Il rock fa crescere sani e forti



Il nuovo album dei Julie’s Haircut si intitola “Adult situations”, è molto bello e farà il suo debutto in società sabato 25 ottobre, per nostra fortuna al Covo. Ne parliamo con Luca G. e Laura, chitarra e basso della band di Sassuolo.





Julie's Haircut - 'Adult situations'- La prima volta che ho ascoltato il vostro nuovo disco sono rimasto sbalordito. Vi confesso un certo imbarazzo: come tutti, anch’io userò la parola “maturità” per cominciare a descrivere il vostro terzo lp. In questo disco è davvero tutto più grande, non solo il minutaggio di certi pezzi: qui si respira più a lungo, più profondamente, negli arrangiamenti, nell’accostamento delle canzoni. Forse essere adulti significa anche “trattare” la musica in maniera diversa?



Luca: La cosa che rilevi riguardo al "respiro più lungo" dei nuovi pezzi mi trova pienamente d'accordo. Si tratta di una cosa naturale, immagino. A 18/20 anni l'espressione migliore delle emozioni è quella più diretta e brutale, il rock'n'roll, ecc. Forse alla soglia dei 30 anni ci si accorge che ci sono altri modi di espressione, che in quel momento risultano essere più efficaci. Velocità e distorsioni sono mezzi certamente validi, ma col tempo rischi di rimanere assuefatto, così succede di trovarsi più coinvolti da discorsi musicali che richiedono un approccio meno diretto.



- Ho cercato di capire in cosa consistesse questo nuovo carattere, ho alzato il volume in cuffia, e una canzone mi ha colpito: “Fear don’t live here anymore” (che potrebbe essere proprio ciò che si dicono telepaticamente i due volti sulla copertina). In questa traccia ci sono archi sferzanti suonati da un quartetto: una sorpresa



Luca: La mia più grande paura riguardo questo disco è che non gli si conceda più di qualche ascolto superficiale, cosa che necessariamente porterebbe a fraintenderlo. E’ un disco "falsamente semplice", fatto di melodie semplici ma strutture complesse e oblique. Credo che il rischio, a un primo ascolto, sia di accantonarlo credendo di avere già capito dove va a parare; ma io stesso sono riuscito ad apprezzarlo appieno (una volta finito) solo al quarto o quinto ascolto. L’esempio degli archi di "Fear" è emblematico, ma ci sono altre sorprese del genere: è lì buona parte del segreto per valutarlo. L'arrangiamento di archi in sé non saprei come definirlo; a me intriga perché abbiamo utilizzato il quartetto in un pezzo molto groovy, dove ti aspetteresti tutt'altro, e invece funziona. Abbiamo fatto suonare al quartetto una parte che sembra scritta per una sezione fiati, una frase molto secca e ritmica, ma proprio il fatto che sia suonata da archi mi pare la renda più interessante. L'idea non è pionieristica, anzi: per gente come Curtis Mayfiled queste erano soluzioni più che abituali.



- A questo punto provo a lanciare anche altri riferimenti che mi sono venuti in mente ascoltando “Adult situations”: l’attacco del primo brano (“In the air tonight”), ad esempio, fa pensare a Flaming Lips e Mercury Rev; poi entrano le chitarre, la batteria... e ci sento i REM. Altri momenti (“Academy awards”) sono splendidamente pavementiani…



Luca: Quando produciamo una canzone non stiamo certo a pensare a un determinato gruppo, piuttosto si cerca un'idea di suono che sia perfetta come veste di quella canzone. Fa piacere vedere il nome del gruppo accostato a quelli di questi giganti, ma tanto vale parlare della canzone in sé e lasciare perdere i riferimenti, che nel nostro caso ormai sono stati identificati a sufficienza. Credo che “In the air tonight” sia una scelta abbastanza scomoda per iniziare un album, ma ha il pregio di mettere in tavola da subito la natura ambigua (doppia, ha detto qualcuno... schizofrenica?) dell'intero disco.



- Vi aspettate reazioni a queste “ambiguità” durante i concerti? Avete già in mente come si amalgameranno le canzoni più vecchie con quelle nuove?



Luca: Forse può esserci un rischio di fraintendimento da parte di una certa fetta di pubblico, soprattutto da parte di chi ci segue da più tempo. Daniele Rumori, invece, mi faceva notare che chi si accosta ai Julie’s per la prima volta ha molti meno problemi a lasciarsi coinvolgere. E’ presto per questo tipo di riflessioni. Dal vivo collaudiamo da tempo buona parte dei pezzi nuovi e credo che siamo giunti a una scaletta del tutto fluida. Non c'è uno scarto drammatico fra le cose vecchie e le nuove.



- Eppure, mi pare che qualcosa nel disco cambi. Credo che “The Last Living Boy in Zombietown” sia il punto di svolta: quella sua lunga coda sognante prepara a un cambiamento d’atmosfera. Infatti arriva “Skokology”, un bizzarro intermezzo, come una radio che lascia una stazione, sta cercando una nuova frequenza e finalmente la trova in “Marmalade”. Questa canzone è incredibile: sembra Beck, ma con la voce di Laura è molto più sexy!



