Trent'anni che non ci vediamo
Questa sera non c'è niente da fare. Questa sera stiamo io e te a parlare e ad ascoltare il nuovo disco degli Amari. Preparo la cena, verso da bere. "Sono trent'anni che non ci vediamo". Eppure, quando cominciamo a parlare qualcosa non ingrana. "Le parole vere in un mondo vero non suonano più". Chissà perché ci succede. Non abbiamo da rimproverarci nulla, nemmeno delle "gite fuori porta". Siamo noi, siamo qui, ti ricordi dove sono i miei occhi?
Per rompere il silenzio ti racconto che il comunicato stampa di Scimmie d'amore dice una cosa tipo "E poi le ragazze scriveranno le frasi sui myspace, e i ragazzi guarderanno un minuto nel vuoto pensandoci (ma come al solito non penseranno a nulla)". E ci fa sorridere come gli Amari riescano sempre a leggere certi piccoli passaggi. Noi all'epoca c'eravamo scambiati un diario. E non stavamo giocando.
Sai, sono andato a cercare la prima volta che avevo scritto qualcosa sugli Amari, quanti anni fa, e se fossimo già alla fine della bottiglia potrei dichiarare che questo nuovo disco suona come tutto il tempo che è passato da allora, come guardarsi da qui e fare la differenza.
Però voglio farti un regalo e provare a parlare meno di me, e allora discutiamo su quanto sia opportuna l'etichetta di "pop serio" per questo gruppo che continua a cantare in italiano, e insiste a cercare nuovi magnifici disaccordi fra le parole.
Per un po' scherziamo se il ritornello "perché ti devi far odiare" non sia invece "perché ti devi parodiare", ma poi ci fa piacere concludere che una delle cose più belle di Scimmie d'amore sia che non è guastato dall'autoironia che non serve.
Come quando si facevano quei grandi dischi italiani negli Anni Settanta, sostiene un mio amico. E poi sopra la title-track canta Com'è profondo il mare.
Ci credi che 30 anni che non ci vediamo a me fa pensare a come potrebbe suonare tra le mani dei Perturbazione? E poi senti Arpegginlove, scritta in quella prima persona femminile: ha la grazia di chi si è appena innamorato. Chi direbbe mai che sono gli stessi ragazzi che cantavano Accipicchia appena l'altro ieri.
In mezzo hanno attraversato un Campo Minato, e noi con loro. Non credo torneremo più indietro.
Al massimo si può aspettare che gli altri ci raggiungano.
Da questo punto di vista, Scimmie d'amore non è un disco così "facile" o disponibile. Non mi pare sia quello che ci si aspettava se si dava per scontato che gli Amari volessero finire al Festivalbar.
Certo, è un disco "più suonato", con più chitarre, e ci sono ritornelli che restano meglio in testa (Le gite fuori porta oppure Manager nella nebbia). Ma non mi si venga a dire che "Nessuno di noi avrà più camicie stirate" (con il coro dei bambini!) è uno slogan alla portata di tutti.
Sono sempre i nostri Amari, ci piacciono così, sono cresciuti con noi. Noi, che alla fine ci guardiamo, e niente, noi due siamo Scimmie d'amore, e cadiamo giù.
>>>(mp3) Amari - 30 anni che non ci vediamo
Questa sera non c'è niente da fare. Questa sera stiamo io e te a parlare e ad ascoltare il nuovo disco degli Amari. Preparo la cena, verso da bere. "Sono trent'anni che non ci vediamo". Eppure, quando cominciamo a parlare qualcosa non ingrana. "Le parole vere in un mondo vero non suonano più". Chissà perché ci succede. Non abbiamo da rimproverarci nulla, nemmeno delle "gite fuori porta". Siamo noi, siamo qui, ti ricordi dove sono i miei occhi?
Per rompere il silenzio ti racconto che il comunicato stampa di Scimmie d'amore dice una cosa tipo "E poi le ragazze scriveranno le frasi sui myspace, e i ragazzi guarderanno un minuto nel vuoto pensandoci (ma come al solito non penseranno a nulla)". E ci fa sorridere come gli Amari riescano sempre a leggere certi piccoli passaggi. Noi all'epoca c'eravamo scambiati un diario. E non stavamo giocando.
Sai, sono andato a cercare la prima volta che avevo scritto qualcosa sugli Amari, quanti anni fa, e se fossimo già alla fine della bottiglia potrei dichiarare che questo nuovo disco suona come tutto il tempo che è passato da allora, come guardarsi da qui e fare la differenza.
Però voglio farti un regalo e provare a parlare meno di me, e allora discutiamo su quanto sia opportuna l'etichetta di "pop serio" per questo gruppo che continua a cantare in italiano, e insiste a cercare nuovi magnifici disaccordi fra le parole.
Per un po' scherziamo se il ritornello "perché ti devi far odiare" non sia invece "perché ti devi parodiare", ma poi ci fa piacere concludere che una delle cose più belle di Scimmie d'amore sia che non è guastato dall'autoironia che non serve.
Come quando si facevano quei grandi dischi italiani negli Anni Settanta, sostiene un mio amico. E poi sopra la title-track canta Com'è profondo il mare.
Ci credi che 30 anni che non ci vediamo a me fa pensare a come potrebbe suonare tra le mani dei Perturbazione? E poi senti Arpegginlove, scritta in quella prima persona femminile: ha la grazia di chi si è appena innamorato. Chi direbbe mai che sono gli stessi ragazzi che cantavano Accipicchia appena l'altro ieri.
In mezzo hanno attraversato un Campo Minato, e noi con loro. Non credo torneremo più indietro.
Al massimo si può aspettare che gli altri ci raggiungano.
Da questo punto di vista, Scimmie d'amore non è un disco così "facile" o disponibile. Non mi pare sia quello che ci si aspettava se si dava per scontato che gli Amari volessero finire al Festivalbar.
Certo, è un disco "più suonato", con più chitarre, e ci sono ritornelli che restano meglio in testa (Le gite fuori porta oppure Manager nella nebbia). Ma non mi si venga a dire che "Nessuno di noi avrà più camicie stirate" (con il coro dei bambini!) è uno slogan alla portata di tutti.
Sono sempre i nostri Amari, ci piacciono così, sono cresciuti con noi. Noi, che alla fine ci guardiamo, e niente, noi due siamo Scimmie d'amore, e cadiamo giù.
>>>(mp3) Amari - 30 anni che non ci vediamo
Commenti
Posta un commento