Alla ricerca del Tempo Perduto (e di qualche disco nuovo)
Leonardo mi chiede cosa penso di tutte queste classifiche delle "31 canzoni che ti hanno cambiato la vita", in voga in questi giorni su molti dei nostri blog preferiti.
La faccenda, come già detto, nasce da una idea di Nick Hornby e in un altro momento mi avrebbe visto partecipare con entusiasmo: in pratica si tratterebbe di compilare un Nastrone a tema come tanti altri, magari in questo caso solo un po' più autobiografico.
Da un punto di vista "tecnico" credo che la soluzione migliore sarebbe presentare una tale playlist in ordine cronologico (ovviamente personale, non di pubblicazione delle canzoni): in fondo si tratta dei nostri ricordi, della nostra rappresentazione del nostro passato.
Vedo invece che prevale l'ordine alfabetico, con il risultato di essere più discreti, ma anche di raccontare meno di quanto il tema della classifica richiede.
La domanda di Leo però mi suggerisce un seconda considerazione: forse la mia vita non è stata così intensa da cambiare una trentina di volte.
Oppure, ancora peggio: quando è cambiata, non sempre le canzoni (le canzoni giuste per essere ricordate) erano lì.
Comincio a divagare ma sono costretto ad ammettere che nonostante polaroid sia il blog di un programma radiofonico, non sempre mi trovo a vivere nella musica. La musica va e viene: succede anche a voi?
Ad esempio, è già febbraio e non mi pare di aver ancora ascoltato un disco uscito nel 2003.
E ancora: quanti dischi seminali, pietre miliari della storia del rock, dovrò continuare a comprare prima di accettare che io di musica non capisco nulla?
La musica, da una certa età in poi (se davvero ti interessa), sembra diventare qualcosa di inaspettatamente complesso. Ti accorgi che esiste una storia che occorre "studiare" e non basta più perdere un pomeriggio a guardare Videomusic (figuriamoci Mtv oggi) per dire che la si ama, meno ancora che si è degli intenditori (a me è successo nel passaggio dalle medie alle superiori).
Viene in mente una versione povera e pop del finale del romanzo di Proust, la scena del ricevimento in cui le maschere decrepite camminano a fatica in cima ai vertiginosi trampoli del Tempo.
Può capitare di avvertire qualcosa del genere anche per la musica: mi trovo seduto in cima a una pila di dischi di cui non riesco a vedere la base, e i dischi nuovi che si aggiungono di continuo la fanno oscillare sempre di più.
Per questo, nove volte su dieci, l'entusiasmo per le ultime novità musicali, l'hype esasperato, il gruppo pompato del momento viene trattato con diffidenza: è come se ci allontanasse un gradino di più da quello che stavamo appena cercando di conoscere, làggiù.
D'altra parte, è anche vero che non è sempre necessario conoscere tutta "la storia" per apprezzare qualcosa. Se un sedicenne un po' sveglio ama The Libertines scoperti su Musica di Repubblica, non è obbligatorio (per ora?) che sappia sdottorare sui giusti riferimenti punk-rock.
E poi penso che da un po' di tempo a questa parte (gli aggiornamenti a singhiozzo di questo blog lo testimoniano), mi capita di attraversare settimane in cui non ho voglia di ascoltare dischi nuovi, né di tenermi particolarmente informato. E sapete perché? Perché ho paura. Ho paura di scoprire musica nuova, di capire che è bella e interessante, ma di non sentire un cavolo di niente.
Prendiamo tutta la musica che "says nothing to me about my life": è colpa della musica o colpa mia? Per esempio, in casa dei miei genitori ci sono sempre stati dischi di Burt Bacharach, ma fino a quando avevo vent'anni anni, quando si è cominciato a parlare di cocktail, lounge ecc., non li avevo mai degnati di uno sguardo...
Poi questi periodi passano, non c'è da preoccuparsi, siamo abbastanza smemorati, salteranno fuori quattro nuovi ventenni con le chitarre e le magliette fiche, e ancora prima che esca il loro album comprerò un numero di NME per appendere un poster nell'armadio, andrò a un concerto che dichiarerò il più emozionante mai visto, in radio mi prenderanno in giro, mi innamorerò di una ragazza che balla quella stessa canzone e la mia vita sarà cambiata un'altra volta: new entry al primo posto della classifica.
