You can’t change the way she feels
You can’t put your arms around her...
Che al primo posto tra le classifiche più abusate del 2003 ci sia quella dei 31 pezzi “che mi hanno cambiato la vita”, in fondo, ci può anche stare.
Quello che non posso lasciare impunito è che in gran parte di queste classifiche, come ha già osservato Wittgenstein, la facciano da padrone i Massive Attack.
Ora mi dovreste spiegare in che modo un loro pezzo può cambiarvi la vita, perché – con tutto il bene che si può volere alla pregevole formazione britannica – l’unica eventualità che mi è venuta in mente è assopirmi alla guida e finire contro un platano, sulle note di Protection.
Ma dico, avete riflettuto un momento sull’espressione “cambiare la vita”?
Si tratta di un avvenimento importante, a volte piacevole a volte no, ma traumatico. Una persona che ti dice di sì (o di no). Un’offerta di lavoro. Un licenziamento. Una telefonata. Un silenzio. Un incontro. Uno scontro.
E voi – tutti trentenni-e-qualchecosa – vorreste farmi credere di aver cambiato la vostra vita come minimo 31, una media di quasi una volta all'anno, sin dalla più tenera età. E ogni volta avevate la musica di sottofondo. Beh, complimenti. Altro che flessibilità. Credo che nessuna estensione dell’articolo 18 potrebbe includervi, ormai.
Diceva un mio amico una volta: “In certi momenti, se sei un uomo, ti parte la base”.
Ovverosia: in certi momenti è proprio come nei film, io ti guardo, tu mi guardi, e all’improvviso sale un violino da qualche parte. Beh, non è vero. A me non è successo. Quella volta che ho messo su Neil Young e ho provato a stringerti e tu sei fuggita. E tutte le mie cassette che ti tieni ancora in casa, le ascolti e non pensi più a me, o magari ci sei passata sopra, come hai fatto con tutto il resto. La musica non mi ha cambiato la vita. Ci ha provato, ci ha provato. Ma i risultati, lasciamo perdere.
Vi devo dire la verità? Devo proprio? Se nel bel mezzo di un trauma voi sentite l’esigenza di metter su i Massive Attack, avete qualche problema.Vogliamo parlarne?
La verità è che non vi va affatto, di cambiare la vostra vita. Vi piace così com’è, coi vostri cd sulla scrivania, il computer che è un box di giocattoli mascherato da postazione di lavoro. E quando il Vento del Cambiamento bussa alla vostra porta, voi (come me) dite ancora una volta: “Un momento, metto su un disco e arrivo”. Non è stato così sin dai tempi del liceo? Un disco, solo un altro disco, e poi mi metto a fare i compiti, prometto. Qualcosa di ovattato. Che mi faccia sentire al sicuro, in un grembo caldo. I Massive Attack, perché no.
La musica non ha cambiato la nostra vita: l’ha solo resa più confortevole. È una blanda droga, un tranquillante, ma ultimamente ne gira parecchia gratis. Sì, in fondo noi compilatori compulsivi di playlist siamo nella nostra fase epica, come i consumatori di LSD a metà ’60 (quando ancora nessuno aveva pensato di proibire l'acido): abbiamo tutto quello che ci serve in sovrabbondanza, e ci stiamo dando all’ebbrezza delle miscele più assurde e sfrenate. Qualcuno, tra un po’, verrà a dirci che non è legale e che fa male: noi nel frattempo siamo convinti di poter cambiare la nostra vita da un momento all’altro. Ogni giorno. Anche oggi. Appena è finita la playlist.
Beh, scusate il tono apocalittico, non ve lo meritate. Amo questa vita di proroghe e nastroni. Vi amo. E vi avverto di tenervi pronti a cambiare vita, lavoro, amore, fede, dentifricio: sta per uscire il nuovo album dei Massive Attack.
Si, ma alla fine di tutte queste storie ti resta solo una pila di cassette registrate
(La Fata)
You can’t put your arms around her...
