Bottura docet
E' stupefacente ogni volta osservare come i livelli di realtà si sovrappongano anche nelle situazioni più semplici. La rosa di causali questa volta l'ha fatta un professionista del genere. Quel tanto, anzi quel quanto di erotia, ce l'ha messo una ragazza di nome Alessia abbordata malamente da un tipo che ha chiesto al suo moroso di presentargliela (sic.) Poi c'erano una matta in verde, il mio medico curante, un maestro di tennis battutto in doppio tanti anni fa, un'attuale cliente con marito e le adidas Chile '62 che stavano per rompermi una gamba non meno di 9 mesi fa, su una botola in Camargue, a Borme les mimosas, giusto sopra al Lavandou di De Stael, (e poi dicono che non ti muovi mai).
Al centro della tavola, e quindi a fare il punto di depressione ciclonica, ma se preferite il gomitolo o lo gnocco del caso, un Edoardo Raspelli (pare tennista pure lui) unto da figure ambigue, (editor zerbino e mitomane locale), che non si è accorto di essere solo un capro espiatorio, insomma una scusa, un'ombra, un'attesa, un aldilà. Eravamo tutti lì, nella saletta Feltrinelli, per il bicchiere di tortellini, anzi bisogna dire il bicchierino, con giusto stillicidio di vezzeggiativi.
Ironia vuole che il carnefice (Bottura) stesse in un angolo zitto, in bianco, con un sorrisino tirato, e in attesa ansiosa dei ventesimi (cioè i voti) dati dal capro (saranno addirittura 17). L'arma in mano: un bicchierino a bolla, uno chinoise e i tortellini. I tortellini in un bicchiere non sono in sé un'idea. Ne abbiamo mangiati due infilzandoli col pungolino in legno verde e poi mi esalto. Dico a Lucio che secondo me il piatto andrebbe bevuto. Mmh... Chiedo a Bottura se a berlo faccio un'eresia. Guarda fisso la pentola e dice: "In effetti tengo la crema di grana sui 50-60 gradi perché così rimane di una consistenza giusta per stare sul tortellino, senza scivolare via. Bevendolo l'effetto deve essere quello di un cucchiaio di tortellini in brodo con la crema. Uso un brodo molto pesante e non lo scolo del tutto. Il ripieno è bagnato, il di fuori asciutto". Ha sovrapposto due ricette: tortellini in brodo e alla panna, pardon, crema di grana. L'effetto è stranamente tradizionale.
Se vi ho fatto perdere tempo con questo stupido post è perché Bottura, quarant'anni, magro, una crestina di capelli, è il primo chef da due stelle Michelin con cui parlo e mai parlerò. Mi ha stupito la sua passione da non professionista. A me ha ricordato quei musicisti veri, quelli che suonano quasi tutte le sere. Come quando chiesi a un batterista, il meno famoso del gruppo, tutto circondato di fan, Christian Meyer, dove entrava il rullante in Lo stato A lo stato B. Ho visto nei suoi occhi l'unica vera felicità: "Entra in battere!", mi ha gridato, e poi si è messo lì, smollando le grupie dietro alla transenna, a solfeggiarmi il pezzo. "Milza invece è un'avventura tutte le sere". Ormai eravamo amici, era ovvio. Per lui non potevo non sapere che Milza era un pezzo in tredici.
Che dire. Rock'n Roll.
E' stupefacente ogni volta osservare come i livelli di realtà si sovrappongano anche nelle situazioni più semplici. La rosa di causali questa volta l'ha fatta un professionista del genere. Quel tanto, anzi quel quanto di erotia, ce l'ha messo una ragazza di nome Alessia abbordata malamente da un tipo che ha chiesto al suo moroso di presentargliela (sic.) Poi c'erano una matta in verde, il mio medico curante, un maestro di tennis battutto in doppio tanti anni fa, un'attuale cliente con marito e le adidas Chile '62 che stavano per rompermi una gamba non meno di 9 mesi fa, su una botola in Camargue, a Borme les mimosas, giusto sopra al Lavandou di De Stael, (e poi dicono che non ti muovi mai).
Al centro della tavola, e quindi a fare il punto di depressione ciclonica, ma se preferite il gomitolo o lo gnocco del caso, un Edoardo Raspelli (pare tennista pure lui) unto da figure ambigue, (editor zerbino e mitomane locale), che non si è accorto di essere solo un capro espiatorio, insomma una scusa, un'ombra, un'attesa, un aldilà. Eravamo tutti lì, nella saletta Feltrinelli, per il bicchiere di tortellini, anzi bisogna dire il bicchierino, con giusto stillicidio di vezzeggiativi.
Ironia vuole che il carnefice (Bottura) stesse in un angolo zitto, in bianco, con un sorrisino tirato, e in attesa ansiosa dei ventesimi (cioè i voti) dati dal capro (saranno addirittura 17). L'arma in mano: un bicchierino a bolla, uno chinoise e i tortellini. I tortellini in un bicchiere non sono in sé un'idea. Ne abbiamo mangiati due infilzandoli col pungolino in legno verde e poi mi esalto. Dico a Lucio che secondo me il piatto andrebbe bevuto. Mmh... Chiedo a Bottura se a berlo faccio un'eresia. Guarda fisso la pentola e dice: "In effetti tengo la crema di grana sui 50-60 gradi perché così rimane di una consistenza giusta per stare sul tortellino, senza scivolare via. Bevendolo l'effetto deve essere quello di un cucchiaio di tortellini in brodo con la crema. Uso un brodo molto pesante e non lo scolo del tutto. Il ripieno è bagnato, il di fuori asciutto". Ha sovrapposto due ricette: tortellini in brodo e alla panna, pardon, crema di grana. L'effetto è stranamente tradizionale.
Se vi ho fatto perdere tempo con questo stupido post è perché Bottura, quarant'anni, magro, una crestina di capelli, è il primo chef da due stelle Michelin con cui parlo e mai parlerò. Mi ha stupito la sua passione da non professionista. A me ha ricordato quei musicisti veri, quelli che suonano quasi tutte le sere. Come quando chiesi a un batterista, il meno famoso del gruppo, tutto circondato di fan, Christian Meyer, dove entrava il rullante in Lo stato A lo stato B. Ho visto nei suoi occhi l'unica vera felicità: "Entra in battere!", mi ha gridato, e poi si è messo lì, smollando le grupie dietro alla transenna, a solfeggiarmi il pezzo. "Milza invece è un'avventura tutte le sere". Ormai eravamo amici, era ovvio. Per lui non potevo non sapere che Milza era un pezzo in tredici.
Che dire. Rock'n Roll.
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