Siamo dei turisti del menga





So, so you think you can tell

Heaven from hell, blue sky from pain

Can you tell a green field

From a cold steel rail

A smile from a veil

Do you think you can tell



R.Waters, Wish you were here





Alcuni di voi ricorderanno senza dubbio come comincia Notturno indiano, il romanzo di Tabucchi. Il protagonista (l'io/ombra/Xavier) sale su un taxi indiano e litiga col conducente perché, senza dirgli niente, anziché portarlo dove lui voleva, questo si dirigeva altrove, dalle parti di Elephant Island, dove ci sono gli alberghi più adatti, la merce migliore (leggi: prostitute). Aggiungiamo che l'io se ne accorge seguendo il tragitto sulla cartina della sua guida turistica, quel A travelling survivor kit che tornerà spesso fuori nel racconto, come uno strano punto di fuga. Deve lottare il detective sconosciuto per andare dove vuole lui, deve scendere dalla macchina in corsa e andare per suo conto, ostinatamente, al quartiere delle gabbie.



Se pensate che la seconda pagina del romanzo è l'elenco dei luoghi toccati dal protagonista, non è affatto stupido leggere il libro in chiave antituristica (cioè non contro il turismo ma come la narrazione di un non-turismo). Occorre un atto di forza per perdersi, per uscire dai "luoghi previsti" del turismo indiano. E la cosa interessante è che probabilmente laggiù, in fondo a Marine Drive, probabilemnte si sta meglio davvero; gli standard sarebbero ben altri, ma anche nella smisurata India andare per i fatti propri vuole un atto di forza. sei costretto a metterti sul piano del rifiuto e a vagabondare alla ricerca di una non persona.



Positano è l'opposto. Positano è davvero una perla, un punticino piccolo e luminoso, luccicante, chiuso. La cosa strana, è che non ci sono luoghi non previsti. Qui scelta non c'è. I taxi o ti portano a Ravello o ad Amalfi o a prendere le valige.

E allora? Io e lei, forse per fortuna, siamo davvero dei turisti del menga, dei turisti del non. Si può perdersi anche qui, dice lei, basta stare fermi. Stai sulla spiaggia, fuori stagione, il sole. Dici al ristoratore o alla vecchia delle marmellate che sì, oggi andiamo alla grotta dello Smeraldo. E invece te ne stai in spiaggia, e leggi il tuo Shakespeare fuori luogo.



Positano è il posto dove il turismo ha una tradizione, ha un passato. E ci vorrebbe un altro articolo per entrare in questo paradosso molto più lungo di questo che ora si interrompe perché la postazione internet qui costa 30 euro all'ora. Pensate solo a un posto dove i turisti stranieri sono la maggioranza, tedeschi, inglesi. Ma dove le tedsche sono già quelle sfatte over 40, le inglesi vanno tutte in giro col cappello di paglia, i francesi sono solo coppie. E pensate al giornalaio che grida al suo distributore di quotidiani, "io non posso mandare 100 francesi a prendersela nel culo. Questa storia delle elezioni è un fatto storico. Tu mi devi mandare 50 Le Monde, 50 Figarò, 50 Libération...



Davvero, fidatevi di uno che il mare lo conosce. Venite a Positano e statevene fermi, in spiaggia, fra aprile e maggio. Resta tutto una favola, ma una favola vera.

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