Silicio, corpo, dolore.



Un discorso che andava molto di moda alcuni anni fa era quello sui rapporti fra il corpo umano e le macchine cosiddette intelligenti. L'interfaccia fra biologico e digitale è stata usata nell'arte ed è una bella utopia che noi amanti della fantascienza troviamo addirittura banale.



Vorrei cogliere l'occasione per dire che tutti questi discorsi di solito sottintendono un'idea piuttosto riduttiva e banale di "corpo umano". Intendono il fisico-carnale come energia elettromagnetica o come sistema nervoso culminante nelle scosse neurologiche. Non è solo così. Basterebbe pensare a quello strano fenomeno acustico muscolare che sono le parole per cominciare a vedere che l'interfaccia fra materiali umani e facoltà logiche, materia e memoria, ci ha già incisi molto in profondità.



Non c'è nulla di psicosomatico, per esempio, nel fatto che io ora senta un male molto forte alla testa perché il disco rigido del mio Pc è saltato disperdendo tutto il suo contenuto. Il senso di vuoto che sento nella pancia non è dettato da alcuna proiezione psicologica. La memoria del mio Pc non era una metafora distaccata da me, non era un'astrazione, e nemmeno un prodotto privo di materia. Non era neanche tempo cristallizzato, come un'unghia che ti cresce e che puoi tagliare ogni tanto. Era presente come è presente qui il mio corpo. Sono stati asportati dei pezzi molto concreti della mia esistenza fisiologica. E ora il mio corpo, le mie gambe, le mie braccia, i miei occhi, il mio cervello, dovranno subire una dura rieducazione per tornare indietro nel tempo e rimettersi nella condizione precedente all'incidente.



E' esattamente come uscire dall'ospedale dopo un'operazione chirurgica molto invasiva.



Commenti