Che al primo posto tra le classifiche più abusate del 2003 ci sia quella dei 31 pezzi “che mi hanno cambiato la vita”, in fondo, ci può anche stare.
Quello che non posso lasciare impunito è che in gran parte di queste classifiche, come ha già osservato Wittgenstein, la facciano da padrone i Massive Attack.
Ora mi dovreste spiegare in che modo un loro pezzo può cambiarvi la vita, perché – con tutto il bene che si può volere alla pregevole formazione britannica – l’unica eventualità che mi è venuta in mente è assopirmi alla guida e finire contro un platano, sulle note di Protection.
Ma dico, avete riflettuto un momento sull’espressione “cambiare la vita”?
Si tratta di un avvenimento importante, a volte piacevole a volte no, ma traumatico. Una persona che ti dice di sì (o di no). Un’offerta di lavoro. Un licenziamento. Una telefonata. Un silenzio. Un incontro. Uno scontro.
E voi – tutti trentenni-e-qualchecosa – vorreste farmi credere di aver cambiato la vostra vita come minimo 31, una media di quasi una volta all'anno, sin dalla più tenera età. E ogni volta avevate la musica di sottofondo. Beh, complimenti. Altro che flessibilità. Credo che nessuna estensione dell’articolo 18 potrebbe includervi, ormai.
Diceva un mio amico una volta: “In certi momenti, se sei un uomo, ti parte la base”.
Ovverosia: in certi momenti è proprio come nei film, io ti guardo, tu mi guardi, e all’improvviso sale un violino da qualche parte. Beh, non è vero. A me non è successo. Quella volta che ho messo su Neil Young e ho provato a stringerti e tu sei fuggita. E tutte le mie cassette che ti tieni ancora in casa, le ascolti e non pensi più a me, o magari ci sei passata sopra, come hai fatto con tutto il resto. La musica non mi ha cambiato la vita. Ci ha provato, ci ha provato. Ma i risultati, lasciamo perdere.
Vi devo dire la verità? Devo proprio? Se nel bel mezzo di un trauma voi sentite l’esigenza di metter su i Massive Attack, avete qualche problema.Vogliamo parlarne?
La verità è che non vi va affatto, di cambiare la vostra vita. Vi piace così com’è, coi vostri cd sulla scrivania, il computer che è un box di giocattoli mascherato da postazione di lavoro. E quando il Vento del Cambiamento bussa alla vostra porta, voi (come me) dite ancora una volta: “Un momento, metto su un disco e arrivo”. Non è stato così sin dai tempi del liceo? Un disco, solo un altro disco, e poi mi metto a fare i compiti, prometto. Qualcosa di ovattato. Che mi faccia sentire al sicuro, in un grembo caldo. I Massive Attack, perché no.
La musica non ha cambiato la nostra vita: l’ha solo resa più confortevole. È una blanda droga, un tranquillante, ma ultimamente ne gira parecchia gratis. Sì, in fondo noi compilatori compulsivi di playlist siamo nella nostra fase epica, come i consumatori di LSD a metà ’60 (quando ancora nessuno aveva pensato di proibire l'acido): abbiamo tutto quello che ci serve in sovrabbondanza, e ci stiamo dando all’ebbrezza delle miscele più assurde e sfrenate. Qualcuno, tra un po’, verrà a dirci che non è legale e che fa male: noi nel frattempo siamo convinti di poter cambiare la nostra vita da un momento all’altro. Ogni giorno. Anche oggi. Appena è finita la playlist.
Beh, scusate il tono apocalittico, non ve lo meritate. Amo questa vita di proroghe e nastroni. Vi amo. E vi avverto di tenervi pronti a cambiare vita, lavoro, amore, fede, dentifricio: sta per uscire il nuovo album dei Massive Attack.
Si, ma alla fine di tutte queste storie ti resta solo una pila di cassette registrate
(La Fata)
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