Luca: La parte finale di “Zombietown” è una delle mie preferite dell'album. Non è stata pensata per quello scopo, ma la lettura è condivisibile. “Skokology” è un brano nato al computer, fatto di soli campionamenti. A noi piace giocare con campioni di strumenti suonati veramente, quindi l'approccio è tipicamente elettronico, ma non altrettanto i suoni. Sono contento di “Marmalade” perché rappresenta un nuovo modo per l'utilizzo della voce di Laura, così conturbante, sempre a metà strada fra animatrice di programmi per bambini e pornostar. Cristina D'Avena e Cicciolina…



Laura: La migliore definizione coniata per me da Luca è stata “una D´Eusanio in acido”, in occasione di una performance televisiva. Quindi se io assomiglio a Beck (fico!) e Bugo assomiglia a Beck, io assomiglio a Bugo…



- Nel testo di “Marmalade” si cita “un inverno del cattivo gusto”, senza più feste: diventare grandi è anche questo? Tanto che poi conclude “you have to make a scene / you are the newcomers”.



Laura: Sì, “no more parties / and whistles for me” si riferisce proprio a quelle fumose sere d’inverno (che piacciono a tutti tranne a me) in cui sembra impossibile poter trovare un modo per divertirsi. Penso che forse sono troppo vecchia, poi a volte qualcosa succede.



- L’ultimo verso del disco è un imperativo: “Jump across the line”. Un invito per tutti quelli che continuano a crogiolarsi nell’adolescenza infinita?



Luca: Noi anagraficamente siamo diventati grandi, eppure io conduco la mia vita per certi versi in maniera più adolescenziale di quando avevo 16 anni (allora ero molto più ragionevole e quadrato). Solo che ora lo faccio in modo consapevole. Da adulto puoi ancora vivere in maniera spensierata, ma non puoi più permetterti di evitare il confronto con gli altri, con il senso di responsabilità, altrimenti diventi un fantoccio. Devi prendere coscienza di te stesso e di chi ti sta vicino. Questo a volte significa anche conquistare la consapevolezza che certe persone non meritano la tua preoccupazione a tutti i costi.



- Verso la fine del disco si percepisce una tensione: un verso di “Man in slow motion” dice anche “Love is the reason”...



Luca: E’ un pezzo in cui l'emozione prevale anche sulla forma e la struttura del brano. Il fare riferimento all'amore (inteso in senso molto lato) come ragione di esistenza non è affatto detto che sia adolescenziale. L'amore rimane un elemento selvaggio, mai strutturabile, ciò che è capace di farti stare male a 13 anni come a 50. Ecco, penso sempre più spesso che la cosiddetta forza dell'amore sia meglio riscontrabile nel dolore che nella gioia. E' facile capire quando si soffre per amore, non altrettanto quando si è felici: in generale non siamo ben disposti a riconoscerci come persone felici. Nel passaggio alla maturità è sempre dietro l'angolo il rischio di perdere una certa onestà nei rapporti, tipica della giovinezza del mondo. Ma non voglio diventare rousseauiano, mi fermo qui. In fondo è solo un disco di musica leggera.

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Local girl in the photograph



“Tutto ciò che vi serve sapere è nella copertina di Luca Lumaca: i due giovani adulti che vi guardano sono due nostri amici, appartenenti ad una generazione immediatamente successiva alla nostra, sono un ragazzo e una ragazza che ci ricordano tanto di noi qualche anno fa, quando il problema di dover diventare adulti si stava affacciando alle nostre vite. Non sappiamo come loro due diventeranno adulti, ma certamente sono due persone che non affronteranno questo passaggio nella maniera socialmente auspicabile”.



Così recita il comunicato stampa della nostra cara Homesleep che accompagna l’uscita di “Adult situations”. Parole piuttosto importanti, tanto che ci si domanda come i due personaggi sulla copertina se le sentano addosso. Lo abbiamo chiesto al volto femminile: Mara, componente delle Black Candy, irresistibile punk band modenese dagli imperdibili live.



Ti senti abbastanza vicina al ritratto che i Julie’s hanno fatto dei due ragazzi sulla copertina?



Direi di sì: io sono un soggetto pericoloso per la società! La pecora nera dei Minor Threat: hai presente? Sono certa che il passaggio a un'età adulta per me sarà tutto fuorché semplice e indolore. Ma va bene, perché credo che, se non fosse così, forse significherebbe essere una persona che ha poco o nulla da perdere interiormente.

Anche se queste situazioni si sono affacciate soltanto in parte nella mia vita, è inevitabile farsi tante domande. Cerco di vedermi fra qualche anno, finiti gi studi. Provo ad immaginare il mio futuro… ma è un punto interrogativo. Mi piacerebbe provare a stare fuori da certi schemi, certo. Non è facile però. Poi c'è la paura che cambino le cose… diciamo che questi problemi sono lì dietro l'angolo, molto vicini. Sono lì che mi spiano (guardoni!) e non vedono l'ora di complicarmi la vita.



Pensi che il problema di diventare adulti “nella maniera socialmente auspicabile” sia davvero avvertito, o piuttosto a un certo punto ci si lascia trascinare senza rendersene conto, le magliette dei gruppi finiscono nell'armadio e si tira fuori la cravatta?



Mah… secondo me è un problema comune a tante persone. Io spero che non tutti si ritrovino nel “socialmente auspicabile”! Non posso pensare che sia così facile sbarazzarsi di tutto ciò che si è stati per anni. Ad esempio, non credo che chi come me è stato segnato indelebilmente proprio da quelle magliette e da quei gruppi, da certi modi di pensare ed essere, riuscirebbe facilmente a conformarsi e a lasciarsi trascinare… anche se la corrente è fortissima... Per concludere: se certe cose le hai dentro e sono parte di te (penso soprattutto alla musica), quelle non si mollano tanto facilmente.

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