Cos'è questo Rumore?
Questo post, un po' lungo e un po' noioso, parla di riviste musicali italiane. Posso capire che non sentiate la necessità di leggerlo e vi rimando quindi alle altre news.
E' uscito in questi giorni Rumore, il secondo della "nuova formula" inaugurata il mese scorso con un cambio di grafica e toni. Visto che Il Blog Della Domenica non ha dato seguito alla sua puntuale ma un po' sterile opera di notomizzazione, e che il "sito ufficiale" tace (più o meno da sempre), prendo la parola e spendo i miei due cents.
Premetto che non posso e non ho voglia di essere obiettivo per diversi motivi abbastanza contrastanti: collaboro con un'altra testata ma il giornalismo non è il mio mestiere, sulle pagine di Rumore questo blog è stato citato già alcune volte (vedi post qui sotto), seguo la rivista dalla sua nascita, alcune firme le ho conosciute di persona ecc.
Comunque, anche se so già che qualcuno mi accuserà di essere il solito semplicione, devo ammettere che il nuovo Rumore mi piace.
Trovo che il nuovo corso sia apprezzabile, nonostante qualche abbaglio che può essere corretto in corso d'opera.
La grafica finalmente è decente, quanto meno in media con le altre riviste italiane; il "movimento" della sezione iniziale è stato incanalato senza perdere in dinamicità; la striscia in cima alle pagine ha trovato coerenza ed è utile.
I contenuti: non so quale target dovrebbe avere in mente Rumore. I sedicenni di oggi? O quelli che erano sedicenni quando nacque la rivista, forse rimasti i soli a leggerla?
A me sembra che Rumore, tra un colpo al blog e uno alla tradizione, tenti una strada sua, tutto sommato viva e propositiva, non esente da cantonate ma anche lontana dai toni di chi pretende di essere il depositario della conoscenza.
Insomma, visto che ormai certe prodezze degli albori (sfogliate oggi i numeri del periodo 92-95...) non si possono ripetere più, io oggi la trovo una rivista "user friendly".
Poi, per entrare nel dettaglio, a raffica: nella prima parte c'è questo tentativo di "narrativizzare" (che non è una novità e appartiene alla storia della testata) la materia musicale.
Se l'idea è condivisibile, gli esiti di certi esperimenti lasciano invece un po' perplessi. Per esempio, se proprio si voleva pescare da questo benedetto mondo dei blog, noncicapisco.splinder.com, che non conoscevo prima di queste pagine, non si può certo dire che sia l'esemplare migliore della categoria.
Stesso discorso per il "Diario di un downloader", poco più avanti: francamente imbarazzante, una roba che neanche nel 1996. Eppure questo secondo episodio le avrebbe delle cose da dire (le magagne di iTunes): seppellite in quella forma, chi è arrivato alla fine dell'articolo?
Maurizio Blatto ha aggiustato il tiro dal primo al secondo numero e quindi si resta in attesa del prossimo. La playlist dei "personaggi famosi" ci può stare, ma è una scommessa, e dipende da chi si chiama (vedi la differenza tra Marco Ponti e, oggesù... Paolo Nori).
La striscia dei fumetti, messa lì così, quasi non la si nota, merita più spazio: ai suoi tempi Prof. Bad Trip ne aveva il doppio (si potrebbe togliere il Juke Box).
In questa sezione ci sono anche aspetti positivi. La leggerezza del team Riotmaker sembra aver trovato da subito una chiave per raccontare l'ossessione dello stile e dell'effimero propria del vivere la musica oggi. Più curioso (e più rischioso) è quello che costruisce Marco Philopat lavorando di cut up, ma di lui ci si può fidare. Vittore Baroni, infine, è una certezza e la sua galleria di outsider difficilmente sarà mai meno che interessante.
Noto di passaggio che la sezione delle news (a cui però va sommata la sezione "Lavori In Corso", spostata oscuramente in fondo) è ridotta all'osso: si è deciso che ormai non aveva più senso per un mensile cercare di stare al passo con il flusso di internet? E quando fra quindici anni cercherò di capire cosa succedeva all'inizio del nuovo secolo che farò? Spero che funzioni ancora Google?
