Guillemots: giù dalla scogliera con stile
Qualcuno li avrà visti su Pitchfork la settimana scorsa, altri si saranno segnati il nome da Blow Up di marzo, i più attenti li avevano già notati nella playlist di Losing My Badge di febbraio, ma il Guardian e la BBC li stanno spingendo dall'anno scorso.
Sto parlando dei Guillemots (hey, seconda segnalazione consecutiva dal catalogo Fantastic Plastic: send me money, guys!), quartetto che fa base a Londra ma che riunisce membri inglesi, scozzesi, canadesi e brasiliani.
I Guillemots hanno appena pubblicato From The Cliffs, mini album che sarà distribuito in Italia a maggio e che raccoglie i brani di un paio di ep precedenti, andando giustamente a mietere quanto generosamente seminato dalla band negli ultimi mesi.
La prima parola che mi sento di spendere per i Guillemots è "classy", tanto che mi ero subito detto "questi li devo far sentire a Lucio".
Quando lo swing del ritornello del loro inno Trains To Brazil ingrana la quarta ed entrano in scena i fiati e il theremin (sì, c'è anche quello e io li ascolto lo stesso) tutte le cravatte si allentano da sole, voi ciondolate la testa, avete appena ordinato uno scotch on the rocks e state per dire qualcosa nell'orecchio alla ragazza accanto.
Ci sono molti sorrisi e luci basse e stile senza pose dentro la musica dei Guillemots, e vi trovate in un angolo del club a chiedervi perché tutti scrivono sempre "pop con venature jazz", e se per caso il jazz non potrebbe avere anche ossature o muscolature.
Insomma si percepisce qualcosa di fisico, sensuale, nella musica dei Guillemots, e c'è anche molta anima, aka soul, grazie soprattutto alla voce di Fyfe Dangerfield, autore della maggior parte dei brani. Una voce bella e non petulante anche nei passaggi più appassionati.
Del resto, come non trovare simpatico uno che dichiara: "I don't think there's a greater art than writing a three-minute pop song that people can sing when they're drunk".
Poi, chiaro, arrivano pure i momenti dove qualcosa si trascina (anche nelle nottate migliori avete avuto quei due tre attimi di stanchezza), ma l'impressione generale resta quella di un gruppo già adulto al primo ascolto, e si mette subito From The Cliffs nella lista di dischi che bene si adattano a questa tanto attesa fine dell'inverno.
Mp3: Trains To Brazil
Qualcuno li avrà visti su Pitchfork la settimana scorsa, altri si saranno segnati il nome da Blow Up di marzo, i più attenti li avevano già notati nella playlist di Losing My Badge di febbraio, ma il Guardian e la BBC li stanno spingendo dall'anno scorso.
Sto parlando dei Guillemots (hey, seconda segnalazione consecutiva dal catalogo Fantastic Plastic: send me money, guys!), quartetto che fa base a Londra ma che riunisce membri inglesi, scozzesi, canadesi e brasiliani.
I Guillemots hanno appena pubblicato From The Cliffs, mini album che sarà distribuito in Italia a maggio e che raccoglie i brani di un paio di ep precedenti, andando giustamente a mietere quanto generosamente seminato dalla band negli ultimi mesi.
La prima parola che mi sento di spendere per i Guillemots è "classy", tanto che mi ero subito detto "questi li devo far sentire a Lucio".
Quando lo swing del ritornello del loro inno Trains To Brazil ingrana la quarta ed entrano in scena i fiati e il theremin (sì, c'è anche quello e io li ascolto lo stesso) tutte le cravatte si allentano da sole, voi ciondolate la testa, avete appena ordinato uno scotch on the rocks e state per dire qualcosa nell'orecchio alla ragazza accanto.
Ci sono molti sorrisi e luci basse e stile senza pose dentro la musica dei Guillemots, e vi trovate in un angolo del club a chiedervi perché tutti scrivono sempre "pop con venature jazz", e se per caso il jazz non potrebbe avere anche ossature o muscolature.
Insomma si percepisce qualcosa di fisico, sensuale, nella musica dei Guillemots, e c'è anche molta anima, aka soul, grazie soprattutto alla voce di Fyfe Dangerfield, autore della maggior parte dei brani. Una voce bella e non petulante anche nei passaggi più appassionati.
Del resto, come non trovare simpatico uno che dichiara: "I don't think there's a greater art than writing a three-minute pop song that people can sing when they're drunk".
Poi, chiaro, arrivano pure i momenti dove qualcosa si trascina (anche nelle nottate migliori avete avuto quei due tre attimi di stanchezza), ma l'impressione generale resta quella di un gruppo già adulto al primo ascolto, e si mette subito From The Cliffs nella lista di dischi che bene si adattano a questa tanto attesa fine dell'inverno.
Mp3: Trains To Brazil
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