But man I loved, Yeah I loved, When I loved, It was love
Or at least the closest I've got
Noi femmine abbiamo un debole per il suono che fa l'armonica. Abbiamo avuto occhi solo per Terence, anche se era bruno. L'armonica svalutò i biondi nella pre-adolescenza sonnecchiante come il kazoo fece coi giovani, avevamo vent'anni, e vagheggiammo alberghi, telefoni e piazze. Quelle asole di respiro attraverso scatole di latta, bucherellano all'inizio, in mezzo, alla fine delle canzoni, il nostro cuore, scoprendoci sempre vergognosamente sentimentali. Occhi stellati, Candy, Mary, Sandy, balliamo Roy Orbison su verande estive in the lonely cool before dawn.
Noi femmine abbiamo un debole per i cantautori, quelli che hanno la voce che trema, la salute cagionevole, always tired and charms are hired from out of their eyes, quelli che cantano viaggi- strade-redenzione inchiodati alla chitarra, alle loro camere disordinate, occhi bassi, capelli sulla faccia, strade per le stelle, per la prossima insegna luminosa, nowhere fast. We are nowhere and it's now, infatti, dopo una ventina di anni.
E così l'armonica promette sempre chitarre gently weeping, è la musica della porta accanto e avresti potuto mancarmi di più.
A quest'epoca, l'anno scorso, Bright Eyes faceva tutto questo per noi convalescenti, jet-legged e insonni e forava le copertine per aver ascoltato, decantato, stampato in quel color sepia che dona agli incarnati pallidi, così facile, senza pudore, tutto il nostro povero immaginario da rivista femminile. La Saddle Creek siglava l'autorizzazione ad accettare le voci rotte, a visionare tramonti, a scegliere il voluttuoso al tragico senza sensi di colpa, notti wide awake, lenzuola stese, vecchie auto su strade di cui non si vede la fine. Una gioia per occhi e orecchie di chi, seppure vagamente, sia stato mai incline al paesaggistico, pastorale o più indistintamente, senza vergogna, alla pittura di genere.
Ad un anno di distanza, altre autorità ci disimpegnano e legittimano nuovi struggimenti invernali, altre coste occidentali, altre armoniche (Rocky Votolato, "Tinfoil hats", courtesy of Barsuk) altri sussurri (The Elected, "Desiree", courtesy of Subpop). Nell'inverno del 2006 c'è ancora chi canta: "we had some love and some hope a tank full of gas and a wide open road"? Sì, e grazie al cielo.
C'è chi dice si tratti di esercizi di stile ad opera di chi ha imparato fin troppo bene la lezione folk e può fingerla e plastificarla adesso, come i desideri a Las Vegas (sic), eccentrico, eretico e iconoclasta, ben venga, noi faremo finta di essere avvedute e condiscendenti e, liberate dall'impiccio intellettuale, potremmo abbandonarci alle armoniche, ai sussurri, alle voci in bilico. Che poi si sa, l'abbandonarsi mantiene anche giovani. Love is the only answer. Pare troppo semplice?
Or at least the closest I've got
Noi femmine abbiamo un debole per il suono che fa l'armonica. Abbiamo avuto occhi solo per Terence, anche se era bruno. L'armonica svalutò i biondi nella pre-adolescenza sonnecchiante come il kazoo fece coi giovani, avevamo vent'anni, e vagheggiammo alberghi, telefoni e piazze. Quelle asole di respiro attraverso scatole di latta, bucherellano all'inizio, in mezzo, alla fine delle canzoni, il nostro cuore, scoprendoci sempre vergognosamente sentimentali. Occhi stellati, Candy, Mary, Sandy, balliamo Roy Orbison su verande estive in the lonely cool before dawn.
Noi femmine abbiamo un debole per i cantautori, quelli che hanno la voce che trema, la salute cagionevole, always tired and charms are hired from out of their eyes, quelli che cantano viaggi- strade-redenzione inchiodati alla chitarra, alle loro camere disordinate, occhi bassi, capelli sulla faccia, strade per le stelle, per la prossima insegna luminosa, nowhere fast. We are nowhere and it's now, infatti, dopo una ventina di anni.
E così l'armonica promette sempre chitarre gently weeping, è la musica della porta accanto e avresti potuto mancarmi di più.
A quest'epoca, l'anno scorso, Bright Eyes faceva tutto questo per noi convalescenti, jet-legged e insonni e forava le copertine per aver ascoltato, decantato, stampato in quel color sepia che dona agli incarnati pallidi, così facile, senza pudore, tutto il nostro povero immaginario da rivista femminile. La Saddle Creek siglava l'autorizzazione ad accettare le voci rotte, a visionare tramonti, a scegliere il voluttuoso al tragico senza sensi di colpa, notti wide awake, lenzuola stese, vecchie auto su strade di cui non si vede la fine. Una gioia per occhi e orecchie di chi, seppure vagamente, sia stato mai incline al paesaggistico, pastorale o più indistintamente, senza vergogna, alla pittura di genere.
Ad un anno di distanza, altre autorità ci disimpegnano e legittimano nuovi struggimenti invernali, altre coste occidentali, altre armoniche (Rocky Votolato, "Tinfoil hats", courtesy of Barsuk) altri sussurri (The Elected, "Desiree", courtesy of Subpop). Nell'inverno del 2006 c'è ancora chi canta: "we had some love and some hope a tank full of gas and a wide open road"? Sì, e grazie al cielo.
C'è chi dice si tratti di esercizi di stile ad opera di chi ha imparato fin troppo bene la lezione folk e può fingerla e plastificarla adesso, come i desideri a Las Vegas (sic), eccentrico, eretico e iconoclasta, ben venga, noi faremo finta di essere avvedute e condiscendenti e, liberate dall'impiccio intellettuale, potremmo abbandonarci alle armoniche, ai sussurri, alle voci in bilico. Che poi si sa, l'abbandonarsi mantiene anche giovani. Love is the only answer. Pare troppo semplice?
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