La mia Meccanica



Colei che ama del mondo i fenomeni microscopici a stento legge delle cose il meccanismo generale e di continuo si addolora per la prosa del finito lineare, perduta e per sempre commossa nel geroglifico bizantino della teoria infinitesima.

O così pare mentre osserva incredula la neve che si scioglie e il pendio che rammolisce, l'acciaio che incrude e risuona sotto il carico di autoveicoli sospesi rigonfi di storie, fino al residuo di forza che perse le chiavi fa esplodere gli armadi scappando ogni dove babau e gatti di polvere nell'aria inquieta della notte che segue il tranquillo giorno che fu.

Qua e là e di quando in quando viene alla luce e presto scompare una mangiatrice di rose e cicoria, creatrice di nulla, in punta di piedi su fili col piombo.

Se prestate l'orecchio potete udirne il passaggio nell'eco lontana di lunghi singhiozzi per l'energia che costante essa dissipa tra i rovi del contingente cacciando lamponi.

Perpetua assente sul presente, non senza una certa fierezza, essa mette in scena ogni giorno l'amaro dramma del trascorso, vibrante l'aria delle infinite frecce, da lei scagliate a caso, geometria complessa e senza ritorno di perdute illusioni e disattese speranze.



Così, mi andava di dirlo: lights, squares, a detail fakes the whole.

Fa così no?

Catch the abstract!

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