Leonardo mi chiede cosa penso di tutte queste classifiche delle "31 canzoni che ti hanno cambiato la vita", in voga in questi giorni su molti dei nostri blog preferiti.
La faccenda, come già detto, nasce da una idea di Nick Hornby e in un altro momento mi avrebbe visto partecipare con entusiasmo: in pratica si tratterebbe di compilare un Nastrone a tema come tanti altri, magari in questo caso solo un po' più autobiografico.
Da un punto di vista "tecnico" credo che la soluzione migliore sarebbe presentare una tale playlist in ordine cronologico (ovviamente personale, non di pubblicazione delle canzoni): in fondo si tratta dei nostri ricordi, della nostra rappresentazione del nostro passato.
Vedo invece che prevale l'ordine alfabetico, con il risultato di essere più discreti, ma anche di raccontare meno di quanto il tema della classifica richiede.
La domanda di Leo però mi suggerisce un seconda considerazione: forse la mia vita non è stata così intensa da cambiare una trentina di volte.
Oppure, ancora peggio: quando è cambiata, non sempre le canzoni (le canzoni giuste per essere ricordate) erano lì.
Comincio a divagare ma sono costretto ad ammettere che nonostante polaroid sia il blog di un programma radiofonico, non sempre mi trovo a vivere nella musica. La musica va e viene: succede anche a voi?
Ad esempio, è già febbraio e non mi pare di aver ancora ascoltato un disco uscito nel 2003.
E ancora: quanti dischi seminali, pietre miliari della storia del rock, dovrò continuare a comprare prima di accettare che io di musica non capisco nulla?
La musica, da una certa età in poi (se davvero ti interessa), sembra diventare qualcosa di inaspettatamente complesso. Ti accorgi che esiste una storia che occorre "studiare" e non basta più perdere un pomeriggio a guardare Videomusic (figuriamoci Mtv oggi) per dire che la si ama, meno ancora che si è degli intenditori (a me è successo nel passaggio dalle medie alle superiori).
Viene in mente una versione povera e pop del finale del romanzo di Proust, la scena del ricevimento in cui le maschere decrepite camminano a fatica in cima ai vertiginosi trampoli del Tempo.
Può capitare di avvertire qualcosa del genere anche per la musica: mi trovo seduto in cima a una pila di dischi di cui non riesco a vedere la base, e i dischi nuovi che si aggiungono di continuo la fanno oscillare sempre di più.
Per questo, nove volte su dieci, l'entusiasmo per le ultime novità musicali, l'hype esasperato, il gruppo pompato del momento viene trattato con diffidenza: è come se ci allontanasse un gradino di più da quello che stavamo appena cercando di conoscere, làggiù.
D'altra parte, è anche vero che non è sempre necessario conoscere tutta "la storia" per apprezzare qualcosa. Se un sedicenne un po' sveglio ama The Libertines scoperti su Musica di Repubblica, non è obbligatorio (per ora?) che sappia sdottorare sui giusti riferimenti punk-rock.
E poi penso che da un po' di tempo a questa parte (gli aggiornamenti a singhiozzo di questo blog lo testimoniano), mi capita di attraversare settimane in cui non ho voglia di ascoltare dischi nuovi, né di tenermi particolarmente informato. E sapete perché? Perché ho paura. Ho paura di scoprire musica nuova, di capire che è bella e interessante, ma di non sentire un cavolo di niente.
Prendiamo tutta la musica che "says nothing to me about my life": è colpa della musica o colpa mia? Per esempio, in casa dei miei genitori ci sono sempre stati dischi di Burt Bacharach, ma fino a quando avevo vent'anni anni, quando si è cominciato a parlare di cocktail, lounge ecc., non li avevo mai degnati di uno sguardo...
Poi questi periodi passano, non c'è da preoccuparsi, siamo abbastanza smemorati, salteranno fuori quattro nuovi ventenni con le chitarre e le magliette fiche, e ancora prima che esca il loro album comprerò un numero di NME per appendere un poster nell'armadio, andrò a un concerto che dichiarerò il più emozionante mai visto, in radio mi prenderanno in giro, mi innamorerò di una ragazza che balla quella stessa canzone e la mia vita sarà cambiata un'altra volta: new entry al primo posto della classifica.
Commenti
Posta un commento