Let's fuck it up boys make some noise!
Il concerto di Bright eyes è durato dalle otto alle dieci e quaranta. Secondo me Springsteen al Franchi aveva suonato meno. E questo, anche se del tutto inutile, ha avuto un che di commovente. Non si può voler male a uno che sta in tour dei mesi e ciononostante non riesci a tirarlo giù dal palco in nessun modo. Ho anche pensato che fosse terrorizzato di quello che sarebbe successo dopo, nella migliore delle ipotesi un tea caldo in una casa gelata, nella peggiore una bush walk di dodici ore.
E posso immaginare che come prospettiva, ecco, fosse un po' scary.
In quelle eterne ore Conor Oberst ha fatto di tutto - tranne che suonare, si intende. E questo è ammirevole. Gran parte del tempo è volata in conversazioni con il pubblico - C'è un freddo porco, ma voi non avete freddo? Siete sicuri di star bene regaz, no perchè dico, non state bevendo? Perchè nessuno fuma? Cioè, voglio dire, quello che c'è alle mie spalle è l'Oceano Indiano? Fico, non l'avevo mai visto.
Cioè il Pacifico, si, ma l'Indiano, l'Indiano è un figata.
E cose così. Molto altro tempo se ne è andato a cambiare chitarre, io ne ho contate 4, ma c'è chi sostiene almeno 6. La band intanto, e qui aprirei una parentesi sul batterista di Rilo Kiley, suonava cose a caso, ciascuno per i fatti suoi e Conor cambiava chitarra e posava per le nostre digitali tipo un cockatoo ai giardini botanici e baciava un po' tutti. Ho fatto tipo diecimila foto, per passarmi il tempo, che a dire il vero non passava mai e, essendo all'aperto era davvero un giazzo tremendo, come diceva Conor.
Avevo anche comprato una birra, ma poi dato che eravamo all'aperto, uno di quegli scarafaggi giganti che hanno solo il visto australiano ci si è tuffato, e allora mi è toccato di lasciarla lì, e Bright eyes himself, che spazzolava qualsiasi liquido sul palco, se l'è finita senza batter ciglio.
Ma il momento più divertente è arrivato quando uno dalle ultime file, evidentemente stremato, gli ha urlato - c'mon Conor make some noise!
E Bright eyes, sì proprio lui, avete presente, quello che manda i brividi lungo la spina dorsale alle recchie di pitchfork, quello che avete tenuto nelle orecchie per mesi, quel maledetto genio che ha scritto Something vague, ecco, quel tipo ha cominciato con dovizia a cercare di fare in pezzi la backline, senza nessun altro risultato che spaccare la chitarra - una delle tante, del resto, e farsi un botto di male, rovinando miseramente da un monitor alla batteria, my god, e dalla batteria all'adorabile batterista di Rilo Kiley. Che ha ovviamente baciato a abbracciato. Poi qualcuno l'ha levato a forza dal palco. E tutto il pubblico ha applaudito esterrefatto.
Il concerto di Bright eyes è durato dalle otto alle dieci e quaranta. Secondo me Springsteen al Franchi aveva suonato meno. E questo, anche se del tutto inutile, ha avuto un che di commovente. Non si può voler male a uno che sta in tour dei mesi e ciononostante non riesci a tirarlo giù dal palco in nessun modo. Ho anche pensato che fosse terrorizzato di quello che sarebbe successo dopo, nella migliore delle ipotesi un tea caldo in una casa gelata, nella peggiore una bush walk di dodici ore.
E posso immaginare che come prospettiva, ecco, fosse un po' scary.
In quelle eterne ore Conor Oberst ha fatto di tutto - tranne che suonare, si intende. E questo è ammirevole. Gran parte del tempo è volata in conversazioni con il pubblico - C'è un freddo porco, ma voi non avete freddo? Siete sicuri di star bene regaz, no perchè dico, non state bevendo? Perchè nessuno fuma? Cioè, voglio dire, quello che c'è alle mie spalle è l'Oceano Indiano? Fico, non l'avevo mai visto.
Cioè il Pacifico, si, ma l'Indiano, l'Indiano è un figata.
E cose così. Molto altro tempo se ne è andato a cambiare chitarre, io ne ho contate 4, ma c'è chi sostiene almeno 6. La band intanto, e qui aprirei una parentesi sul batterista di Rilo Kiley, suonava cose a caso, ciascuno per i fatti suoi e Conor cambiava chitarra e posava per le nostre digitali tipo un cockatoo ai giardini botanici e baciava un po' tutti. Ho fatto tipo diecimila foto, per passarmi il tempo, che a dire il vero non passava mai e, essendo all'aperto era davvero un giazzo tremendo, come diceva Conor.
Avevo anche comprato una birra, ma poi dato che eravamo all'aperto, uno di quegli scarafaggi giganti che hanno solo il visto australiano ci si è tuffato, e allora mi è toccato di lasciarla lì, e Bright eyes himself, che spazzolava qualsiasi liquido sul palco, se l'è finita senza batter ciglio.
Ma il momento più divertente è arrivato quando uno dalle ultime file, evidentemente stremato, gli ha urlato - c'mon Conor make some noise!
E Bright eyes, sì proprio lui, avete presente, quello che manda i brividi lungo la spina dorsale alle recchie di pitchfork, quello che avete tenuto nelle orecchie per mesi, quel maledetto genio che ha scritto Something vague, ecco, quel tipo ha cominciato con dovizia a cercare di fare in pezzi la backline, senza nessun altro risultato che spaccare la chitarra - una delle tante, del resto, e farsi un botto di male, rovinando miseramente da un monitor alla batteria, my god, e dalla batteria all'adorabile batterista di Rilo Kiley. Che ha ovviamente baciato a abbracciato. Poi qualcuno l'ha levato a forza dal palco. E tutto il pubblico ha applaudito esterrefatto.
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