Come va, lì a casa?
Sei così poco abituato ad ascoltare una canzone nella tua lingua (intendo una canzone capace di accendere qualche sinapsi) che quando un disco comincia dicendo "Scusa se anche questa notte voglio stare a casa, [...] incondizionabile la scelta dell'assenza, posso nascondermi dietro l'alone di una generazione che le rivoluzioni le pensa sul divano", e per giunta la canzone si intitola Bolognina Revolution, quasi inciampi.
Ehi, dico: qui c'è uno che sta parlando. No poesia, no cantautori. Lo sentite? Discorsi di senso compiuto, argomenti, figure retoriche e tutto il resto.
Il fatto è che con gli Amari si scherza sempre: eh, belle le spillette, che fighe le magliette, e la grafica del sito spacca, volete ancora da bere? E quasi non ti rendi conto che hai davanti uno dei rari gruppi pop italiani che oggi vale la pena di stare ad ascoltare. Si offenderanno se scrivo pop?
Le parole in libertà dell'album precedente forse avevano confuso qualcuno: ma cosa fanno questi, hip-hop demenziale? No signori, ascoltate Campo minato e ditemi se non è una delle più belle canzone italiane dell'anno.
Ripeto pop perché dopo averli visti dal vivo mi sono ormai fissato che ricordano quel tipo di live che facevano anni fa i Bran Van 3000, dove il rap era uno degli elementi in mezzo agli altri, tutti molto divertenti e tutti molto curati nei dettagli. Proprio come la musica degli Amari, ormai così raffinata che si può ballare ma anche mettere su in macchina quando hai voglia di compagnia.
Dentro c'è tanta elettronica e c'è la musica suonata. C'è la voce che va veloce sulle parole e c'è la voce che canta le melodie. Ci sono ancora ironia, citazioni e suppongo inside jokes a non finire, e c'è qualcosa da raccontare capace di raccogliere e usare tutto ciò.
E dentro "Grand Master Mogol" ogni cosa si rapprende in canzoni e storie che, santo cielo!, sono le tue, nella tua lingua, ti parlano. Chi altro è capace di farlo così oggi?
Sei così poco abituato ad ascoltare una canzone nella tua lingua (intendo una canzone capace di accendere qualche sinapsi) che quando un disco comincia dicendo "Scusa se anche questa notte voglio stare a casa, [...] incondizionabile la scelta dell'assenza, posso nascondermi dietro l'alone di una generazione che le rivoluzioni le pensa sul divano", e per giunta la canzone si intitola Bolognina Revolution, quasi inciampi.
Ehi, dico: qui c'è uno che sta parlando. No poesia, no cantautori. Lo sentite? Discorsi di senso compiuto, argomenti, figure retoriche e tutto il resto.
Il fatto è che con gli Amari si scherza sempre: eh, belle le spillette, che fighe le magliette, e la grafica del sito spacca, volete ancora da bere? E quasi non ti rendi conto che hai davanti uno dei rari gruppi pop italiani che oggi vale la pena di stare ad ascoltare. Si offenderanno se scrivo pop?
Le parole in libertà dell'album precedente forse avevano confuso qualcuno: ma cosa fanno questi, hip-hop demenziale? No signori, ascoltate Campo minato e ditemi se non è una delle più belle canzone italiane dell'anno.
Ripeto pop perché dopo averli visti dal vivo mi sono ormai fissato che ricordano quel tipo di live che facevano anni fa i Bran Van 3000, dove il rap era uno degli elementi in mezzo agli altri, tutti molto divertenti e tutti molto curati nei dettagli. Proprio come la musica degli Amari, ormai così raffinata che si può ballare ma anche mettere su in macchina quando hai voglia di compagnia.
Dentro c'è tanta elettronica e c'è la musica suonata. C'è la voce che va veloce sulle parole e c'è la voce che canta le melodie. Ci sono ancora ironia, citazioni e suppongo inside jokes a non finire, e c'è qualcosa da raccontare capace di raccogliere e usare tutto ciò.
E dentro "Grand Master Mogol" ogni cosa si rapprende in canzoni e storie che, santo cielo!, sono le tue, nella tua lingua, ti parlano. Chi altro è capace di farlo così oggi?
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