E tu mi fai, dobbiamo andare al cine, e vai al cine, vacci tu



Ieri sera, sto tagliando i pomodori e le zucchine e ascolto il Gran Galà di Seconda Visione sulla concorrenza, ho capito: la stagione cinematografica 2002/2003 di Polaroid ha avuto un suo eccentrico surrealismo.

A tale riguardo, vi basti sapere che è cominciata con The dancer upstairs ed è finita con 28 giorni dopo.



Quelli di Polaroid sono andati al cinema un po' come hanno condotto un programma in radio e fatto post su questo blog, con una certa estetica casualità, fascinazione per il mistero, inconsapevolezza pascoliana, scompiglio dadaista, languore preraffaleita, allo sbaraglio.

Ebi e ellegi pescavano dal giroscopio i film da vedere come funamboli degli umori vicendevoli.

Ne è conseguita la visione compulsiva di tutte le commedie francesi e i melodrammi romani e parmigiani, per l'inverno freddo freddo, le pellicole sociali iberiche, affiorando la primavera, gli horror inglesi derivativi, avanzando la stagione calda.



Di tutto ciò la redazione non conserva memoria, come di vacanze estive lontane di cui, precipitato il ricordo, serbiamo paesaggi confusi e pastiche architettonici.



Soltanto, sporadicamente affiorano le immagini: Laura Morante vestita da mimo francese, che insegna danza classica in inglese in un film americano, Javier Bardem che gigioneggia con Laura Morante sopra la palestra, e beve birrini al bar sport di Vigo, mentre la moglie del suo amico è una sirena che inscatola tonni, e quell'altra spela i polli e limona con un dirimpettaio affetto da machismo, molto attento a non rompere gli occhiali da vista Armani e non bruciare il salotto, nell'appartamento di fianco, intanto, Sigourney Weaver limona col suo figliastro sdottorando di accademia, e Charlotte Rampling, con il figlio di un amico, mentre Carol Bouquet ingolla champagne al grand hotel perchè gli altri alcolici le danno l'emicrania, le ragazze irlandesi con le orecchie grandi rinunciano alla fuga dalla lavanderia, per via del cilicio trascendendale, e quelle con gli occhi grandi si esibiscono per fuggire allo sguardo ottuso di uno che fissa e fuma, e quelle altre ancora, segratarie, si invaghiscono degli avvocati, che hanno l'espressione perduta di James Spader e si tagliano a pezzetti, perchè il vento se le porti via, e in quell'altro c'è Yvan Attal, meraviglioso e tradito dalla moglie Charlotte, con Terence Stamp, su un aereo tagliato a mezzo, dove c'è pure, poco più in là Nicolas Cage, che racconta le storie, in via del tutto sperimentale e Kathrine Keener che vigila, vestita in bianco nel cortile di casa, o ancora, altrove, licenzia impiegati, in piedi, sulla scrivania, reggendo un mappamondo.

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