarezze più grandi.





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