Ci dispiaceva davvero non poter seguire i maestri di Glamorama nella trasferta rivierasca per assistere al debutto del tour italiano di Belle & Sebastian, ma con la fortuna di sempre la redazione di Polaroid ha indovinato l’ambo del fine settimana, senza lasciarsi sfuggire il sesto unhip gathering al Covo di Bologna, con Herrmann & Kline.
K&H sessions
Quanto al titolo di serata unhip, sorgono svariati dubbi, viste le celebrità sempre presenti, cui la storia darà il merito dovuto (nulla da invidiare al sottobosco mtv dell’Alcatraz di Milano intravisto di recente)…
Christian Klein da solo funziona bene, l’atmosfera i-mac ricorda la passata serata con Ulrich Schnauss, però molto meno melodico e con parecchia battuta hip-hop (o anche più lenta).
Poi l’intervento di Herrmann finisce per oscurare il trascorso happening, ma forse solo perché Giovanni Gandolfi suggerisce di spegnere le luci.
Irrompe il breakbeat (come abbiamo sentito dire) sporco, che si traduce in un canale di energia violenta e voluttuosa. I rimbalzi di urla del pubblico sparso ma non disperso sono risultati l’adeguato contributo vocale alla performance strumentale dei due laptop.
Altrove si canta e/o balla e/o baci: alle serate Morr Music forse è etichetta gridare.
Clap your hands per Belle and Sebastian, invece.
Il più convenzionale ondeggiare la testa sorridendo, sorridendo e poi daccapo, e strenuo batter di mani a compensare rassegnato mutismo (tutti a pensare: cazzo se ripassavo i testi potevo cantare anch’io The state I’m in e forse avrei anche pianto, che sarebbe stato scottish un tot).
E si capiscono persino le carinerie di Stuart Murdoch (aggraziato anche in canotta) e si ride due volte perché si riesce ad afferrare lo humour (basta un frasario da viaggio, una pronuncia volenterosa e qualche complimento alle ragazze italiane), mentre Steve Jackson sembra una versione pop di Dean Martin.
Sono talmente campioni di buone maniere (per citare qualcuno) che persino al divismo svanito di Isobel Campbell si concede volentieri un sorriso, magari un po’ inebetito, mentre nessuno si accorge che fa un caldo soffocante e anche chi aveva intenzione di svenire se ne dimentica appena la formazione si schiera e poi migra in coreografia, scambiandosi tutti gli strumenti, alcuni dei quali lì soltanto perché Isobel li possa sfiorare una volta prima di tornare a riposarsi.
Attacco tirato con Le Pastie De La Bourgeoisie, un paio di anticipazioni dal prossimo album "Storytelling", una Seymour Stein da tagliarsi le vene e splendido l’inaspettato bis con una folgorante Sleep the clock around, per ricordarsi che "There's a lot to be done while your head is still young".
K&H sessions
Quanto al titolo di serata unhip, sorgono svariati dubbi, viste le celebrità sempre presenti, cui la storia darà il merito dovuto (nulla da invidiare al sottobosco mtv dell’Alcatraz di Milano intravisto di recente)…
Christian Klein da solo funziona bene, l’atmosfera i-mac ricorda la passata serata con Ulrich Schnauss, però molto meno melodico e con parecchia battuta hip-hop (o anche più lenta).
Poi l’intervento di Herrmann finisce per oscurare il trascorso happening, ma forse solo perché Giovanni Gandolfi suggerisce di spegnere le luci.
Irrompe il breakbeat (come abbiamo sentito dire) sporco, che si traduce in un canale di energia violenta e voluttuosa. I rimbalzi di urla del pubblico sparso ma non disperso sono risultati l’adeguato contributo vocale alla performance strumentale dei due laptop.
Altrove si canta e/o balla e/o baci: alle serate Morr Music forse è etichetta gridare.
Clap your hands per Belle and Sebastian, invece.
Il più convenzionale ondeggiare la testa sorridendo, sorridendo e poi daccapo, e strenuo batter di mani a compensare rassegnato mutismo (tutti a pensare: cazzo se ripassavo i testi potevo cantare anch’io The state I’m in e forse avrei anche pianto, che sarebbe stato scottish un tot).
E si capiscono persino le carinerie di Stuart Murdoch (aggraziato anche in canotta) e si ride due volte perché si riesce ad afferrare lo humour (basta un frasario da viaggio, una pronuncia volenterosa e qualche complimento alle ragazze italiane), mentre Steve Jackson sembra una versione pop di Dean Martin.
Sono talmente campioni di buone maniere (per citare qualcuno) che persino al divismo svanito di Isobel Campbell si concede volentieri un sorriso, magari un po’ inebetito, mentre nessuno si accorge che fa un caldo soffocante e anche chi aveva intenzione di svenire se ne dimentica appena la formazione si schiera e poi migra in coreografia, scambiandosi tutti gli strumenti, alcuni dei quali lì soltanto perché Isobel li possa sfiorare una volta prima di tornare a riposarsi.
Attacco tirato con Le Pastie De La Bourgeoisie, un paio di anticipazioni dal prossimo album "Storytelling", una Seymour Stein da tagliarsi le vene e splendido l’inaspettato bis con una folgorante Sleep the clock around, per ricordarsi che "There's a lot to be done while your head is still young".
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