Back to 1977
Un racconto di Bologna che raccogliesse tutti coloro che l'hanno raccontata sarebbe una storia di cui la città si dovrebbe vergognare, perché la fanno più ricca di quanto sia stata capace di meritarsi.
(Luigi Bernardi, Macchie di rosso)
Se non si torna al 1977 almeno una volta a settimana, qui a Bologna si sta male. O così sembra.
Non lo dico tanto per il film Lavorare con lentezza, che pure mi è piaciuto. Né per la lodevole retrospettiva di documentari allestita dalla Cineteca, che ho seguito con molto divertimento. Né per le altre iniziative analoghe che puntualmente ricompaiono, più o meno da che ho ricordi di questa città.
E' che ogni tanto faccio davvero fatica a comprendere la dimensione delle distanze, anche perché me le trovo appiattite di continuo, vuoi per pigra nostalgia, vuoi per sincera fame di conoscenza.
In sala la gente era vestita uguale a quella dentro i commoventi filmati dei Dodo Brothers, con la differenza che allora si parlava di Marx e Guattari anche da fumati, mentre oggi sento parlare di fumo e basta.
Frequentiamo apparentemente gli stessi luoghi (Bologna è piccola), abbiamo studiato le stesse cose, ma continuiamo a guardare a quella loro vita, invece che fare delle cose nella nostra.
Ogni tanto mi chiedo quale spazio resti ancora a noi per "fare qualcosa" ora.
(e il post qui sotto era banalmente anche un modo per chiedermi, dopo tutto questo tempo, cosa fare e perché di questo piccolo mezzo privato che è un blog, adesso)
Un racconto di Bologna che raccogliesse tutti coloro che l'hanno raccontata sarebbe una storia di cui la città si dovrebbe vergognare, perché la fanno più ricca di quanto sia stata capace di meritarsi.
(Luigi Bernardi, Macchie di rosso)
Se non si torna al 1977 almeno una volta a settimana, qui a Bologna si sta male. O così sembra.
Non lo dico tanto per il film Lavorare con lentezza, che pure mi è piaciuto. Né per la lodevole retrospettiva di documentari allestita dalla Cineteca, che ho seguito con molto divertimento. Né per le altre iniziative analoghe che puntualmente ricompaiono, più o meno da che ho ricordi di questa città.
E' che ogni tanto faccio davvero fatica a comprendere la dimensione delle distanze, anche perché me le trovo appiattite di continuo, vuoi per pigra nostalgia, vuoi per sincera fame di conoscenza.
In sala la gente era vestita uguale a quella dentro i commoventi filmati dei Dodo Brothers, con la differenza che allora si parlava di Marx e Guattari anche da fumati, mentre oggi sento parlare di fumo e basta.
Frequentiamo apparentemente gli stessi luoghi (Bologna è piccola), abbiamo studiato le stesse cose, ma continuiamo a guardare a quella loro vita, invece che fare delle cose nella nostra.
Ogni tanto mi chiedo quale spazio resti ancora a noi per "fare qualcosa" ora.
(e il post qui sotto era banalmente anche un modo per chiedermi, dopo tutto questo tempo, cosa fare e perché di questo piccolo mezzo privato che è un blog, adesso)
Commenti
Posta un commento