Da Reggio a Parma, da Parma a Reggio, a Modena, a Carpi, a Carpi al Tuwat Emilia di notti dissolversi stupide sparire una ad una impotenti in un posto nuovo dell’A.R.C.I., diceva quello.



Ieri abbiamo giocato con il frisbee al parco Novi Sad e con Jonathan e le papere al parco estense di Modena che sembrava Brugge ed era pieno di gente e poi abbiamo guardato la Ghirlandina dissolversi nel retrovisore lungo la via Emilia fino a raggiungere Reggio.

A Reggio poi c'erano le Molteplicittà ai chiostri incastonati in San Pietro, sulla via Emilia, appunto: una chiesa tardobarocca rimaneggiata un cortile di crema con i divani dell'arci e in alto le nicchie coi santi che puntano il dito e sfogliano un libro. Bellissimo: squat à la suisse, come mi disse una volta qualcuno entrando in un bar di via del Pratello. Perchè là le pareti sono azzurre e i disegni naif sono di case a torre in bianco e nero, mentre poco sopra bifore e trifore non allineate o bucate o senza i denti e proprio difronte scendendo i gradini di muschio il pozzo dei desideri che fa luce a pois (incursioni moresche di designer svedesi).

Noi abbiamo parlato parecchio e quando il giovane scrittore ha declamato agli sparuti dispersi nel prato il florilegio dei suoi ventanni con calma svogliata era ormai troppo tardi, tra gli sbadigli, il malditesta tuonava implacabile.


In macchina, si è parlato di fornai, fruttivendoli, fiumani, frida frenner, conigli, cani, gatti, godano, giovanni&giovanni.

Bè anche di Hemingway - l'avreste mai detto? - mentre la mia testa man mano implodeva.



A stasera!



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