"Facce Nuove": 3 pagine invece di 2, ottimo. Mi sta anche bene che si parli pure di non musicisti, ma allora mettiamone di più, non lasciamo l'ambiguità.
La sezione dei concerti e quella delle recensioni risentono dell'eccessiva concisione (se devi scrivere solo 800 battute tanto vale fare una foto). Evidentemente anche i giornalisti soffrono questa impostazione.
Almeno si è fatto un po' di ordine e ora i dischi sono in ordine alfabetico (seppure ancora rischiosamente suddivisi in categorie tipo rock, pop, punk ecc...)
Purtroppo esiste ancora la sezione "Demokrazia". Mi chiedo che senso abbia fatta in quel modo. Non vi piace che la gente vi mandi dei dischi? Ditelo. Non vi piace la musica che vi mandano? Parlate solo di ciò che merita se c'è.
Ricordo tra parentesi che su Rumore i Massimo Volume furono "scoperti" da Alberto Campo proprio in un angolo demo.
Non entro nel dettaglio della sezione articoli, perché non avrebbe senso. Secondo me Lo Mele, Campo, De Luca, Pomini, Frazzi, Nazzaro è gente che ne sa, anche quando prendono delle cantonate.
Poi voi potete anche andare a disquisire solo d'avanguardia e prendere tre righe di una recensione e mettervi a ridere. Ma la musica non è un problema di fisica, e una recensione non ha una soluzione scientifica.
Una rivista musicale è un insieme di parole che dovrebbe tentare di raccontare qualcosa che con le parole ha a che fare solo di striscio.
C'è o dovrebbe esserci molta retorica e molta sincerità, molte cose scritte in maniera sentimentale e allusiva, molta suggestione, molta voglia di far sentire a qualcun altro distante qualcosa che si prova fisicamente (discorsi su pubblicità, press release copiate e incollate e marchette varie un'altra volta, prego). E in questo momento mi va di giudicare una rivista per quello.
Questo post, un po' lungo e un po' noioso, parla di riviste musicali italiane. Posso capire che non sentiate la necessità di leggerlo e vi rimando quindi alle altre news.
E' uscito in questi giorni Rumore, il secondo della "nuova formula" inaugurata il mese scorso con un cambio di grafica e toni. Visto che Il Blog Della Domenica non ha dato seguito alla sua puntuale ma un po' sterile opera di notomizzazione, e che il "sito ufficiale" tace (più o meno da sempre), prendo la parola e spendo i miei due cents.
Premetto che non posso e non ho voglia di essere obiettivo per diversi motivi abbastanza contrastanti: collaboro con un'altra testata ma il giornalismo non è il mio mestiere, sulle pagine di Rumore questo blog è stato citato già alcune volte (vedi post qui sotto), seguo la rivista dalla sua nascita, alcune firme le ho conosciute di persona ecc.
Comunque, anche se so già che qualcuno mi accuserà di essere il solito semplicione, devo ammettere che il nuovo Rumore mi piace.
Trovo che il nuovo corso sia apprezzabile, nonostante qualche abbaglio che può essere corretto in corso d'opera.
La grafica finalmente è decente, quanto meno in media con le altre riviste italiane; il "movimento" della sezione iniziale è stato incanalato senza perdere in dinamicità; la striscia in cima alle pagine ha trovato coerenza ed è utile.
I contenuti: non so quale target dovrebbe avere in mente Rumore. I sedicenni di oggi? O quelli che erano sedicenni quando nacque la rivista, forse rimasti i soli a leggerla?
A me sembra che Rumore, tra un colpo al blog e uno alla tradizione, tenti una strada sua, tutto sommato viva e propositiva, non esente da cantonate ma anche lontana dai toni di chi pretende di essere il depositario della conoscenza.
Insomma, visto che ormai certe prodezze degli albori (sfogliate oggi i numeri del periodo 92-95...) non si possono ripetere più, io oggi la trovo una rivista "user friendly".
