Alle ore piccole
«Se chiudi la porta la notte potrebbe durare per sempre
Lascia fuori la luce del sole e di' ciao al mai
Tutte le persone stanno ballando
E si stanno divertendo così tanto
Vorrei che capitasse anche a me
Ma se chiudi la porta
non dovrò vedere il giorno mai più
Se chiudi la porta la notte potrebbe durare per sempre
Lascia fuori i bicchieri di vino e fai un brindisi al mai
Oh, un giorno, lo so, qualcuno guarderà nei miei occhi
E dirà ciao, tu per me sei una persona molto speciale
Ma se chiudi la porta
non dovrò vedere il giorno mai più
Buie feste nei bar, scintillanti cadillac
E tutta quella gente nella metropolitana e sui treni
Che sembra grigia nella pioggia, e sembra così scompigliata
La gente invece ha un bell'aspetto nel buio
Se chiudi la porta la notte potrebbe durare per sempre
Lascia fuori la luce del sole e di' ciao al mai
Tutte le persone stanno ballando
E si stanno divertendo così tanto
Vorrei che capitasse anche a me
Ma se chiudi la porta
non dovrò vedere il giorno mai più»
Come DJ non ho molto talento, ma a volte mi diverto a mettere un po' di dischi per gli amici.
Per esempio: suonare Rockwrok all'una passata, con la pista ancora semivuota, solo perché uno mezzo ubriaco insiste per gli Ultravox è un errore. Prendo nota, ogni volta imparo qualcosa.
D'altra parte, appena ti accorgi che verso le tre Fabio Merighi in persona, live from Glamorama, sta per indossare il cappotto e salutare, tu piazzi in fila Gold soundz, Debaser, Hotel Yorba, Blister in the sun, Ask, gli Shout Out Louds, forse anche gli Strokes, e sai che da lì non si muoverà nessuno.
Ma il momento che ogni volta mi stampa il sorriso sulla faccia è alla fine, quando arriva qualcuno dei ragazzi del Covo a dirmi che è tardi e che la prossima canzone è l'ultima. A quel punto, magari dopo che Out of the races and onto the tracks e Pardon my freedom hanno tirato una volata fuori tempo massimo, e le quattro sono passate da un pezzo, a quel punto chiamo la voce di Maureen Tucker a dare a tutti il bacio della buonanotte, e lei sussurra One, Two, Three e comincia a cantare con delicata ironia di feste, ore piccole, timidezza prima di entrare nel buio e porte che si chiudono.
I neon del Covo si accendono e vedo le ragazze e i loro cavalieri che sono rimasti fino all'ultimo, il pavimento sporco, i bicchieri vuoti lasciati in giro, il viso stanco di qualche barista che comincia a rovesciare gli sgabelli sui tavoli. E in mezzo alla pista c'è sempre qualche ragazza che conosce le parole della canzone, e prima di uscire si ferma e appoggia i polsi sulle spalle dell'amico e gli ripete I'd never have to see the day again.
«Se chiudi la porta la notte potrebbe durare per sempre
Lascia fuori la luce del sole e di' ciao al mai
Tutte le persone stanno ballando
E si stanno divertendo così tanto
Vorrei che capitasse anche a me
Ma se chiudi la porta
non dovrò vedere il giorno mai più
Se chiudi la porta la notte potrebbe durare per sempre
Lascia fuori i bicchieri di vino e fai un brindisi al mai
Oh, un giorno, lo so, qualcuno guarderà nei miei occhi
E dirà ciao, tu per me sei una persona molto speciale
Ma se chiudi la porta
non dovrò vedere il giorno mai più
Buie feste nei bar, scintillanti cadillac
E tutta quella gente nella metropolitana e sui treni
Che sembra grigia nella pioggia, e sembra così scompigliata
La gente invece ha un bell'aspetto nel buio
Se chiudi la porta la notte potrebbe durare per sempre
Lascia fuori la luce del sole e di' ciao al mai
Tutte le persone stanno ballando
E si stanno divertendo così tanto
Vorrei che capitasse anche a me
Ma se chiudi la porta
non dovrò vedere il giorno mai più»
(Velvet Underground, After hours)
Come DJ non ho molto talento, ma a volte mi diverto a mettere un po' di dischi per gli amici.
Per esempio: suonare Rockwrok all'una passata, con la pista ancora semivuota, solo perché uno mezzo ubriaco insiste per gli Ultravox è un errore. Prendo nota, ogni volta imparo qualcosa.
D'altra parte, appena ti accorgi che verso le tre Fabio Merighi in persona, live from Glamorama, sta per indossare il cappotto e salutare, tu piazzi in fila Gold soundz, Debaser, Hotel Yorba, Blister in the sun, Ask, gli Shout Out Louds, forse anche gli Strokes, e sai che da lì non si muoverà nessuno.
Ma il momento che ogni volta mi stampa il sorriso sulla faccia è alla fine, quando arriva qualcuno dei ragazzi del Covo a dirmi che è tardi e che la prossima canzone è l'ultima. A quel punto, magari dopo che Out of the races and onto the tracks e Pardon my freedom hanno tirato una volata fuori tempo massimo, e le quattro sono passate da un pezzo, a quel punto chiamo la voce di Maureen Tucker a dare a tutti il bacio della buonanotte, e lei sussurra One, Two, Three e comincia a cantare con delicata ironia di feste, ore piccole, timidezza prima di entrare nel buio e porte che si chiudono.
I neon del Covo si accendono e vedo le ragazze e i loro cavalieri che sono rimasti fino all'ultimo, il pavimento sporco, i bicchieri vuoti lasciati in giro, il viso stanco di qualche barista che comincia a rovesciare gli sgabelli sui tavoli. E in mezzo alla pista c'è sempre qualche ragazza che conosce le parole della canzone, e prima di uscire si ferma e appoggia i polsi sulle spalle dell'amico e gli ripete I'd never have to see the day again.
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