La domenica mattina abbastanza presto è sempre un po' rischioso ascoltare i dischi che hai comperato al concerto la sera prima sull'onda dell'emozione. Beh, ok, e anche per via dell’affascinante (?) Lindsay Anderson.
Ma i L’Altra dimostrano di funzionare bene, sciogliendosi su questo trasandato sole d'ottobre, e smussando il ricordo di un sabato al Covo dai contorni decisamente troppo rumorosi, con il rincorrersi morbido delle due voci specialmente nel trittico iniziale (Soft connection, Certainty e la perfetta Black arrow).
Avevi voglia di quiete e l’hai trovata proprio sotto il palco, mentre alle spalle un pubblico sorprendentemente numeroso si dava alla conversazione più sguaiata. Nessuno pareva capire che era uno di quei concerti da ascoltare, se possibile, in religioso silenzio (o al massimo un veloce commento tra un pezzo e l’altro, oppure una composta risata quando la Anderson chiedeva per la centesima volta birra sul palco) anche da parte di chi, come me, non sapeva quasi nulla del quintetto statunitense.
Tra l’altro, l’atmosfera era delle migliori mai viste nella sala di Viale Zagabria: luci quasi del tutto spente e palco riscaldato da qualche decina di candele sparpagliate su amplificatori e pianoforti. E, ovviamente, dai riflessi di un paio di powerbook.
Sì, perché tre dei componenti di L’Altra si dedicano ad un progetto parallelo chiamato Pulseprogramming e che suonano quella che Simone (e a lui vi rimando per una più circostanziata recensione della serata) mi ha spiegato chiamarsi IDM. Figurati, io l’avrei scambiata per glitch-pop... Etichette dementi a parte, ottimi suoni ancora in odore di Morr Music e album in uscita a gennaio (segnatevelo sull’agenda).
Il concerto mostra angoli più aggressivi dei L’Altra, impennate di ritmo e forza che muovono le teste delle prime appassionate file. Quando poi mi raccontano che la foto di copertina del disco, con quei fiori di campo in fragile controluce, è stata scattata dopo un loro concerto a Finale Emilia, in quella zona di Bassa lontana da tutto e dalla quale provengo, il passaggio al banchetto del merchandising a ritirare In the afternoon è obbligatorio.
Almeno per averlo a portata di mano la domenica mattina successiva.
Ma i L’Altra dimostrano di funzionare bene, sciogliendosi su questo trasandato sole d'ottobre, e smussando il ricordo di un sabato al Covo dai contorni decisamente troppo rumorosi, con il rincorrersi morbido delle due voci specialmente nel trittico iniziale (Soft connection, Certainty e la perfetta Black arrow).
Avevi voglia di quiete e l’hai trovata proprio sotto il palco, mentre alle spalle un pubblico sorprendentemente numeroso si dava alla conversazione più sguaiata. Nessuno pareva capire che era uno di quei concerti da ascoltare, se possibile, in religioso silenzio (o al massimo un veloce commento tra un pezzo e l’altro, oppure una composta risata quando la Anderson chiedeva per la centesima volta birra sul palco) anche da parte di chi, come me, non sapeva quasi nulla del quintetto statunitense.
Tra l’altro, l’atmosfera era delle migliori mai viste nella sala di Viale Zagabria: luci quasi del tutto spente e palco riscaldato da qualche decina di candele sparpagliate su amplificatori e pianoforti. E, ovviamente, dai riflessi di un paio di powerbook.
Sì, perché tre dei componenti di L’Altra si dedicano ad un progetto parallelo chiamato Pulseprogramming e che suonano quella che Simone (e a lui vi rimando per una più circostanziata recensione della serata) mi ha spiegato chiamarsi IDM. Figurati, io l’avrei scambiata per glitch-pop... Etichette dementi a parte, ottimi suoni ancora in odore di Morr Music e album in uscita a gennaio (segnatevelo sull’agenda).
Il concerto mostra angoli più aggressivi dei L’Altra, impennate di ritmo e forza che muovono le teste delle prime appassionate file. Quando poi mi raccontano che la foto di copertina del disco, con quei fiori di campo in fragile controluce, è stata scattata dopo un loro concerto a Finale Emilia, in quella zona di Bassa lontana da tutto e dalla quale provengo, il passaggio al banchetto del merchandising a ritirare In the afternoon è obbligatorio.
Almeno per averlo a portata di mano la domenica mattina successiva.
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