Poi, per entrare nel dettaglio, a raffica: nella prima parte c'è questo tentativo di "narrativizzare" (che non è una novità e appartiene alla storia della testata) la materia musicale.
Se l'idea è condivisibile, gli esiti di certi esperimenti lasciano invece un po' perplessi. Per esempio, se proprio si voleva pescare da questo benedetto mondo dei blog, noncicapisco.splinder.com, che non conoscevo prima di queste pagine, non si può certo dire che sia l'esemplare migliore della categoria.
Stesso discorso per il "Diario di un downloader", poco più avanti: francamente imbarazzante, una roba che neanche nel 1996. Eppure questo secondo episodio le avrebbe delle cose da dire (le magagne di iTunes): seppellite in quella forma, chi è arrivato alla fine dell'articolo?
Maurizio Blatto ha aggiustato il tiro dal primo al secondo numero e quindi si resta in attesa del prossimo. La playlist dei "personaggi famosi" ci può stare, ma è una scommessa, e dipende da chi si chiama (vedi la differenza tra Marco Ponti e, oggesù... Paolo Nori).
La striscia dei fumetti, messa lì così, quasi non la si nota, merita più spazio: ai suoi tempi Prof. Bad Trip ne aveva il doppio (si potrebbe togliere il Juke Box).
In questa sezione ci sono anche aspetti positivi. La leggerezza del team Riotmaker sembra aver trovato da subito una chiave per raccontare l'ossessione dello stile e dell'effimero propria del vivere la musica oggi. Più curioso (e più rischioso) è quello che costruisce Marco Philopat lavorando di cut up, ma di lui ci si può fidare. Vittore Baroni, infine, è una certezza e la sua galleria di outsider difficilmente sarà mai meno che interessante.
Noto di passaggio che la sezione delle news (a cui però va sommata la sezione "Lavori In Corso", spostata oscuramente in fondo) è ridotta all'osso: si è deciso che ormai non aveva più senso per un mensile cercare di stare al passo con il flusso di internet? E quando fra quindici anni cercherò di capire cosa succedeva all'inizio del nuovo secolo che farò? Spero che funzioni ancora Google?
"Facce Nuove": 3 pagine invece di 2, ottimo. Mi sta anche bene che si parli pure di non musicisti, ma allora mettiamone di più, non lasciamo l'ambiguità.
La sezione dei concerti e quella delle recensioni risentono dell'eccessiva concisione (se devi scrivere solo 800 battute tanto vale fare una foto). Evidentemente anche i giornalisti soffrono questa impostazione.
Almeno si è fatto un po' di ordine e ora i dischi sono in ordine alfabetico (seppure ancora rischiosamente suddivisi in categorie tipo rock, pop, punk ecc...)
Purtroppo esiste ancora la sezione "Demokrazia". Mi chiedo che senso abbia fatta in quel modo. Non vi piace che la gente vi mandi dei dischi? Ditelo. Non vi piace la musica che vi mandano? Parlate solo di ciò che merita se c'è.
Ricordo tra parentesi che su Rumore i Massimo Volume furono "scoperti" da Alberto Campo proprio in un angolo demo.
Non entro nel dettaglio della sezione articoli, perché non avrebbe senso. Secondo me Lo Mele, Campo, De Luca, Pomini, Frazzi, Nazzaro è gente che ne sa, anche quando prendono delle cantonate.
Poi voi potete anche andare a disquisire solo d'avanguardia e prendere tre righe di una recensione e mettervi a ridere. Ma la musica non è un problema di fisica, e una recensione non ha una soluzione scientifica.
Una rivista musicale è un insieme di parole che dovrebbe tentare di raccontare qualcosa che con le parole ha a che fare solo di striscio.
C'è o dovrebbe esserci molta retorica e molta sincerità, molte cose scritte in maniera sentimentale e allusiva, molta suggestione, molta voglia di far sentire a qualcun altro distante qualcosa che si prova fisicamente (discorsi su pubblicità, press release copiate e incollate e marchette varie un'altra volta, prego). E in questo momento mi va di giudicare una rivista per quello.
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