Marco beveva? Non so, credo di si'. Un po' per giustificare, un po' per commuoversi, mi pare che l'addizione abbia comunque preso il sopravvento. Non e' un bel modo di sistemare le cose, me ne rendo conto, e' un po' troppo cinematografico, ma non abbiamo trovato di meglio, io e lei. Poi con le addizioni siamo andati lontani. Perche' Marco possedeva l'enoteca delle sessions, animata dai migliori musicisti di Modena o da qualcuno che li rendeva statisticamente tali. Cosi', morire di emorraggia interna ci e' parsa una necessita' estetica dal sapore maledettamente antico. Che dovesse morire cosi' gonfio e pallido, pero', non ce lo saremmo mai immaginati, anche a pensarci. E' la distanza che si crea tra le persone vive e che poi si estingue, quando i morti hanno finalmente un senso. Ad esempio, io lo credevo indaffaratissimo a sedurre la mia ragazza, la notte in cui ci siamo conosciuti e lui era brillante e riempiva i bicchieri. Invece aveva cose ben piu' importanti a cui pensare. L'ultima volta, al Parco della Repubblica, ci ha offerto il concerto di un Capossela magrissimo e ancora da bere. Era gia' gonfio e pallido e c'era la musica, di cui Marco portava segni che non avevano nulla a che fare con la distinzione. Io non avevo piu' paura e l'ho ringraziato. Per fortuna. Adieu.

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