Ci è stato chiesto di rendere conto della serata Libertines, e del perché poi non se ne era più detto nulla.
Temo che qualcuno ormai si sia accorto che non siamo giornalisti, e che spesso siamo di umore instabile.
Per cui, rispondendo alla seconda domanda, diamo soddisfazione anche alla prima con uno schiforenico cut up di elettrolettere passate qui in redazione
What a waster, what a fucking waster
Sabato notte, rincasato intorno alle tre, ho passato una mezzoretta seduto nella vasca da bagno a considerare perché mai quella sera non mi ero divertito.
Nel mentre passavo in rassegna immagini di penne con l'inchiostro blu e del povero Cust colle sue giacche di pelle nera, di curriculum in flash su minidisk. E chissà se esistono più i minidisk.
I Libertines avevano suonato più o meno da cani, ma lo immaginavamo.
Che poi, ci è stato insegnato, in un concerto come quello non conta la tecnica, quanto piuttosto l´energia, il tracciato noto dei riferimenti, eccetera.
L' acustica del Covo è stata tra le peggiori di sempre?
O forse il tragitto macchina Covo Covo macchina, al buio e col fango da solo?
Poco importava, del resto: noi volevamo ballare e sudare e incontrare i nostri amici al bar.
Ho incolpato per un po' la mia ostinata negazione alla socievolezza e poi, mentre l'acqua impercettibile assecondava l'equilibro termico, ho cercato conforto nella domenica che cominciava: il sole di carta e Delillo sul divano.
Ho pensato che quando l´acqua sarebbe diventata fredda del tutto me ne sarei andato a letto da solo, e che tutto sommato non era detto che non ne avessi voglia, e che di sicuro non avresti chiamato domani, e che avrei passeggiato e comprato manicotti di lana, e guardato i soffitti di Ludovico il Moro e i mori far capolino sfondando il solaio.
Mi sono ricordato dei Casabella degli anni cinquanta sfogliati al baretto, della lingerie anni settanta e della Claudia, delle mostre di fotografia Taschen nelle enoteche del centro.
Deve essere soltanto che si vorrebbe, a volte, avere desideri più normali o per lo meno più coerenti. O, al più, non avere desideri affatto.
Del resto, e a proposito di penne e inchiostri blu, i desideri, sappiamo, difficilmente invecchiano assieme all'età. E le aspettative non imparano dai propri errori.
Poi si è fatto tardi sul serio e così ho smesso di credere che il fatto di non essermi divertito costituisse un problema da risolvere. Era successo, come altre volte. Mi sono infilato l´accappatoio e prima di andare a dormire sono rimasto a guardare ancora un po' la città dalla finestra.
Temo che qualcuno ormai si sia accorto che non siamo giornalisti, e che spesso siamo di umore instabile.
Per cui, rispondendo alla seconda domanda, diamo soddisfazione anche alla prima con uno schiforenico cut up di elettrolettere passate qui in redazione
What a waster, what a fucking waster
Sabato notte, rincasato intorno alle tre, ho passato una mezzoretta seduto nella vasca da bagno a considerare perché mai quella sera non mi ero divertito.
Nel mentre passavo in rassegna immagini di penne con l'inchiostro blu e del povero Cust colle sue giacche di pelle nera, di curriculum in flash su minidisk. E chissà se esistono più i minidisk.
I Libertines avevano suonato più o meno da cani, ma lo immaginavamo.
Che poi, ci è stato insegnato, in un concerto come quello non conta la tecnica, quanto piuttosto l´energia, il tracciato noto dei riferimenti, eccetera.
L' acustica del Covo è stata tra le peggiori di sempre?
O forse il tragitto macchina Covo Covo macchina, al buio e col fango da solo?
Poco importava, del resto: noi volevamo ballare e sudare e incontrare i nostri amici al bar.
Ho incolpato per un po' la mia ostinata negazione alla socievolezza e poi, mentre l'acqua impercettibile assecondava l'equilibro termico, ho cercato conforto nella domenica che cominciava: il sole di carta e Delillo sul divano.
Ho pensato che quando l´acqua sarebbe diventata fredda del tutto me ne sarei andato a letto da solo, e che tutto sommato non era detto che non ne avessi voglia, e che di sicuro non avresti chiamato domani, e che avrei passeggiato e comprato manicotti di lana, e guardato i soffitti di Ludovico il Moro e i mori far capolino sfondando il solaio.
Mi sono ricordato dei Casabella degli anni cinquanta sfogliati al baretto, della lingerie anni settanta e della Claudia, delle mostre di fotografia Taschen nelle enoteche del centro.
Deve essere soltanto che si vorrebbe, a volte, avere desideri più normali o per lo meno più coerenti. O, al più, non avere desideri affatto.
Del resto, e a proposito di penne e inchiostri blu, i desideri, sappiamo, difficilmente invecchiano assieme all'età. E le aspettative non imparano dai propri errori.
Poi si è fatto tardi sul serio e così ho smesso di credere che il fatto di non essermi divertito costituisse un problema da risolvere. Era successo, come altre volte. Mi sono infilato l´accappatoio e prima di andare a dormire sono rimasto a guardare ancora un po' la città dalla finestra.
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