Canzoni per la primavera (1)
In un anno dalle numerose uscite discografiche importanti e di peso, ogni tanto fa piacere anche ascoltare qualche disco pop senza troppe pretese, adatto alla stagione leggera per eccellenza, almeno in teoria.
Nelle ultime settimane, per esempio, da queste parti hanno trovato spazio gli ascolti degli esordi sulla lunga distanza di Wombats e Polytechnic.
The Wombats provengono da Liverpool e sono un giovane trio che, come diverse band britanniche nelle recenti stagioni, punta parecchio sugli intrecci vocali (anche con brani a cappella), ritornelli a presa rapida, chitarre spedite e ritmi danzerecci in levare. Di sicuro non hanno perso troppo tempo a scrivere i testi.
Però il gioco funziona, si scuote la testa e si batte il piede, e se siete nei pressi di qualche pista da ballo non sarà difficile lasciarsi trascinare.
Le recensioni chiamano in causa Supergrass, Futureheads e Franz Ferdinand. I blogger oltreoceano sono già innamorati di loro, grazie anche al passaggio al recente SXSW. Il tempo dirà se gli Wombats meritano tutto questo hype. Intanto pare abbiano un enorme seguito in Cina, mentre il loro album d'esordio, intitolato Girls, Boys and Marsupials, è stato pubblicato alla fine dell'anno scorso soltanto in Giappone. I singoli inglesi invece hanno già avuto tutti passaggi radiofonici che contano.
>> Backfire At The Disco (mp3 / video)
>> Moving To New York (mp3 / video)
Avevo già inserito i primi due singoli dei Polytechnic in qualche playlist dell'anno scorso e il nome della band di Manchester mi sembrava abbastanza promettente. Ora esce questo Down 'til Dawn, pubblicato da Shatterproof Records, e devo dire che con un respiro più ampio la musica dei Polytechnic esce leggermente diversa da quello che mi aspettavo. Nonostante siano britannici, suonano quasi come una risposta "americana" e meno genialoide ai pur americani Spinto Band. A tratti mi hanno fatto tornare in mente addirittura i Thrills. Sarà per quel brillante pianoforte che non manca mai di fare da sfondo alle chitarre, o per quei falsetti che rendono più spigliate le melodie.
Gli episodi più lenti suonano un po' interlocutori, ma non si può chiedere troppo a questi ragazzi, e del resto la formula dei singoli funziona a meraviglia anche in replica. Non a caso i Polytechnic hanno già aperto concerti per gli Strokes, sono tra i favoriti di Steve Lamacq e del Guardian, e gli Shins li hanno ospitati con una cover in una b-side del loro ultimo singolo Australia. Niente male per degli esordienti.
>> Won't You Come Around (mp3 / video)
>> Cold Hearted Business (mp3 / video)
In un anno dalle numerose uscite discografiche importanti e di peso, ogni tanto fa piacere anche ascoltare qualche disco pop senza troppe pretese, adatto alla stagione leggera per eccellenza, almeno in teoria.
Nelle ultime settimane, per esempio, da queste parti hanno trovato spazio gli ascolti degli esordi sulla lunga distanza di Wombats e Polytechnic.
The Wombats provengono da Liverpool e sono un giovane trio che, come diverse band britanniche nelle recenti stagioni, punta parecchio sugli intrecci vocali (anche con brani a cappella), ritornelli a presa rapida, chitarre spedite e ritmi danzerecci in levare. Di sicuro non hanno perso troppo tempo a scrivere i testi.
Però il gioco funziona, si scuote la testa e si batte il piede, e se siete nei pressi di qualche pista da ballo non sarà difficile lasciarsi trascinare.
Le recensioni chiamano in causa Supergrass, Futureheads e Franz Ferdinand. I blogger oltreoceano sono già innamorati di loro, grazie anche al passaggio al recente SXSW. Il tempo dirà se gli Wombats meritano tutto questo hype. Intanto pare abbiano un enorme seguito in Cina, mentre il loro album d'esordio, intitolato Girls, Boys and Marsupials, è stato pubblicato alla fine dell'anno scorso soltanto in Giappone. I singoli inglesi invece hanno già avuto tutti passaggi radiofonici che contano.
>> Backfire At The Disco (mp3 / video)
>> Moving To New York (mp3 / video)
Avevo già inserito i primi due singoli dei Polytechnic in qualche playlist dell'anno scorso e il nome della band di Manchester mi sembrava abbastanza promettente. Ora esce questo Down 'til Dawn, pubblicato da Shatterproof Records, e devo dire che con un respiro più ampio la musica dei Polytechnic esce leggermente diversa da quello che mi aspettavo. Nonostante siano britannici, suonano quasi come una risposta "americana" e meno genialoide ai pur americani Spinto Band. A tratti mi hanno fatto tornare in mente addirittura i Thrills. Sarà per quel brillante pianoforte che non manca mai di fare da sfondo alle chitarre, o per quei falsetti che rendono più spigliate le melodie.
Gli episodi più lenti suonano un po' interlocutori, ma non si può chiedere troppo a questi ragazzi, e del resto la formula dei singoli funziona a meraviglia anche in replica. Non a caso i Polytechnic hanno già aperto concerti per gli Strokes, sono tra i favoriti di Steve Lamacq e del Guardian, e gli Shins li hanno ospitati con una cover in una b-side del loro ultimo singolo Australia. Niente male per degli esordienti.
>> Won't You Come Around (mp3 / video)
>> Cold Hearted Business (mp3 / video)
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