Au Revoir Simone
Invece, un disco che ho ascoltato tanto, in questi giorni gelati tra nevicate leggere e mattine smaglianti di cielo terso, è stato Verses Of Comfort, Assurance and Salvation delle Au Revoir Simone, consigliatomi dal sempre attento Michele Restuccia.
La prima cosa che avevo pensato, al suo primo giro nel lettore, era che potessero piacere a chi aveva apprezzato (ma chi aveva davvero apprezzato?) gli svedesi Sambassadeur. Stesse atmosfere raccolte, malinconiche anche quando la battuta è più veloce, stesse voci lievi in mezzo a elettronica che si fa calda.
Poi mi sono detto che il trio proveniente da New York, in fondo, basta a sé stesso: qualche tastiera vintage, una batteria elettronica, e sopra a ogni cosa queste tre voci di ragazze arrampicate per melodie naif e capricciose, accompagnate da suoni ridotti all'essenziale.
Non si arriva esattamente a "gli Stereolab che improvvisano una cover di Belle & Sebastian" (piuttosto, la recensione di Indiepop.it cita Brian Eno e compositori giapponesi), ma è un suggerimento che accetto se aiuta a descrivere una fotografia in cui il sole esplode dietro tende da Vergini Suicide, e non mancano suoni di campanelli, tanto di stagione.
Tralasciando, infine, tutta una serie di pignole e improbabili distinzioni sul vuoto e sul pieno come obiettivi distinti raggiunti con gli stessi mezzi, è facile lasciarsi incantare dal queste otto eleganti canzoni con le scarpette basse, buon accompagnamento al pomeriggio che presto diventa buio, in casa da soli.
Lo sembrano proprio bellissime. Il loro tour-diario è disarmante.
MP3:
Hurricanes
Through the backyards
Back in time
Invece, un disco che ho ascoltato tanto, in questi giorni gelati tra nevicate leggere e mattine smaglianti di cielo terso, è stato Verses Of Comfort, Assurance and Salvation delle Au Revoir Simone, consigliatomi dal sempre attento Michele Restuccia.
La prima cosa che avevo pensato, al suo primo giro nel lettore, era che potessero piacere a chi aveva apprezzato (ma chi aveva davvero apprezzato?) gli svedesi Sambassadeur. Stesse atmosfere raccolte, malinconiche anche quando la battuta è più veloce, stesse voci lievi in mezzo a elettronica che si fa calda.
Poi mi sono detto che il trio proveniente da New York, in fondo, basta a sé stesso: qualche tastiera vintage, una batteria elettronica, e sopra a ogni cosa queste tre voci di ragazze arrampicate per melodie naif e capricciose, accompagnate da suoni ridotti all'essenziale.
Non si arriva esattamente a "gli Stereolab che improvvisano una cover di Belle & Sebastian" (piuttosto, la recensione di Indiepop.it cita Brian Eno e compositori giapponesi), ma è un suggerimento che accetto se aiuta a descrivere una fotografia in cui il sole esplode dietro tende da Vergini Suicide, e non mancano suoni di campanelli, tanto di stagione.
Tralasciando, infine, tutta una serie di pignole e improbabili distinzioni sul vuoto e sul pieno come obiettivi distinti raggiunti con gli stessi mezzi, è facile lasciarsi incantare dal queste otto eleganti canzoni con le scarpette basse, buon accompagnamento al pomeriggio che presto diventa buio, in casa da soli.
Lo sembrano proprio bellissime. Il loro tour-diario è disarmante.
MP3:
Hurricanes
Through the backyards
Back in time
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