Juta Reading!!!



Domani alle nove e mezza ricominciano i reading dello Juta Cafè di Modena (via Taglio 94), quelli di cui anche Polaroid è stato più volte protagonista. Per Modena è una notizia perché non si vedeva da mai un posto capace di organizzare con continuità incontri in cui si parla di letteratura. Qui sono quasi due anni. Abbiamo fatto più serate noi del festivàl-filosofia! saranno stati gli ettolitri di Negroni? Comunque: tutti i martedì fino al 14 dicembre. Nell'ordine: Davide Bregola, Giuseppe Caliceti, Cosimo Argentina, Giulio Mozzi, Alessandra Buschi, Tatiana Carelli, Davide Tessari, Marco Pedone e Parviz Parvizyan. La formula è sempre la stessa: loro vengono a presentare l'ultimo libro e noi li mettiamo in difficoltà con citazioni, domande, allusioni e un certo tono blasè.



Mi ricordo una delle più belle giornate della mia vita, anche di quella che verrà. Sarà stato il 1999, d'estate. Vivevo ancora con i miei. Ho chiesto alla cuoca di farmi due etti di spaghetti col parmigiano e poi sono partito in bicicletta. Da Modena a Casumaro, dove abitava Enzo. Non avevo mai fatto 60 km in una volta e mi sentivo una specie di eroe. Il piano prevedeva una doccia e poi la serata a Ferrara. A 10 km dal paese, puntuale, la mia ragazza mi supera in Panda. Entro a Casumaro e penso "un bel posto per scappare". I genitori di Enzo hanno montato una di quelle doccie spaziali con rubinetti e bocchettoni e io mi godo l'idromassaggio. Alle otto siamo in centro a Ferrara. La Laura scende da uno straordinario scalone mitteleuropeo: suo padre ha prenoatato un tavolo per noi, sotto falso nome, alla Marfisa, il club dove Bassani giocava a tennis con Longhi e Antonioni. A noi resta solo da infiltrarci. Semplice. I vecchi club esclusivi sono tutti uguali: il cancelletto è sempre aperto, perché tanto chi passa di lì deve già sapere chi entra e chi no. Costeggiamo il campo in terra rossa e ci sediamo. Ovviamente menù fisso, deciso dal club. Parliamo di qualsiasi cosa a voce alta, compreso L'airone, Harold Bloom e Clelia Trotti. "Penseranno che siamo figli di qualcuno". Al momento di pagare stiamo discutendo di "risorse umane", non mi ricordo se il film di Cantet o la filosofia degli uffici personale. Al ritorno sbaglio anche strada e mi ritrovo a Sorbara, sul Canaletto, davanti a casa di Leonardo. Me lo ricordo come fosse adesso perché Alessia sonnecchiava e io guardavo una grande Gru piegata davanti al capannone. Penso di suonare a Leo ma sono le due passate.

Con Enzo poi ci saremmo rivisti per caso un anno dopo, nell'inferno di Piazza Aldrovandi. Mi ricordo che io leggevo il Paradiso e che lui ha buttato in terra la bicicletta. Penso cercasse casa in città. Per me cominciava lo sprofondo nell'indifferenza di un dottorato (un consiglio per la vita: rifiutatelo un dottorato).



Davide Bregola crede molto alla provincia: domani riusciremo a fargli cambiare idea?

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