Italians a go-go (2)
- Canadians, "The north side of summer"
Vedo che ne parla anche l'ultimo Rumore, ma questo bell'ep è già in rotazione fissa su polaroid da un paio di mesi, e la traccia numero tre, A Long Lethargy è passata anche in pista a Losing My Badge. La sezione ritimica con Massimo Fiorio e Francesco Baldo la conosciamo bene: i Canadians infatti raccolgono l'eredità di quei veronesi Slumber che un paio d'anni fa ci erano piaciuti parecchio e avevano fatto ben sperare per le sorti di certa musica di casa nostra. Immutato è l'amore per la melodia, ma ora i suoni si fanno più caldi e i consueti riferimenti Grandaddy/Weezer si arricchiscono di sfumature ancora più apertamente sixties, peraltro dichiarate nella programmatica traccia d'apertura. Un piccolo grande disco di indiepop e chitarre come in Italia non si ascolta di frequente. Un disco da portare, per una volta tanto, a testa alta anche fuori dai confini nazionali. A proposito: dato che in giro raccoglie unanimi e meritati consensi, mi permetto di far notare un solo e non essenziale difetto di questo ep: sulla pronuncia inglese ci si potrebbe lavorare ancora un po'. Poi tutti in aereo per il tour!
- Eveline, "Happy Birthday, Eveline !!!"
Gli Eveline vincono la complicata sfida di mescolare influenze jazz, ascolti post rock e cantautorato di alto profilo come quello di Robert Wyatt. Non a caso "eclettismo" è la parola che si legge più spesso nelle loro recensioni. Il quartetto bolognese d'adozione, al suo esordio, mostra da un lato di saper creare atmosfere rarefatte (Bin Laden and the romantic voice of the ocean, oppure la fantastica e conclusiva lxwaldocwithme&t.), quanto di poter ridere e swingare senza scrupoli (come in Gilda). Prediligono forme notturne e sincopate, ed è in momenti come Gin.O.Lemon, dove la lezione dei Radiohead si fa più evidente, che gli Eveline sembrano esprimersi al meglio.
- Casper The Friendly Ghost, "Dogma #1"
Stefano Poletti, voce dei parmensi Pecksniff, lo aveva dichiarato già all'epoca del concerto di Jens Lekman al Covo, la scorsa primavera: l'esempio della band tutta composta da ragazze lo prendeva piuttosto bene. Così, oggi per dare corpo (un certo bel corpo, diciamo) al suo ectoplasmatico progetto parallelo Casper ha chiamato Elena alle percussioni e Silvia al piano, marimba e trombone. Partendo dal presupposto "first take is ok" in fase di registrazione (ma vale anche per altri aspetti come la grafica), e aggiungendo una abbondante dose di lo-fi a un linguaggio twee già ridotto all'osso, quello che ne esce è una sorta di Moldy Peaches bambini e incontrollabili. Non a caso, il duo neworkese è omaggiato da una esuberante cover di Cheese (vorremmo averne una versione da più di un minuto almeno per poterla ballare!). A tratti, come in Walkie Talkie, compaiono repentini ed estemporanei frammenti di elettronica giocattolo, a confondere ancora di più le carte. Pubblica il tutto la Recycled, ormai garanzia di quella "bassa qualità" che ci fa sorridere il cuore e battere le mani ai concerti.
- Canadians, "The north side of summer"
Vedo che ne parla anche l'ultimo Rumore, ma questo bell'ep è già in rotazione fissa su polaroid da un paio di mesi, e la traccia numero tre, A Long Lethargy è passata anche in pista a Losing My Badge. La sezione ritimica con Massimo Fiorio e Francesco Baldo la conosciamo bene: i Canadians infatti raccolgono l'eredità di quei veronesi Slumber che un paio d'anni fa ci erano piaciuti parecchio e avevano fatto ben sperare per le sorti di certa musica di casa nostra. Immutato è l'amore per la melodia, ma ora i suoni si fanno più caldi e i consueti riferimenti Grandaddy/Weezer si arricchiscono di sfumature ancora più apertamente sixties, peraltro dichiarate nella programmatica traccia d'apertura. Un piccolo grande disco di indiepop e chitarre come in Italia non si ascolta di frequente. Un disco da portare, per una volta tanto, a testa alta anche fuori dai confini nazionali. A proposito: dato che in giro raccoglie unanimi e meritati consensi, mi permetto di far notare un solo e non essenziale difetto di questo ep: sulla pronuncia inglese ci si potrebbe lavorare ancora un po'. Poi tutti in aereo per il tour!
- Eveline, "Happy Birthday, Eveline !!!"
Gli Eveline vincono la complicata sfida di mescolare influenze jazz, ascolti post rock e cantautorato di alto profilo come quello di Robert Wyatt. Non a caso "eclettismo" è la parola che si legge più spesso nelle loro recensioni. Il quartetto bolognese d'adozione, al suo esordio, mostra da un lato di saper creare atmosfere rarefatte (Bin Laden and the romantic voice of the ocean, oppure la fantastica e conclusiva lxwaldocwithme&t.), quanto di poter ridere e swingare senza scrupoli (come in Gilda). Prediligono forme notturne e sincopate, ed è in momenti come Gin.O.Lemon, dove la lezione dei Radiohead si fa più evidente, che gli Eveline sembrano esprimersi al meglio.
- Casper The Friendly Ghost, "Dogma #1"
Stefano Poletti, voce dei parmensi Pecksniff, lo aveva dichiarato già all'epoca del concerto di Jens Lekman al Covo, la scorsa primavera: l'esempio della band tutta composta da ragazze lo prendeva piuttosto bene. Così, oggi per dare corpo (un certo bel corpo, diciamo) al suo ectoplasmatico progetto parallelo Casper ha chiamato Elena alle percussioni e Silvia al piano, marimba e trombone. Partendo dal presupposto "first take is ok" in fase di registrazione (ma vale anche per altri aspetti come la grafica), e aggiungendo una abbondante dose di lo-fi a un linguaggio twee già ridotto all'osso, quello che ne esce è una sorta di Moldy Peaches bambini e incontrollabili. Non a caso, il duo neworkese è omaggiato da una esuberante cover di Cheese (vorremmo averne una versione da più di un minuto almeno per poterla ballare!). A tratti, come in Walkie Talkie, compaiono repentini ed estemporanei frammenti di elettronica giocattolo, a confondere ancora di più le carte. Pubblica il tutto la Recycled, ormai garanzia di quella "bassa qualità" che ci fa sorridere il cuore e battere le mani ai concerti.
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