Da non perdere (2)
Tratto da Losing Today in edicola o dal prossimo numero ( se stavolta non sale la recensione delle Black Candy la redazione di polaroid si licenzia in massa!)
(ehi!, era da un pezzo che non mettevamo qualche recensione sul blog)
- The Smittens, Gentlefication now! (Dangerfive Records). Imparare a suonare la batteria tamburellando le dita sulla scrivania in ufficio, diventare cantanti perché si è i più eleganti ricercatori del Dipartimento di Geografia, avere una gatta di nome Squrrrl che fa la guardia al banco di registrazione nel mezzo dell'appartamento: benvenuti nel magico e sorridente mondo degli Smittens, quintetto proveniente da Burlington, Vermont, capace di incarnare alla perfezione il modello twee. Ideale incrocio tra Archies e Beat Happening, gli Smittens ereditano dai primi l'immaginario dei cartoon e l'amore per le melodie semplici e zuccherine, a tratti quasi infantili, mentre dai secondi deriva un approccio radicalmente Do It Yourself e la consapevolezza politica che ne consegue ("being nice IS a political act") e che li porta a tenere numerosi concerti di beneficenza. Il loro debutto è nel segno dell'imperativo Gentlefication now!: un mondo indie-pop migliore è possibile.
- V.A., I'm with Cupid - A Waxfruit transatlantic Valentine (Waxfruit). Come è universalmente noto, per conquistare la persona di cui siete innamorati non c'è cosa migliore di un bel nastrone. E così, anche se San Valentino è passato da un pezzo, questa compilation nata come idea per un indie-regalo in occasione del 14 febbraio resta comunque un indovinato dono per tutti i nuovi amori sbocciati in primavera. L'etichetta Waxrecord è frutto degli sforzi congiunti della britannica Where It's At Is Where You Are e della statunitense Stereorrific Records, e inaugura il catalogo sotto i migliori auspici, dato che questo cd seleziona ben 22 tra i nomi più interessanti dell'underground di Gran Bretagna, Stati Uniti, Svezia e Brasile: The A-Lines (con una cover di Can't explain dei Love dall'irresistibile handclap), i deliziosi The Would Be Goods, Komathron (futuri Postal Service?), i surfeggianti Cut-Outs, i Free Loan Investments mai sentiti così lo-fi, The Raindrops che tramandano il verbo di Teenage Fanclub, Doug Sheperd sulle orme di Nick Drake... e la lista potrebbe continuare. Ce n'è abbastanza per almeno un paio di nastroni: innamoratevi!
- Shumai, Tastes like summer (Total Gaylord Records). Chi temeva di essere condannato alla nostalgia di una band come le Talulah Gosh per il resto della propria vita oggi può consolarsi: gli Shumai sono qui per trasportarci di nuovo, e in sole otto mosse, nel pieno della golden age dell'indie-pop. Provengono da Boston e della stessa città è l'etichetta che pubblica il loro debutto Tastes like summer. L'album raccoglie i brani di un paio di ep precedenti e mantiene quello che il titolo promette. Le otto canzoni dai bizzarri titoli ("Are you Jeff Corwin experienced?", "Soulmate of the ice cream girl"), infatti, hanno lo stesso sapore di un'estate, quella però sognata o ricordata quando si è ancora avvolti dalle brume autunnali. E così, continuamente sospesi tra spensieratezze melodiche (più riuscite quando le voci sono femminili) e inevitabili malinconie adolescenziali (con contrappunti di synth retrò), si perpetua il semplice, superfluo e indispensabile, incanto del pop.
Tratto da Losing Today in edicola o dal prossimo numero ( se stavolta non sale la recensione delle Black Candy la redazione di polaroid si licenzia in massa!)
(ehi!, era da un pezzo che non mettevamo qualche recensione sul blog)
- The Smittens, Gentlefication now! (Dangerfive Records). Imparare a suonare la batteria tamburellando le dita sulla scrivania in ufficio, diventare cantanti perché si è i più eleganti ricercatori del Dipartimento di Geografia, avere una gatta di nome Squrrrl che fa la guardia al banco di registrazione nel mezzo dell'appartamento: benvenuti nel magico e sorridente mondo degli Smittens, quintetto proveniente da Burlington, Vermont, capace di incarnare alla perfezione il modello twee. Ideale incrocio tra Archies e Beat Happening, gli Smittens ereditano dai primi l'immaginario dei cartoon e l'amore per le melodie semplici e zuccherine, a tratti quasi infantili, mentre dai secondi deriva un approccio radicalmente Do It Yourself e la consapevolezza politica che ne consegue ("being nice IS a political act") e che li porta a tenere numerosi concerti di beneficenza. Il loro debutto è nel segno dell'imperativo Gentlefication now!: un mondo indie-pop migliore è possibile.
- V.A., I'm with Cupid - A Waxfruit transatlantic Valentine (Waxfruit). Come è universalmente noto, per conquistare la persona di cui siete innamorati non c'è cosa migliore di un bel nastrone. E così, anche se San Valentino è passato da un pezzo, questa compilation nata come idea per un indie-regalo in occasione del 14 febbraio resta comunque un indovinato dono per tutti i nuovi amori sbocciati in primavera. L'etichetta Waxrecord è frutto degli sforzi congiunti della britannica Where It's At Is Where You Are e della statunitense Stereorrific Records, e inaugura il catalogo sotto i migliori auspici, dato che questo cd seleziona ben 22 tra i nomi più interessanti dell'underground di Gran Bretagna, Stati Uniti, Svezia e Brasile: The A-Lines (con una cover di Can't explain dei Love dall'irresistibile handclap), i deliziosi The Would Be Goods, Komathron (futuri Postal Service?), i surfeggianti Cut-Outs, i Free Loan Investments mai sentiti così lo-fi, The Raindrops che tramandano il verbo di Teenage Fanclub, Doug Sheperd sulle orme di Nick Drake... e la lista potrebbe continuare. Ce n'è abbastanza per almeno un paio di nastroni: innamoratevi!
- Shumai, Tastes like summer (Total Gaylord Records). Chi temeva di essere condannato alla nostalgia di una band come le Talulah Gosh per il resto della propria vita oggi può consolarsi: gli Shumai sono qui per trasportarci di nuovo, e in sole otto mosse, nel pieno della golden age dell'indie-pop. Provengono da Boston e della stessa città è l'etichetta che pubblica il loro debutto Tastes like summer. L'album raccoglie i brani di un paio di ep precedenti e mantiene quello che il titolo promette. Le otto canzoni dai bizzarri titoli ("Are you Jeff Corwin experienced?", "Soulmate of the ice cream girl"), infatti, hanno lo stesso sapore di un'estate, quella però sognata o ricordata quando si è ancora avvolti dalle brume autunnali. E così, continuamente sospesi tra spensieratezze melodiche (più riuscite quando le voci sono femminili) e inevitabili malinconie adolescenziali (con contrappunti di synth retrò), si perpetua il semplice, superfluo e indispensabile, incanto del pop.
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