Musica per rondini
Questo maggio avaro è passato e io non ho sentito l'odore dei tigli nemmeno una volta.
Sto ingrassando: troppi pranzi al monitor, troppe birrette in giro di notte per cavarsi almeno quella soddisfazione.
La pace è tra le sette e mezza e le nove di sera. Arrivo lì di corsa, apro la porta in cima alla torre, spalanco le finestre e c'è tutto questo cielo azzurro intorno pieno di rondini.
Io mi siedo sullo sgabello a guardarle e suono per loro le Aislers Set.
Amy Linton è un architetto, Amy Linton ha messo a posto il garage e ha chiamato a suonare un po' di amici della scena indie di San Francisco, Amy Linton fa durare un "la-la-la-la" due strofe e ne vorresti ancora, Amy Linton clapping hands per Comet Gain, Amy Linton fa girare al contrario la storia della musica e adesso i Beach Boys vengono subito dopo il punk, mentre la Tamla/Motown si ispira agli Smiths e alle Talulah Gosh. Amy Linton piace ai Belle and Sebastian, ai Pastels e a Stephin Merritt, ma soprattutto, vi assicuro, Amy Linton piace alle rondini.
The last match volteggia, tira vento e la città di sotto si quieta per l'ultimo attimo di luce. Le rondini restano a giocare, ora che fa più fresco, e ridono con "Way to the market station", "One half laughin" e "Baloon song". Lo stormo poi si piega leggero alle malinconie di "Chicago New York", "Lonely side of town" o "The walk".
Questo cielo costellato fino alle colline di piccole ali nere che si rincorrono lascia senza fiato.
How I Learned to Write Backwards suona meglio quando fa un po' più buio: colpa di un'eccessiva confidenza con i riverberi à la Phil Spector, si dice in giro, e ogni tanto davvero si respira un'aria più spettrale.
Le rondini nere si confondono e si perdono verso ovest, sarà per il taglio più surreale di certi versi, o per certe melodie che scartano verso inattesi semitoni, o per le voci che a volte si sovrappongono senza far perdere una sensazione di generale fragilità.
Ma come ha scritto qualcuno, le Aislers Set fanno sembrare il loro garage una cattedrale illuminata dalle stelle.
Dopo i campanelli decisamente natalizi di "Catherine says" e "Sara's song", i coretti femminili sixties di "Languor in the balcony" e "Mission bells", e l'ironico pastiche smithsiano di "Train #2", le rondini svaniscono dal cielo, il sole è ormai sceso dietro San Petronio e io resto da solo davanti alla finestra aperta:
at the end of the day, the hours seem arbitrary
after whyskey, wine and apathy had their way
will these hand ever learn...
Questo maggio avaro è passato e io non ho sentito l'odore dei tigli nemmeno una volta.
Sto ingrassando: troppi pranzi al monitor, troppe birrette in giro di notte per cavarsi almeno quella soddisfazione.
La pace è tra le sette e mezza e le nove di sera. Arrivo lì di corsa, apro la porta in cima alla torre, spalanco le finestre e c'è tutto questo cielo azzurro intorno pieno di rondini.
Io mi siedo sullo sgabello a guardarle e suono per loro le Aislers Set.
Amy Linton è un architetto, Amy Linton ha messo a posto il garage e ha chiamato a suonare un po' di amici della scena indie di San Francisco, Amy Linton fa durare un "la-la-la-la" due strofe e ne vorresti ancora, Amy Linton clapping hands per Comet Gain, Amy Linton fa girare al contrario la storia della musica e adesso i Beach Boys vengono subito dopo il punk, mentre la Tamla/Motown si ispira agli Smiths e alle Talulah Gosh. Amy Linton piace ai Belle and Sebastian, ai Pastels e a Stephin Merritt, ma soprattutto, vi assicuro, Amy Linton piace alle rondini.
The last match volteggia, tira vento e la città di sotto si quieta per l'ultimo attimo di luce. Le rondini restano a giocare, ora che fa più fresco, e ridono con "Way to the market station", "One half laughin" e "Baloon song". Lo stormo poi si piega leggero alle malinconie di "Chicago New York", "Lonely side of town" o "The walk".
Questo cielo costellato fino alle colline di piccole ali nere che si rincorrono lascia senza fiato.
How I Learned to Write Backwards suona meglio quando fa un po' più buio: colpa di un'eccessiva confidenza con i riverberi à la Phil Spector, si dice in giro, e ogni tanto davvero si respira un'aria più spettrale.
Le rondini nere si confondono e si perdono verso ovest, sarà per il taglio più surreale di certi versi, o per certe melodie che scartano verso inattesi semitoni, o per le voci che a volte si sovrappongono senza far perdere una sensazione di generale fragilità.
Ma come ha scritto qualcuno, le Aislers Set fanno sembrare il loro garage una cattedrale illuminata dalle stelle.
Dopo i campanelli decisamente natalizi di "Catherine says" e "Sara's song", i coretti femminili sixties di "Languor in the balcony" e "Mission bells", e l'ironico pastiche smithsiano di "Train #2", le rondini svaniscono dal cielo, il sole è ormai sceso dietro San Petronio e io resto da solo davanti alla finestra aperta:
at the end of the day, the hours seem arbitrary
after whyskey, wine and apathy had their way
will these hand ever learn...
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