"Troppe cravatte sbagliate"
Il primo consiglio dell'anno è per una mostra: Il Secolo del Jazz, in programma fino al 15 febbraio al MART di Rovereto.
Non sono un esperto di jazz, ma non è davvero necessario esserlo per restare incantati da un'esposizione come quella che ho visto. La ricchezza degli oggetti raccolti (quadri, fotografie, spartiti, documenti sonori e visivi) raccontano un secolo e oltre di storia in così tanti modi e con un tale sfarzo che quasi si dimentica di cosa si sta parlando. Passano in secondo piano anche i singoli artisti (non mancano nomi del calibro di Pollock, Mondrian o Guttuso) di fronte alla valanga di disegni fulminanti, a volte neppure firmati da quegli illustratori che cercavano di catturare il vortice di ballerini e suonatori, o da grafici e designer che traducevano in segni e forme un suono che non stava mai fermo.
Sul finire del Novecento sembra che la bellezza smarrisca un po' la strada, e direi che la mostra riflette bene anche questo aspetto. Ma copertine di dischi strepitose, riviste musicali d'epoca, locandine di serate danzanti (un paio commoventi disegnate da Picabia per i jazzisti Dadaisti) valgono assolutamente la trasferta nel bel museo trentino.
Il primo consiglio dell'anno è per una mostra: Il Secolo del Jazz, in programma fino al 15 febbraio al MART di Rovereto.
Non sono un esperto di jazz, ma non è davvero necessario esserlo per restare incantati da un'esposizione come quella che ho visto. La ricchezza degli oggetti raccolti (quadri, fotografie, spartiti, documenti sonori e visivi) raccontano un secolo e oltre di storia in così tanti modi e con un tale sfarzo che quasi si dimentica di cosa si sta parlando. Passano in secondo piano anche i singoli artisti (non mancano nomi del calibro di Pollock, Mondrian o Guttuso) di fronte alla valanga di disegni fulminanti, a volte neppure firmati da quegli illustratori che cercavano di catturare il vortice di ballerini e suonatori, o da grafici e designer che traducevano in segni e forme un suono che non stava mai fermo.
Sul finire del Novecento sembra che la bellezza smarrisca un po' la strada, e direi che la mostra riflette bene anche questo aspetto. Ma copertine di dischi strepitose, riviste musicali d'epoca, locandine di serate danzanti (un paio commoventi disegnate da Picabia per i jazzisti Dadaisti) valgono assolutamente la trasferta nel bel museo trentino.
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