Ode To Self-Publishing
The Hidden Cameras live in Bologna, 30 ottobre 2006
Il Cassero è forse uno dei luoghi peggiori per ascoltare un concerto qui in città. Ma un concerto degli Hidden Cameras è forse uno dei pochi che riesce ad adattarsi anche all'acustica evanescente dell'antico magazzino del sale.
Se lo stesso Joel Gibb definisce la sua musica "gay church folk music" un motivo c'è. E sotto le alte volte di mattoni rossi, in mezzo a colonne come in una cattedrale, la banda canadese entra nella sala dal portone, attraversa il pubblico suonando chitarre, violini, viole e xilofoni in processione, intonando un coro e salendo sul palco per attaccare Hump From Bending dall'ultimo album Awoo.
Ci mettono un po' a scaldarsi, la voce si sente e non si sente, la stanza rimbomba senza decoro e tra un pezzo e l'altro i canadesi si perdono nei soliti tentativi di convenevoli in lingua locale. Ma poi arriva Fear Is On e a quel punto "the ceremony starts", ci scaldiamo, brindiamo e balliamo.
Il fatto, nudo e semplice, è che io non riesco a resistere alle canzoni degli Hidden Cameras. Ogni volta mi meraviglio di come sappiano qualcosa di me. Del me in carne e ossa, dico, e di qualche gioia lontana, primaria. E vedere Joel Gibb così vicino, ancorché bisognoso di una rasatura, mi stringe sempre il cuore.
Davvero scarso il pubblico, per un gruppo che veniva per la prima volta in Italia (data unica in questo tour), eppure gli Hidden Cameras non si sono risparmiati, dando l'impressione di divertirsi parecchio con il loro trambusto di far-west e oratorio. Hanno fatto il balletto a quattro su I Believe In The Good Of Life, hanno suonato Fear Of 'Zine Failure quando gliel'ho urlata (poi ho scoperto che era in scaletta proprio in quel momento), hanno strapazzato She's Gone e io volevo saltare e gettarmi per terra allo stesso tempo. Hanno fatto un encore da levare il fiato con Music Is My Boyfriend e una tiratissima Ban Marriage.
Si è sentita la mancanza soltanto di In The Union of Wine, ma poi Gibb si è fatto perdonare raccontandoci di quanto si sono divertiti in Svezia (si capiva dai numerosi Cheap Monday presenti sul palco) a registrare cover di Arthur Russel con Jens Lekman (e pensa, in una versione canta anche El Perro del Mar!), e poi buttandomi lì uno sbalorditivo "Hey, you were in Munich, weren't you?" che mi ha fatto arrossire, e alla fine non l'ho abbracciato solo perché c'era gente intorno.
ps: grazie a Paso ed Ele per la foto
pps: insopportabile come sempre la burocrazia all'entrata del Cassero. In questo modo non si incoraggia certo la gente a tornare.
The Hidden Cameras live in Bologna, 30 ottobre 2006
Il Cassero è forse uno dei luoghi peggiori per ascoltare un concerto qui in città. Ma un concerto degli Hidden Cameras è forse uno dei pochi che riesce ad adattarsi anche all'acustica evanescente dell'antico magazzino del sale.
Se lo stesso Joel Gibb definisce la sua musica "gay church folk music" un motivo c'è. E sotto le alte volte di mattoni rossi, in mezzo a colonne come in una cattedrale, la banda canadese entra nella sala dal portone, attraversa il pubblico suonando chitarre, violini, viole e xilofoni in processione, intonando un coro e salendo sul palco per attaccare Hump From Bending dall'ultimo album Awoo.
Ci mettono un po' a scaldarsi, la voce si sente e non si sente, la stanza rimbomba senza decoro e tra un pezzo e l'altro i canadesi si perdono nei soliti tentativi di convenevoli in lingua locale. Ma poi arriva Fear Is On e a quel punto "the ceremony starts", ci scaldiamo, brindiamo e balliamo.
Il fatto, nudo e semplice, è che io non riesco a resistere alle canzoni degli Hidden Cameras. Ogni volta mi meraviglio di come sappiano qualcosa di me. Del me in carne e ossa, dico, e di qualche gioia lontana, primaria. E vedere Joel Gibb così vicino, ancorché bisognoso di una rasatura, mi stringe sempre il cuore.
Davvero scarso il pubblico, per un gruppo che veniva per la prima volta in Italia (data unica in questo tour), eppure gli Hidden Cameras non si sono risparmiati, dando l'impressione di divertirsi parecchio con il loro trambusto di far-west e oratorio. Hanno fatto il balletto a quattro su I Believe In The Good Of Life, hanno suonato Fear Of 'Zine Failure quando gliel'ho urlata (poi ho scoperto che era in scaletta proprio in quel momento), hanno strapazzato She's Gone e io volevo saltare e gettarmi per terra allo stesso tempo. Hanno fatto un encore da levare il fiato con Music Is My Boyfriend e una tiratissima Ban Marriage.
Si è sentita la mancanza soltanto di In The Union of Wine, ma poi Gibb si è fatto perdonare raccontandoci di quanto si sono divertiti in Svezia (si capiva dai numerosi Cheap Monday presenti sul palco) a registrare cover di Arthur Russel con Jens Lekman (e pensa, in una versione canta anche El Perro del Mar!), e poi buttandomi lì uno sbalorditivo "Hey, you were in Munich, weren't you?" che mi ha fatto arrossire, e alla fine non l'ho abbracciato solo perché c'era gente intorno.
ps: grazie a Paso ed Ele per la foto
pps: insopportabile come sempre la burocrazia all'entrata del Cassero. In questo modo non si incoraggia certo la gente a tornare.
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