Say goodbye
But you may lose your heart
Nelle pene d'amore, la sola cosa più scontata e prevedibile di tutti quei "non hai proprio capito" è l'ostinata goffaggine del nerd che vi si oppone.
"I play the fool but you know it's for the good of music" (Wax).
Con insistenza ormai fuori luogo, i tentativi di chi vuole ancora chiarire si accavallano alla più infruttuosa miopia della sincerità.
E la replica non può che suonare come un "would be easy blaming you darling / but I have other things to do" (Accidentally Yours).
Del resto, amore, se ci fosse bisogno di ribadirlo, "none of the pictures in my bedroom / did survive that rainy day".
No, non c'è bisogno di ribadirlo, infatti. Ma arriva il momento in cui è così semplicemente bello compiere tutti i passi sbagliati, uno dopo l'altro, mentre tu mi porti per mano (Your Heart Is A Hook).
Eppure è un disco allegro questo Easy To Cook di Austin Lace, quartetto belga giunto al secondo album, e ora ripubblicato in Italia dalla nostra Homesleep.
Un disco di soffice e colorato indiepop mattutino, a tratti illuminato di lieve eletronica, riverberato da quelle jangling guitars di cui non ci stanchiamo, e che volentieri approda a bossanove leggere, coretti e battimani.
Un disco che t'invita a ballare e poi ti sussurra all'orecchio "We both knew the game, we both knew the core / We both knew the line, we knew it would be short" (To Ronald).
E non è un tradimento: è una dichiarazione di poetica.
Del resto, anche lo spassoso e spensierato video di Say Goodbye, canzone che stando alle parole della band "è stata di ispirazione a tutto il resto del disco", riesce a farti credere che ci sia un happy end. Soltanto dopo un po' ti accorgi che manca qualcosa a ricomporre la sorridente asimmetria del cartoon.
Viene quindi naturale domandarsi se per caso quell'Easy To Cook, quella cosa davvero così facile da cuocere, non sia altro che la tenera carne dell'inutile cuore.
But you may lose your heart
Nelle pene d'amore, la sola cosa più scontata e prevedibile di tutti quei "non hai proprio capito" è l'ostinata goffaggine del nerd che vi si oppone.
"I play the fool but you know it's for the good of music" (Wax).
Con insistenza ormai fuori luogo, i tentativi di chi vuole ancora chiarire si accavallano alla più infruttuosa miopia della sincerità.
E la replica non può che suonare come un "would be easy blaming you darling / but I have other things to do" (Accidentally Yours).
Del resto, amore, se ci fosse bisogno di ribadirlo, "none of the pictures in my bedroom / did survive that rainy day".
No, non c'è bisogno di ribadirlo, infatti. Ma arriva il momento in cui è così semplicemente bello compiere tutti i passi sbagliati, uno dopo l'altro, mentre tu mi porti per mano (Your Heart Is A Hook).
Eppure è un disco allegro questo Easy To Cook di Austin Lace, quartetto belga giunto al secondo album, e ora ripubblicato in Italia dalla nostra Homesleep.
Un disco di soffice e colorato indiepop mattutino, a tratti illuminato di lieve eletronica, riverberato da quelle jangling guitars di cui non ci stanchiamo, e che volentieri approda a bossanove leggere, coretti e battimani.
Un disco che t'invita a ballare e poi ti sussurra all'orecchio "We both knew the game, we both knew the core / We both knew the line, we knew it would be short" (To Ronald).
E non è un tradimento: è una dichiarazione di poetica.
Del resto, anche lo spassoso e spensierato video di Say Goodbye, canzone che stando alle parole della band "è stata di ispirazione a tutto il resto del disco", riesce a farti credere che ci sia un happy end. Soltanto dopo un po' ti accorgi che manca qualcosa a ricomporre la sorridente asimmetria del cartoon.
Viene quindi naturale domandarsi se per caso quell'Easy To Cook, quella cosa davvero così facile da cuocere, non sia altro che la tenera carne dell'inutile cuore.
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