Every sentence has its cost
Independent Days 2005, Bologna.
La disperazione più buia negli occhi dell'Uomo Dell'Anno quando gli hanno ripetuto che nel backstage non c'erano free drinks: ecco una delle poche cose che il vostro inviato Access All Areas può aggiungere a quanto i due più preparati e competenti compari hanno già scritto a proposito dell'Independent Days 2005.
Io mi annoto qui, a mia futura memoria, soltanto un paio di cose veloci ricopiate dal taccuino, banali lodi all'industria musicale britannica.
Gli Editors non sono sembrati così fasulli come molti temevano, anzi. Poco da obiettare se il mondo intero li prende come un sinonimo di Interpol, ma almeno degli Interpol hanno mostrato quella grinta epoca 2001 che oggi pare mancare alla band newyorkese.
E nonostante abbiano suonato tutti vestiti di nero alle tre del pomeriggio, davanti a un incandescente Parco Nord ancora mezzo vuoto, non si sono risparmiati un istante. Respect.
Maximo Park e Futureheads concerti sensazionali, tirati e senza tregua, molto più di quanto mi aspettassi dalle due band. Entrambi gli album mi erano piaciuti parecchio e alimentavano aspettative, ma si sa che ormai è difficile distinguere dove finisce il "tutti ne parlano molto/poco bene/male" e dove comincia il reale valore di un gruppo (sopra un palco?).
Alla prova dei fatti, si può dire che mentre tutti e due partono dal recupero di quei suoni eighties ormai canonici (Jam, Wire, Smiths ecc.) i Maximo Park li declinano al pop (a tratti quasi indiepop, specie negli inediti suonati qui a Bologna), mentre i Futureheads fanno deflagrare tutto il punk. La musica che ne esce è quanto mai compatta, nonostante la spigolosità.
Facce sorridenti tutto intorno, anche quelle dei roadie.
Belli belli belli. E bello anche il pubblico nelle due occasioni, con un sacco di gente felice che ballava, e una quantità impensabile di persone che cantava tutti i testi. Ma dove sono stato io tutto questo tempo?
Sui The Bravery, nonostante l'entusiasmo che mi circondava, purtroppo non sono riuscito ad abbattere il piedistallo di spocchia che mi ero costruito, e quindi mi sono divertito di meno, continuando a pensare che erano davvero dei maragli impresentabili. Comunque, singoli bomba, niente da dire, e con lo strobo in faccia la gente ha saltato finché voleva.
Il mio lavoro di "giornalista rock wannabe" (ma volentieri anche no, visto il clima che si respirava diero le quinte) l'ho compiuto intervistando i Maximo Park. Era la mia prima volta con un microfono semi-live, ero nervoso ma mi sono divertito. I frugali frutti andranno in onda prossimamente sulle frequenze di Popolare Network (thanx to Elisa e Teo).
Independent Days 2005, Bologna.
La disperazione più buia negli occhi dell'Uomo Dell'Anno quando gli hanno ripetuto che nel backstage non c'erano free drinks: ecco una delle poche cose che il vostro inviato Access All Areas può aggiungere a quanto i due più preparati e competenti compari hanno già scritto a proposito dell'Independent Days 2005.
Io mi annoto qui, a mia futura memoria, soltanto un paio di cose veloci ricopiate dal taccuino, banali lodi all'industria musicale britannica.
Gli Editors non sono sembrati così fasulli come molti temevano, anzi. Poco da obiettare se il mondo intero li prende come un sinonimo di Interpol, ma almeno degli Interpol hanno mostrato quella grinta epoca 2001 che oggi pare mancare alla band newyorkese.
E nonostante abbiano suonato tutti vestiti di nero alle tre del pomeriggio, davanti a un incandescente Parco Nord ancora mezzo vuoto, non si sono risparmiati un istante. Respect.
Maximo Park e Futureheads concerti sensazionali, tirati e senza tregua, molto più di quanto mi aspettassi dalle due band. Entrambi gli album mi erano piaciuti parecchio e alimentavano aspettative, ma si sa che ormai è difficile distinguere dove finisce il "tutti ne parlano molto/poco bene/male" e dove comincia il reale valore di un gruppo (sopra un palco?).
Alla prova dei fatti, si può dire che mentre tutti e due partono dal recupero di quei suoni eighties ormai canonici (Jam, Wire, Smiths ecc.) i Maximo Park li declinano al pop (a tratti quasi indiepop, specie negli inediti suonati qui a Bologna), mentre i Futureheads fanno deflagrare tutto il punk. La musica che ne esce è quanto mai compatta, nonostante la spigolosità.
Facce sorridenti tutto intorno, anche quelle dei roadie.
Belli belli belli. E bello anche il pubblico nelle due occasioni, con un sacco di gente felice che ballava, e una quantità impensabile di persone che cantava tutti i testi. Ma dove sono stato io tutto questo tempo?
Sui The Bravery, nonostante l'entusiasmo che mi circondava, purtroppo non sono riuscito ad abbattere il piedistallo di spocchia che mi ero costruito, e quindi mi sono divertito di meno, continuando a pensare che erano davvero dei maragli impresentabili. Comunque, singoli bomba, niente da dire, e con lo strobo in faccia la gente ha saltato finché voleva.
Il mio lavoro di "giornalista rock wannabe" (ma volentieri anche no, visto il clima che si respirava diero le quinte) l'ho compiuto intervistando i Maximo Park. Era la mia prima volta con un microfono semi-live, ero nervoso ma mi sono divertito. I frugali frutti andranno in onda prossimamente sulle frequenze di Popolare Network (thanx to Elisa e Teo).
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