Love song



The Blow è prima di tutto un progetto di Kahela Marichic, in secondo luogo l'epitome dell'indipendenza. Quella concessa a chi ha una cameretta per ascoltare lo smart pop da camerette, è carino abbastanza da potersi colorare i capelli come preferisce o non colorarli affatto.

E balla nella sua cameretta anni settanta mentre si colora i capelli, o regge la cornetta di un telefono di plastica anch'essa colorata, e dall'altra parte della cornetta, dall'altra parte del mondo, magari a Tokyo, ha un'amica che sta ballando infilando collant colorati, fotografando il mondo fuori. Il mondo fuori sembra un fumetto ed è lo stesso mondo qui e là, come un fiume sotterraneo, che sfocia alla foce di cornette colorate.

Il mondo fuori è sempre una polaroid digitale, dove le foglie gialle, le piastrelle azzurre, i fermacapelli rosa ingombrano i monitor di still life post-qualcosa, immemori di qualcosa d'altro.

E loro si struggono con gentilezza gli uni appesi alla cornetta dell'altra dell'amore scappato, andato, fuggito, caduto nel vulcano: knowing the things that I know.

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