We don't play guitar
Le residenze reali hanno in sè una melanconia speciale, che dipende certamente dalle proporzioni troppo vaste per pochi ospiti, dal silenzio in cui ci si trova con meraviglia dopo tante fanfare, da quell'immobile lusso che con la sua età mostra la fugacità delle dinastie, l'eterna miseria del tutto, e questo odore di secoli soporifero e funebre come il profumo di mummia, ha effetto anche sulle teste ingenue. Rosannetta sbadigliava sterminatamente tornando all'albergo. G. Flaubert, L'educazione sentimentale
Puoi anche sentirlo come un fatto inevitabile, il che tutto sommato non guasta, specialmente la domenica, affidare al destino sgarbato l'incontrovertibilità dello scambio dei ruoli.
Alla mostra alla GAM è possibile apprezzare anche il lato oleografico del contesto.
Mentre tu chiudi la bicicletta assieme alla mia, io cerco il punto dove il giorno si perde, ma il sonnecchiante padiglione dell'Esprit Nouveau si interpone tra noi e il lento morire domenicale, alla lugubre colazione sull'erba dell'architettura. Anche lui, del resto si può ben dire nudo. Il sole, intanto, filtra gratis tra i rami.
Andare alle mostre è un modo come un altro per esercitare impunemente la propria vanità lasciandola libera di girovagare nel labirinto di corridoi caldi e ben illuminati, di impregnarsi di design da cafetteria.
Entrati al museo, invece di provare terrore per la nera palude di Ignoranza in cui improvvisamente dovremmo scoprire di stare sprofondando, invece di tremare sgomenti di fronte all'immenso mistero dell'Arte, ci trasciniamo svenevoli tra il vacuo e l'ottuso da un opera all'altra alla dolcissima e tranquillizzante caccia del Bello.
Questo accade più o meno anche alla mostra Il Nudo fra ideale e realtà (alla GAM, fino al 9 maggio).
Mi piace pensare che Favola di G. Klimt (c'è anche la Nuda Veritas nella sala successiva) valesse il prezzo, anche intero del biglietto.
Il quadro è senz'altro seminale nei confronti della Secession e del Klimt tutto volute e ori e fianchi larghi e meduse e baci che appendiamo nelle nostre camerette di femmine sensibili e gazze (per via dell'oro).
Infatti gran parte del suo fascino viene dal suo essere di passaggio.
C'è un'ironia non del tutto dichiarata o convinta sull'allegoria, e la fanciulla nuda che nella selva impersona La Favola, appunto, mentre esotici animali le fanno da corona del tutto insensibili alla di lei bellezza (il leone dorme di brutto mentre la cicogna ingolla una rana), pare perplessa se non poco intelligente nella sua improvvisa stilizzazione formale. La sensualità che emana è affidata al fogliame profondo che si intreccia sul retro. E' davvero molto bello, dal vero, intendo, è davvero quasi struggente che l'olio possa fare simili meraviglie.
Il resto è un ghiotto catalogo di seni pesanti, becche giganti e inguini ombrosi che può anche non lasciare indifferenti. Ho visto diversi rossori e imbarazzi lisciarsi i capelli negli specchi gemelli di Pistoletto.
Presa per stanchezza, più che da altro, ritornando sulla via di casa, come Rosannetta, appunto sbadigliavo.
Archiviati gli eroismi emancipati delle Josephine March, delle Dorothea Brooke, preferiremmo guardarci allo specchio e scoprirci capaci di prendere le parti delle loro sorelle, quelle di buon senso, quelle pratiche, quelle con i capelli d'oro, le Amy e le Celia, che fanno un buon matrimonio alle prime pagine, e passeggiano serene tra le rose del giardino col parasole e i merletti della cuffia cui sfuggono i riccioli d'oro, salve in ogni situazione perchè solo un tono più serio le fa apparire più belle e ciò è sufficiente a far perdonare loro le più sciocche ingenuità.
