Sua Maestà, Andrew Weatherall (Old School Rules)
Ha l'età giusta per cominciare ad interessarsi di musica nel momento storico in cui a tutti sarebbe piaciuto iniziare ad ascoltare musica, scarabocchia fanzine assieme all'amico Alan McGee, competenti entrambi di football quanto di musica. Decide di riprogrammare una banda di debosciati scozzesi su frequenze screamedeliche, mai ascoltate prima. E come dj imbrocca i due migliori remix di sempre. Poi comincia a fare uscire in proprio una serie di dischi elettronici e warpiani, suonati e composti in prima persona. E ad un certo punto stabilisce che è arrivato il momento di cantare. E quel momento coincide con l'intenzione di reinterpretare una canzone di Jeffrey Lee Pierce, e quella canzone è Sex Beat.
Ieri sera Andrew Weatherall aveva una camicia bianca, maniche arrotolate fino alla spalla su avambracci tatuati. Pantaloni neri, brillantina nei capelli, metà Ian Curtis, metà Elvis Presley. Una bottiglia di brandy dalla forma strana, davanti alla cassa della batteria.
Gli amici suoi sono uligani sulla soglia di Bollini il sabato pomeriggio, indecisi tra la Piazzola ed il chiosco delle piadine.
Due chitarre, basso e batteria, Keith Tenniswood, che di Two Lone Swordsmen è l'altro cinquanta per cento, sembra un bambino uscito da un grande magazzino di giocattoli. Con una chitarra in mano.
E sono tuoni, fulmini e saette.
Ha l'età giusta per cominciare ad interessarsi di musica nel momento storico in cui a tutti sarebbe piaciuto iniziare ad ascoltare musica, scarabocchia fanzine assieme all'amico Alan McGee, competenti entrambi di football quanto di musica. Decide di riprogrammare una banda di debosciati scozzesi su frequenze screamedeliche, mai ascoltate prima. E come dj imbrocca i due migliori remix di sempre. Poi comincia a fare uscire in proprio una serie di dischi elettronici e warpiani, suonati e composti in prima persona. E ad un certo punto stabilisce che è arrivato il momento di cantare. E quel momento coincide con l'intenzione di reinterpretare una canzone di Jeffrey Lee Pierce, e quella canzone è Sex Beat.
Ieri sera Andrew Weatherall aveva una camicia bianca, maniche arrotolate fino alla spalla su avambracci tatuati. Pantaloni neri, brillantina nei capelli, metà Ian Curtis, metà Elvis Presley. Una bottiglia di brandy dalla forma strana, davanti alla cassa della batteria.
Gli amici suoi sono uligani sulla soglia di Bollini il sabato pomeriggio, indecisi tra la Piazzola ed il chiosco delle piadine.
Due chitarre, basso e batteria, Keith Tenniswood, che di Two Lone Swordsmen è l'altro cinquanta per cento, sembra un bambino uscito da un grande magazzino di giocattoli. Con una chitarra in mano.
E sono tuoni, fulmini e saette.
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