Oxford Collapse

Un disco che si apre dichiarando "I can't remember things / I just don't know what to do" non può che richiamare la mia attenzione e partire con il piede giusto per conquistarsi la mia simpatia. Ma quello che più conta sono i successivi quaranta minuti di assalti all'arma bianca portati con chitarre e cori, e messi insieme con una tale anarchia e così tanto divertimento che le orecchie tornano in un istante alle prime uscite firmate Pavement.
Loro sono gli Oxford Collapse, da Brooklyn, giunti al quarto album, il secondo per la Sub Pop. Non avevo ancora finito il primo ascolto di questo nuovo Bits e già avevo capito che sarebbe stato uno dei dischi della mia estate.
La band gioca a meraviglia con tutte e tre le voci, mentre lo sferragliare di chitarre tiene sempre alta la tensione. L'irresistibile Young Love Delivers ad ogni battuta sembra sul punto di deragliare come certi vecchi Sonic Youth, Back of the Yard oppure For The Winter Coats mi ricordano l'irruenza dei Thermals, mentre Children's Crusade riesce a tradurre l'epicità dei British Sea Power.
Pare che gli Oxford Collapse avessero scritto una trentina di canzoni e che dovessero far uscire un doppio album. "The economy has been bad, so we decided to write more songs", afferma con un certo humour il cantante e chitarrista Micheal Pace. Il progetto è poi rientrato a favore di una concisione punk che non può che giovare a un disco del genere. Ciò poi non impedisce di piazzare a metà scaletta un curioso brano per soli archi, efficace nel dare ritmo a tutto l'ascolto.
E infine ci sono alcune perle come Vernon-Jackson o Featherbeds che davvero te le immagini con le care voci del vecchio Malkmus o di Spiral Stairs. Saranno pure Bits che non cambieranno la storia della musica, ma ce ne fossero di dischi come questo.

>>>(mp3): Featherbeds
>>>(mp3): The Birthday Wars

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