Un caffè con Franco Bertoli
Poveri ferraresi, devono essersi svegliati con un bel maldischiena. Hai voglia dire che per Ferrara è già buono essere lì, in semifinale. Li ho sentiti nei giorni scorsi. Prandi, il presidente; a fare i modesti. Ma si capiva che quella modestia lì era solo un modo per mettersi alla pari con Modena, anzi, diciamo con la Panini. "Emilia Caput Volley", con Parma nella parte bassa del tabellone. Uno di Ferrara poi, si monta la testa anche solo se gli nomini Ariosto o Roberto Pazzi.
Oh, non che noi modenesi stiamo tanto meglio. Nella pallavolo, che come logiche sta sempre più assomigliando al tennis, la cosa fondamentale è saper vincere. La nostra squadra non sa vincere. Cioè ci prova ma proprio non ci riesce. Sanno vincere in due: Cantagalli, che io considero senza mezzi termini una specie di genio, e Gardini, inguardabile come pallavolista ma capace di vincere. Vincere a pallavolo vuol dire questo: riuscire a giocare più o meno alla pari con gli avversari per i primi 40/44 punti poi decidere (ripeto: decidere, non sperare, provare ecc.) di mettere a terra tre o anche solo due palloni consecutivi. Tutto qui. Quindi non si deve vincere per tutta la partita, si deve vincere per cinque o dieci minuti ogni set. Tenete conto che il volley è uno dei pochi sport (come appunto il tennis, il tennis di più) in cui può tranquillamente vincere chi fa meno punti dell'avversario. Non tutti i punti sono uguali.
Beh, ieri Ferrara poteva davvero vincere, ha quasi battuto una squadra più forte di lei in quasi tutto ma non capace di vincere. Dopo aver spremuto sugo da tutti i pori per più di metà partita, la salama s'è fatta mettere sotto da Cantagalli, uno della bassa modenese che ha la straordinaria capacità di dirsi "adesso non sbaglio" e non sbaglia, e da Gardini un romagnolo del ravvennate (se non sbaglio) che ha preso tre muri in due ore e mezza di gioco, fra cui gli ultimi due. Così facendo ha rischiato di insegnarci a vincere. E allora io mi butto: pronostico il passaggio del turno, al meglio delle cinque partite, per tre a zero.
Insomma, scusate ma ieri sera ho ascoltato tre ore di radiocronaca palleggiando contro il muro di sala e stamattina al Caffè Concerto ho fatto colazione a gomito con Franco Bertoli.
Poveri ferraresi, devono essersi svegliati con un bel maldischiena. Hai voglia dire che per Ferrara è già buono essere lì, in semifinale. Li ho sentiti nei giorni scorsi. Prandi, il presidente; a fare i modesti. Ma si capiva che quella modestia lì era solo un modo per mettersi alla pari con Modena, anzi, diciamo con la Panini. "Emilia Caput Volley", con Parma nella parte bassa del tabellone. Uno di Ferrara poi, si monta la testa anche solo se gli nomini Ariosto o Roberto Pazzi.
Oh, non che noi modenesi stiamo tanto meglio. Nella pallavolo, che come logiche sta sempre più assomigliando al tennis, la cosa fondamentale è saper vincere. La nostra squadra non sa vincere. Cioè ci prova ma proprio non ci riesce. Sanno vincere in due: Cantagalli, che io considero senza mezzi termini una specie di genio, e Gardini, inguardabile come pallavolista ma capace di vincere. Vincere a pallavolo vuol dire questo: riuscire a giocare più o meno alla pari con gli avversari per i primi 40/44 punti poi decidere (ripeto: decidere, non sperare, provare ecc.) di mettere a terra tre o anche solo due palloni consecutivi. Tutto qui. Quindi non si deve vincere per tutta la partita, si deve vincere per cinque o dieci minuti ogni set. Tenete conto che il volley è uno dei pochi sport (come appunto il tennis, il tennis di più) in cui può tranquillamente vincere chi fa meno punti dell'avversario. Non tutti i punti sono uguali.
Beh, ieri Ferrara poteva davvero vincere, ha quasi battuto una squadra più forte di lei in quasi tutto ma non capace di vincere. Dopo aver spremuto sugo da tutti i pori per più di metà partita, la salama s'è fatta mettere sotto da Cantagalli, uno della bassa modenese che ha la straordinaria capacità di dirsi "adesso non sbaglio" e non sbaglia, e da Gardini un romagnolo del ravvennate (se non sbaglio) che ha preso tre muri in due ore e mezza di gioco, fra cui gli ultimi due. Così facendo ha rischiato di insegnarci a vincere. E allora io mi butto: pronostico il passaggio del turno, al meglio delle cinque partite, per tre a zero.
Insomma, scusate ma ieri sera ho ascoltato tre ore di radiocronaca palleggiando contro il muro di sala e stamattina al Caffè Concerto ho fatto colazione a gomito con Franco Bertoli.
Commenti
Posta un commento