Oh, bright young things!
Un fantasma francese si aggira per i sobborghi di Los Angeles con una maglia a V, calze a pois e magnifici mocassini, organizzando feste a tema "croquet" e cantando cover di Francoise Hardy.
Oh, solo giovani, belli e brillanti, di nobili natali e innata eleganza fuori dal tempo, i cantautori che ci culleranno nelle sere da soli.
La prima cosa che mi ha colpito di Jeremy Jay è stata la voce, ora profonda ora capricciosa, e il modo di dissolverla via dalle sue canzoni. Viene subito in mente una specie di Jens Lekman americano, ma con certi tormenti alla Calvin Johnson, sulla cui etichetta K Records, non a caso, il ragazzino biondo ha debuttato alla fine dello scorso anno.
Airwalker era un ep strano, tra Magnetic Fields, lontani echi Anni Cinquanta e addirittura qualche ombra alla Joy Division. Ora è arrivato l'album vero e proprio, A Place Where We Could Go, che recupera alcune canzoni sparse in un paio di album autoprodotti precedenti. Uno di quei dischi che ascolto d'un fiato e rimetto sempre da capo e che non so da che parte prendere, perché mi hanno già preso loro.
Attacca con Heavenly Creatures, quasi da Neil Young, e poi si dilata in Beautiful Rebel, con un David Bowie perso nel deserto e circondato da minacciosi motociclisti in giubbotto di pelle. Ma c'è posto anche per il romanticismo vintage di una Escape to Aspen, o di una disarmante Hold Me in Your Arms Tonight.
La K presenta A Place Where We Could Go con la formula "like Buddy Holly, Peter Pan and the John Hughes movies rolled into one" ma in realtà bisogna ammettere che suona tutto molto più dandy, nonostante la bassa fedeltà.
Sintesi riuscita della passione di Jeremy Jay per le chanteuse e gli sguardi in bianco e nero della Nouvelle Vague, da un lato, e la sensibilità per un pop primitivo e asciutto che ha assorbito a fondo la lezione di Jonathan Richman, dall'altro, A Place Where We Could Go rappresenta un esordio maturo e seducente.
>>>(mp3): Hold Me in Your Arms Tonight
>>>(mp3): Oh, Bright Young Things!
>>>(stream): Ascolta l'intero album in streaming
P.S.: tra settembre e ottobre Jeremy Jay sarà in Europa per qualche data. Se qualche anima gentile volesse invitarlo a suonare in Italia avrebbe tutta la mia riconoscenza, altrimenti qui si organizza già la macchina per Vienna o per Oslo.
Un fantasma francese si aggira per i sobborghi di Los Angeles con una maglia a V, calze a pois e magnifici mocassini, organizzando feste a tema "croquet" e cantando cover di Francoise Hardy.
Oh, solo giovani, belli e brillanti, di nobili natali e innata eleganza fuori dal tempo, i cantautori che ci culleranno nelle sere da soli.
La prima cosa che mi ha colpito di Jeremy Jay è stata la voce, ora profonda ora capricciosa, e il modo di dissolverla via dalle sue canzoni. Viene subito in mente una specie di Jens Lekman americano, ma con certi tormenti alla Calvin Johnson, sulla cui etichetta K Records, non a caso, il ragazzino biondo ha debuttato alla fine dello scorso anno.
Airwalker era un ep strano, tra Magnetic Fields, lontani echi Anni Cinquanta e addirittura qualche ombra alla Joy Division. Ora è arrivato l'album vero e proprio, A Place Where We Could Go, che recupera alcune canzoni sparse in un paio di album autoprodotti precedenti. Uno di quei dischi che ascolto d'un fiato e rimetto sempre da capo e che non so da che parte prendere, perché mi hanno già preso loro.
Attacca con Heavenly Creatures, quasi da Neil Young, e poi si dilata in Beautiful Rebel, con un David Bowie perso nel deserto e circondato da minacciosi motociclisti in giubbotto di pelle. Ma c'è posto anche per il romanticismo vintage di una Escape to Aspen, o di una disarmante Hold Me in Your Arms Tonight.
La K presenta A Place Where We Could Go con la formula "like Buddy Holly, Peter Pan and the John Hughes movies rolled into one" ma in realtà bisogna ammettere che suona tutto molto più dandy, nonostante la bassa fedeltà.
Sintesi riuscita della passione di Jeremy Jay per le chanteuse e gli sguardi in bianco e nero della Nouvelle Vague, da un lato, e la sensibilità per un pop primitivo e asciutto che ha assorbito a fondo la lezione di Jonathan Richman, dall'altro, A Place Where We Could Go rappresenta un esordio maturo e seducente.
>>>(mp3): Hold Me in Your Arms Tonight
>>>(mp3): Oh, Bright Young Things!
>>>(stream): Ascolta l'intero album in streaming
P.S.: tra settembre e ottobre Jeremy Jay sarà in Europa per qualche data. Se qualche anima gentile volesse invitarlo a suonare in Italia avrebbe tutta la mia riconoscenza, altrimenti qui si organizza già la macchina per Vienna o per Oslo.
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