Le residenze reali hanno in sè una melanconia speciale, che dipende certamente dalle proporzioni troppo vaste per pochi ospiti, dal silenzio in cui ci si trova con meraviglia dopo tante fanfare, da quell'immobile lusso che con la sua età mostra la fugacità delle dinastie, l'eterna miseria del tutto, e questo odore di secoli soporifero e funebre come il profumo di mummia, ha effetto anche sulle teste ingenue. Rosannetta sbadigliava sterminatamente tornando all'albergo. G. Flaubert, L'educazione sentimentale
Puoi anche sentirlo come un fatto inevitabile, il che tutto sommato non guasta, specialmente la domenica, affidare al destino sgarbato l'incontrovertibilità dello scambio dei ruoli.
Alla mostra alla GAM è possibile apprezzare anche il lato oleografico del contesto.
Mentre tu chiudi la bicicletta assieme alla mia, io cerco il punto dove il giorno si perde, ma il sonnecchiante padiglione dell'Esprit Nouveau si interpone tra noi e il lento morire domenicale, alla lugubre colazione sull'erba dell'architettura. Anche lui, del resto si può ben dire nudo. Il sole, intanto, filtra gratis tra i rami.
Andare alle mostre è un modo come un altro per esercitare impunemente la propria vanità lasciandola libera di girovagare nel labirinto di corridoi caldi e ben illuminati, di impregnarsi di design da cafetteria.
Entrati al museo, invece di provare terrore per la nera palude di Ignoranza in cui improvvisamente dovremmo scoprire di stare sprofondando, invece di tremare sgomenti di fronte all'immenso mistero dell'Arte, ci trasciniamo svenevoli tra il vacuo e l'ottuso da un opera all'altra alla dolcissima e tranquillizzante caccia del Bello.
Questo accade più o meno anche alla mostra Il Nudo fra ideale e realtà (alla GAM, fino al 9 maggio).
Mi piace pensare che Favola di G. Klimt (c'è anche la Nuda Veritas nella sala successiva) valesse il prezzo, anche intero del biglietto.
Il quadro è senz'altro seminale nei confronti della Secession e del Klimt tutto volute e ori e fianchi larghi e meduse e baci che appendiamo nelle nostre camerette di femmine sensibili e gazze (per via dell'oro).
Infatti gran parte del suo fascino viene dal suo essere di passaggio.
C'è un'ironia non del tutto dichiarata o convinta sull'allegoria, e la fanciulla nuda che nella selva impersona La Favola, appunto, mentre esotici animali le fanno da corona del tutto insensibili alla di lei bellezza (il leone dorme di brutto mentre la cicogna ingolla una rana), pare perplessa se non poco intelligente nella sua improvvisa stilizzazione formale. La sensualità che emana è affidata al fogliame profondo che si intreccia sul retro. E' davvero molto bello, dal vero, intendo, è davvero quasi struggente che l'olio possa fare simili meraviglie.
Il resto è un ghiotto catalogo di seni pesanti, becche giganti e inguini ombrosi che può anche non lasciare indifferenti. Ho visto diversi rossori e imbarazzi lisciarsi i capelli negli specchi gemelli di Pistoletto.
Presa per stanchezza, più che da altro, ritornando sulla via di casa, come Rosannetta, appunto sbadigliavo.
Archiviati gli eroismi emancipati delle Josephine March, delle Dorothea Brooke, preferiremmo guardarci allo specchio e scoprirci capaci di prendere le parti delle loro sorelle, quelle di buon senso, quelle pratiche, quelle con i capelli d'oro, le Amy e le Celia, che fanno un buon matrimonio alle prime pagine, e passeggiano serene tra le rose del giardino col parasole e i merletti della cuffia cui sfuggono i riccioli d'oro, salve in ogni situazione perchè solo un tono più serio le fa apparire più belle e ciò è sufficiente a far perdonare loro le più sciocche ingenuità.
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